venerdì 30 maggio 2008

"C" come "COMUNICAZIONE"


Oggi mi sento di analizzare con voi, per riallacciarmi ed approfondire il precedente post, la parola COMUNICAZIONE in quanto nella mia e ns vita professionale e personale è un elemento importantissimo se vogliamo e dobbiamo appunto comunicare con gli altri.

Spesso confondiamo il verbo "comunicare" con "parlare", ma ci dimentichiamo del verbo più importante e difficile da mettere in pratica: "ASCOLTARE".
Studi degli anni 60 che tutt'ora sono validi attribuiscono un valore ai 3 tipi di comunicazione: verbale 7%, paraverbale 38%, non verbale 55%. Tutto questo per dire che certe volte è più importante il "come si dice" dal "cosa si dice".
Tratto dal libro "IO SpA" - "Un semplice consiglio ha aiutato Ruth Ann Marshall ad arrivare al massimo livello della sua professione: la presidenza di MasterCard International. Quando le hanno chiesto di riflettere sulle lezioni più importanti della sua vita, Ruth ha citato un prezioso consiglio di sua madre: "Tu hai due orecchie ed una sola bocca, Ruth Ann. Significa che devi ascoltare il doppio di quanto parli!"

Allora...ma cosè e cosa vuol dire "Comunicazione"?

La comunicazione (dal lat.
cum = con, e munire = legare, costruire e dal lat. communico = mettere in comune, far partecipe) non è soltanto un processo di trasmissione di informazioni (secondo il modello Shannon e Weaver). In italiano, comunicazione ha il significato semantico di "far conoscere", "render noto".


Comunicazione significa sia il quotidiano parlare assieme delle persone, sia pubblicitá o pubbliche relazioni. Gli agenti della comunicazione possono essere persone umane, esseri viventi o qualsiasi altra "cosa". Infatti è colui che "riceve" la comunicazione ad assegnare a questa un significato (
Friedemann Schulz von Thun, Ludovica Scarpa), per cui è la potenzialitá creativa dell'essere umano ad assegnare significati ad ogni cosa, creando il "sistema comunicazione" con le sue due caratteristiche: l' immaginazione e la creazione di simboli.

È tuttavia argomento di discussione se la comunicazione presupponga l'esistenza di coscienza, o se si tratti di un processo che può avvenire anche tra macchine. Se infatti è colui che riceve la comunicazione ad assegnare un significato ogni "cosa" puó comunicare.


Il concetto di comunicazione comporta la presenza di un'
interazione tra soggetti diversi: si tratta in altri termini di una attività che presuppone un certo grado di cooperazione. Ogni processo comunicativo avviene in entrambe le direzioni e, secondo alcuni, non si può parlare di comunicazione là dove il flusso di segni e di informazioni sia unidirezionale. Se un soggetto può parlare a molti senza la necessità di ascoltare, siamo in presenza di una semplice trasmissione di segni o informazioni.

Nel processo comunicativo che vede coinvolti gli esseri umani ci troviamo cosí di fronte a due polarità: da un lato la comunicazione come atto di pura cooperazione, in cui due o più individui "costruiscono insieme" una realtà e una verità condivisa (la "struttura maieutica" proposta da
Danilo Dolci); dall'altro la pura e semplice trasmissione, unidirezionale, senza possibilità di replica, nelle varianti dell'imbonimento televisivo o dei rapporti di caserma. Nel mezzo, naturalmente, vi sono le mille diverse occasioni comunicative che tutti viviamo ogni giorno, in famiglia, a scuola, in ufficio, in città.

Il concetto di
feedback, o retroazione, centrale nella cibernetica, ha un ruolo fondamentale nei processi comunicativi. Possiamo individuare nella qualità della retroazione, e nel modo in cui il feedback viene usato nel processo comunicativo, un segnale per una "buona comunicazione". In tal caso si puó dire che il significato di una comunicazione sta nel suo risultato - ed è indipendente quindi dalle intenzioni dei partecipanti (come accade di dover sperimentare amaramente nella vita quotidiana). Vedi anche la voce: ascolto.

Generalmente si distinguono diversi elementi che concorrono a realizzare un singolo atto comunicativo:
- emittente: la fonte delle informazioni effettua la codifica di queste ultime in un
messaggio
- ricevente: accoglie il messaggio, lo decodifica, lo interpreta e lo comprende
- codice: parola parlata o scritta, immagine, tono impiegata per "formare" il messaggio
- canale: il mezzo di propagazione fisica del codice (onde sonore o elettromagnetiche, scrittura, bit elettronici)
- contesto: l'"ambiente" significativo all'interno del quale si situa l'atto comunicativo
- contenuto: l'oggetto della comunicazione.

venerdì 23 maggio 2008

"Ogni maledetta domenica"

Oggi voglio condividere con voi uno dei discorsi più belli fatti ad una squadra, tratto da uno dei miei film preferiti "Ogni maledetta domenica" interpretato dal grande Al Pacino. Non so quanti hanno visto il fim perciò di seguito al discorso inserirò la trama del film. Penso che una difficoltà che si incontra quando si parla di Comunicazione non è tanto il COSA dire, ma il COME dirlo: entrare in sintonia con il/i ns interlocutore/i e ricevere da loro un feedback di risposta.
Ancora più difficile trasmettere e motivare per portare la ns "squadra" a raggiungere INSIEME gli obiettivi comuni. Buona lettura


Tratto da: "Ogni maledetta domenica" di Oliver Stone.
Discorso alla squadra nello spogliatoio da parte del Coach Tony D'Amato interpretato dal grande Al Pacino


"Non so cosa dirvi davvero.


Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi, o risorgiamo come squadra, o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l'altro, sino alla disfatta. Siamo all'inferno adesso, signori miei. Credetemi. E... possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell'inferno un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi, sono troppo vecchio.

Mi guardo intorno vedo i vostri giovani volti e penso... certo che... ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare. Sì perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi dà anche fastidio la faccia che vedo nello specchio. Sapete col tempo, con l'età tante cose ci vengono tolte ma questo fa... fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri. E così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine d'errore è ridottissimo.

Capitelo... Mezzo passo fatto un po' in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate. Mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono sono dappertutto, sono intorno a noi, ci sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro. In questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi, per un centimetro.

Ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro. Perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri, il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza tra vivere e morire. E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro. E io so che se potrò avere un'esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì. In questo consiste, e in quei 10 centimetri davanti alla faccia. Ma io non posso obbligarvi a lottare!

Dovrete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi. Io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi. Che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra, signori miei!

Perciò... o noi risorgiamo adesso, come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi! È tutto quì.

Allora, che cosa volete fare?...."

TRAMA: Tony D'amato (Pacino) allenatore di football americano, viene ritenuto ormai al tramonto. La nuova "boss" della dirigenza (Diaz) vorrebbe mandarlo via, ma non è facile, perchè Toni è molto amato dalla squadra. Entriamo così in quel mondo: la violenza nel campo, le ambizioni e le crisi dei giocatori, gli intrighi di tutti. Alla fine vince Pacino - anche perché la squadra continua a vincere - e non trascura di prendersi la sua vendetta finale.

martedì 20 maggio 2008

L'Onore dei Samurai


Samurai...una parola ed una figura che suscita in noi sentimenti di Onore, Dedizione, Fedeltà e Lealtà. Figure d'altri tempi qualcuno penserebbe, in una società dove "il fine giustifica i mezzi" e dove la parola "ideale" si è sostituita a "interesse". Non penso che sia tutto perduto, ciascuno di noi dovrebbe sempre mettere al primo posto le parole ONORE e RISPETTO quando si confronta con se stesso e con gli altri. Prendo ad esempio alcune frasi tratte dal celebre film "L'Ultimo Samurai" di Tom Cruise che sintetizzano in parte la filosofia di questi antichi Guerrieri e Uomini.


"Tu pensi che un uomo può cambiare il suo destino? Io penso che un uomo fa ciò che può finché il suo destino si rivela"

"Dicono che il Giappone é nato da una spada. dicono che gli antichi Dei hanno immerso una lama di corallo nell' oceano e che al momento di estrarla quattro goccie perfette sono cadute nel mare. E che quelle goccie sono diventate le isole del Giappone. Io dico che il Giappone é stato creato da una manciata di uomini coraggiosi. Guerrieri disposti a dare la vita per quella che sembra ormai una parola dimenticata. ONORE"

"Che cosa vuol dire essere Samurai ? Dedicarsi anima e corpo a una serie di principi morali. Cercare il silenzio della mente e giungere alla perfezione della via della spada "

lunedì 19 maggio 2008

"Paradiso o Inferno?..."


Oggi voglio condividere con voi un racconto molto bello sull'importanza dell'Amicizia. Dicono sia tratto da un racconto di Paulo Coehlo ma non ne sono sicuro. Di sicuro ne ho apprezzato il significato e spero piaccia anche a voi.


"Un uomo, il suo cavallo ed il suo cane camminavano lungo una strada.
Mentre passavano vicino ad un albero gigantesco, un fulmine li colpì, uccidendoli all'istante.
Ma il viandante non si accorse di aver lasciato questo mondo e continuò a camminare, accompagnato dai suoi animali.
A volte, i morti impiegano qualche tempo per rendersi conto della loro nuova condizione...
Il cammino era molto lungo; dovevano salire una collina, il sole picchiava forte ed erano sudati e assetati.
A una curva della strada, videro un portone magnifico, di marmo, che conduceva a una piazza pavimentata con blocchi d'oro, al centro della quale s'innalzava una fontana da cui sgorgava dell'acqua cristallina.
Il viandante si rivolse all'uomo che sorvegliava l'entrata.
- "Buongiorno"
- "Buongiorno" rispose il guardiano.
- "Che luogo è mai questo, tanto bello?"
- "E' il cielo“
- "Che bello essere arrivati in cielo, abbiamo tanta sete!"
- "Puoi entrare e bere a volontà".
Il guardiano indicò la fontana.
- "Anche il mio cavallo ed il mio cane hanno sete"
- "Mi dispiace molto", disse il guardiano, "ma qui non è permesso l'entrata agli animali".
L'uomo fu molto deluso: la sua sete era grande, ma non avrebbe mai bevuto da solo.
Ringraziò il guardiano e proseguì. Dopo avere camminato a lungo su per la collina, il viandante e gli animali giunsero in un luogo il cui ingresso era costituito da una vecchia porta, che si apriva su un sentiero di terra battuta, fiancheggiato da alberi.
All'ombra di uno di essi era sdraiato un uomo che portava un cappello; probabilmente era addormentato.
- "Buongiorno" disse il viandante.
L'uomo fece un cenno con il capo.
- "Io, il mio cavallo ed il mio cane abbiamo molta sete".
- "C'è una fonte fra quei massi", disse l'uomo, indicando il luogo,
e aggiunse:
- "Potete bere a volontà".
L'uomo, il cavallo ed il cane si avvicinarono alla fonte e si dissetarono.
Il viandante andò a ringraziare.
- "Tornate quando volete", rispose l'uomo.
- "A proposito, come si chiama questo posto?"
- " CIELO."
- "Cielo? Ma il guardiano del portone di marmo ha detto che il cielo era quello là!"
- "Quello non è il cielo, è l'inferno".
Il viandante rimase perplesso.
- "Dovreste proibire loro di utilizzare il vostro nome! Di certo, questa falsa informazione causa grandi confusioni!"
- "Assolutamente no. In realtà, ci fanno un grande favore. Perché là si fermano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici...."
Rispose il guardiano"

Non abbandonare mai i tuoi veri Amici
Perchè:
Trovare un Amico è una Grazia,
Avere un Amico è un Regalo,
Conservare un Amico è una Virtù,
Essere Tuo Amico! È un Onore…

Così quando:
A volte ci chiediamo perché gli amici continuino a mandarci barzellette senza aggiungere una parola. Forse questo può spiegarlo. Quando si ha molto da fare, ma si vuole restare lo stesso in contatto, che cosa si fa? Si mandano barzellette.
Quando non si ha nulla di particolare da dire, ma si vuole restare lo stesso in contatto, si mandano barzellette. Quando si ha qualcosa da dire, ma non si sa bene cosa, o non si sa come, si mandano barzellette. Anche per far sapere a qualcuno che ci si ricorda ancora di lui, che lui è ancora importante che cosa si fa? Si manda una barzelletta.
Così la prossima volta che ricevete una barzelletta, non pensate che vi hanno mandato soltanto un'altra barzelletta, ma che oggi il vostro amico dall'altra parte del computer ha pensato a voi e vi ha mandato un sorriso.

sabato 17 maggio 2008

"Gomorra" e ricordi


Qualche tempo fa ho letto un libro particolare ed interessante "Gomorra" di Roberto Saviano, che ha suscitato in me riflessioni e ricordi.

Il libro per chi non lo ha letto, fonde in forma di romanzo fatti autobiografici, giornalismo d'inchiesta e analisi sociale per raccontare la realtà della
camorra nelle sue dimensioni economiche, imprenditoriali, sociali ed ambientali. Il romanzo si propone di raccontare i meccanismi del mondo camorrista che dalla Campania e dalla periferia napoletana ha esteso i suoi orizzonti affaristici ad un livello sempre più internazionale, spesso con la complicità di altre organizzazioni criminali e delle classi politiche ed imprenditoriali. Compaiono i nomi dei componenti delle famiglie camorriste più famose e potenti della Campania, quali i Di Lauro, i Nuvoletta, i Casalesi e molti altri.
Particolare soprattutto uno degli ultimi capitoli intitolato "Don Peppino Diana". A qualcuno soprattutto i più giovani ed i più lontani alla realtà campana forse non dice molto. Don Peppino era parroco e cittadino di Casal di Principe (Caserta) ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994. (giorno del suo onomastico)

Molti di voi sanno che ho prestato servizio come carabiniere ausiliario nel 1993-94, presso il battaglione 10° Campania a Napoli. Ricorderò per sempre quel mese di marzo. Avevo 20 anni, eravamo in caserma appena rientrati da un servizio di routin quando ci chiamano per intervenire ad una chiamata di emergenza. Non immaginavo che da li a qualche giorno si sarebbe presentato un servizio che avrei conservato per sempre nei miei ricordi più intimi.
Senza sapere dove andavamo e cosa dovevamo fare ci dirigiamo verso i mezzi blindati, solo la destinazione al momento era nota: Casal di Principe. La destinazione non ci aveva allarmato più di tanto visto che vi prestavamo servizio quasi regolarmente in affiancamento alla territoriale. Arrivati sul posto lo scenario era raccapricciante. Don Peppino, il parroco, era stato assassinato all'interno della chiesa con colpi di arma da fuoco che lo avevano colpito anche sul volto. Nelle mie orecchie sento ancora la disperazione della gente comune.
Il ns compito era quello di garantire l'ordine pubblico nella zona e vi assicuro non è stata una cosa facile, sempre allerta per paura di nuovi attentati. Terminati gli accertamenti ed esami delcaso, la salma di Don Peppino è rientrata a Casal di Principe e spettava a noi il compito della sua custodia e piantonamento durante la veglia notturna in attesa dei funerali del giorno seguente, sento ancora nelle mie orecchie la disperazione delle donne della parrocchia.
Terminata la funzione religiosa (era una giornata di sole a Casal di Principe) è spettato ancora a noi il compito della scorta verso il cimitero del paese, insieme ai miei colleghi avevamo creato un cordone umano attorno alla bara che attraversava per l'ultima volta il suo paese. Lenzuola bianche pendevano da balconi e finestre in segno di lutto,.Camminando tra la folla potevo ascoltare diversi stati d'animo: rabbia, disperazione, vergogna, applausi verso chi ha avuto il coraggio di dire "NO" e di certo non potevo immaginare che tra la folla ci fosse l'autore di questo libro, Roberto Saviano, che all'epoca dei fatti aveva 16 anni, e che oggi grazie a lui ho avuto il coraggio di raccontarvi questa mia esperienza, ma soprattutto la figura di questo sacerdote ormai dimenticato nella ns regione e non conosciuto dalle nuove generazioni.
Grazie per l'attenzione che avete prestato a questi miei pensieri, spero che qualche mio ex collega della benemerita, leggendo questa mail voglia contribuire con un ricordo o un pensiero.

lunedì 12 maggio 2008

11 maggio - Festa della Mamma




11 maggio, Festa della Mamma, colgo l'occasione per dedicare questo brano alla mia mamma che continua a guidarmi dal cielo ed alla mia seconda mamma Marilisia per il suo supporto ed il suo Amore...Grazie mamme!

GRAZIE MAMMA
perché mi hai dato la tenerezza delle tue carezze, il bacio della buona notte, il tuo sorriso premuroso,
la dolce tua mano che mi dà sicurezza.

Hai asciugato in segreto le mie lacrime,
hai incoraggiato i miei passi,
hai corretto i miei errori,
hai protetto il mio cammino,
hai educato il mio spirito, con saggezza e con amore
mi hai introdotto alla vita.

E mentre vegliavi con cura su di me trovavi il tempo per i mille lavori di casa.
Tu non hai mai pensato di chiedere un grazie.
Grazie mamma

venerdì 9 maggio 2008

"Primavera"


Oggi voglio condividere con voi un bellissimo brano che mi è stato inviato dalla mia amica Sara che ci aiuta a riflettere su come basta cambiare la forma per avere un risultato eccezionale. Buona lettura e ...grazie Sara!!!


"Primavera..."


Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto:«Sono cieco, aiutatemi per favore».

Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un'altra frase.

Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato. Il pubblicitario rispose: 'Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo'. Sorrise e se ne andò.

Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto:'Oggi è primavera e io non posso vederla'.

Morale: Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai che poi andrà meglio.

giovedì 8 maggio 2008

"Non è mai troppo tardi" - Vivi i tuoi sogni...


Il cinema da sempre è stato un mio grande interesse, ma da qualche tempo, per ovvi motivi, ho dovuto abbandonare la visone sul grande schermo per passare all'home video ed attendendo l'uscita in DVD. Mi piacciono un po tutti i generi ma spesso mi piace andare alla ricerca di film che mi facciano riflettere, mi facciano porre delle domande anche se non riesco sempre a dare delle risposte. Ieri casualmente ho affittato il film "Non è mai troppo tardi" con un cast veramente eccezionale (Jack Nickolson, Morgan Freeman) e che oggi voglio condividere con voi. Vi riporto quanto la trama ed il parere del "critico" di MYmovies.it (integralmente cosi la potete trovare sul sito) che non condivido (ma alla fine chi è un critico? secondo me ciascuno ha il diritto di dare la propria opinione liberamente senza condizionare l'altra persona). Penso che sia una grande storia che solo chi ci è passato può capire fino infondo. Come leggerete di seguito "il critico" lamenta qualche carenza, ma è la vita...forse poco spettacolare...ma non tutte le vite sono fatte ad Hollywood...Buona lettura e buona visione... Cosa ne pensate?

NON E' MAI TROPPO TARDI - Vivi i tuoi sogni

Due malati terminali intraprendono un ultimo viaggio all'insegna delle "cose da fare prima di morire".
Edward Cole è un ricchissimo ed eccentrico proprietario di cliniche che, a seguito di sue stesse direttive, si trova ricoverato in una propria struttura assieme al decisamente più umile e tranquillo Carter Chambers. Entrambi con pochi mesi davanti, a causa di una grave malattia, decidono di togliersi, nel breve tempo che resta loro, tutti gli sfizi che non hanno mai potuto levarsi nella propria vita: il viaggio che li vedrà protagonisti però, servirà a ben altro… Ridere della morte? Difficile, ma non impossibile. Succede, troppo raramente a dirla tutta, anche in Non è mai troppo tardi, film "evento" che mette assieme per la prima volta due grandi vecchi del cinema americano. Il rischio peggiore in film di questo tipo è che il melodramma soverchi lo humour, unico antidoto alla depressione a cui potrebbe indurre il tema trattato e, fortunatamente, il consumato mestiere dei due divi evita derive troppo deprimenti. Lo script è però drammaticamente prevedibile, con Nicholson che fa l'arrabbiato e il matto (come al solito), mentre a Freeman (migliore del compare che si "diverte" un po' troppo) è cucito addosso un personaggio decisamente più flemmatico e riflessivo. La storia ha alti e bassi e vorrebbe mirare dritto al cuore, anche se mancano momenti realmente commoventi e l'intero progetto sa troppo di pensato a tavolino per sfruttare le caratteristiche dei due attori. Qualche perplessità la lascia anche il modo con il quale è raccontata l'imminenza della morte, laddove altri film mostrano contemporaneamente l'amarezza e l'ineluttabilità del momento, Non è mai troppo tardi la prende come mero spunto per permettere ai due protagonisti di farsi una scampagnata in giro per il mondo senza nemmeno troppi patemi.

mercoledì 7 maggio 2008

Lavorate sui punti deboli


In questi giorni sto leggendo il libro "io SpA" ed ho deciso di condividere con voi questo brano per riflettere insieme e provare a fare un gioco secondo me stimolante. Come si evince nel brano è più semplice per noi cimentarci sui nostri punti di forza ed avere risultati ottimi e certi invece che buttarci in nuove avventure o fare qualcosa in cui abbiamo paura di fallire.

Il gioco è semplice e non c'è bisogno di renderlo pubblico è solo una sfida con noi stessi: scriviamo 3 nostri punti deboli ed impegnamoci a lavoaraci su per un periodo, non dimentichiamoci però di scrivere anche il termine della nostra prova per valutare le ns performance...proviamo e vediamo cosa viene fuori...magari trasformiamo un punto debole in un punto di forza...


Buona lettura e in bocca al lupo per questa sfida.

"io S.p.A." - LAVORATE SUI PUNTI DEBOLI

Provate a farvi un giro su un campo di golf da allenamento in un pomeriggio qualsiasi e potrete osservare la natura umana in piena azione. Probabilmente troverete una decina di golfisti che tirano, mediamente, molto meglio di come farebbero in gara: anzi, ognuno di loro riconoscerebbe che se riuscisse a colpire cosi bene la pallina in partita, ridurrebbe il suo handicap di almeno sette colpi. Pensano anche di avere una spiegazione, ed è che si sentono più rilassati in quel contesto che non quando c'è qualcosa in palio. Ma se li mettete su un green con una scheda segnapunti in tasca, ecco che le nocche gli diventano bianche per la tensione e la pallina va a finire dappertutto, meno che dove dovrebbe andare. Quella tensione e quell'ansia spiegano due o tre colpi sbagliati per ogni buca. La spiegazione degli altri sette o otto è semplice e sta letteralmente nelle mani dei giocatori: si esercitano sempre con la loro mazza preferita. Se un golfista se la cava meglio con il ferro sette, userà sempre quello. Ciò che accade nel golf si ripete pari pari in tutti gli altri campi della nostra vita: coltiviamo i nostri punti di forza ma ignoriamo i nostri punti deboli. Lo spreco è evidente. Infatti potete migliorare le vostre qualità solo fino ad un certo punto, ammesso che ci riusciate. E anche se ciò accade è probabile che nessuno se ne accorga, perchè i piccoli miglioramenti sono difficili da rilevare. Quello che invece gli altri notano sono i punti deboli, ragion per cui, se riuscite ad emendarli, la vostra superiorità potrà essere straordinaria e visibile a tutti. identificate i vostri punti deboli e cominciate a lavorarci sopra. Siate fieri dei vostri punti di forza, ma lavorate sui punti deboli.


"io S.p.A." di Harry Beckwith
Chiunque si guadagni il pane con la vendita sa per istinto che, oltre a vendere un prodotto, in realtà vende se stesso. Partendo da questa semplice ma fondamentale premessa, Harry Beckwith, con la moglie Christine Clifford Beckwith, offre una quantità di consigli - di marketing e di vendita - che anche il più esperto dei venditori troverà utili.
In un mondo in cui tutte le componenti del business si muovono alla velocità della luce, gli autori vi offrono dei suggerimenti straordinariamente efficaci, che vi distingueranno da tutti i vostri concorrenti.
Scorrevole e accattivante, Io, S.p.A. regala buonumore e preziose indicazioni a chi voglia chiudere con successo una trattativa di vendita, prosperare nel sempre più competitivo settore degli affari e, soprattutto, imparare a proporsi agli altri nel migliore dei modi.
Harry Beckwith, esperto di marketing e vendita, è consulente di molte società segnalate da Fortune 500. Ha ricevuto l'Effie Award, il premio più prestigioso concesso dall'American Marketing Association.

martedì 6 maggio 2008

"La pesca e il miglioramento creativo"

Oggi voglio condividere con voi un brano che ho letto e condiviso con amici e colleghi nel "2004", ma che oggi lo sento molto attuale ed utile, spero che sia di vostro gradimento. Vorrei, se volete, ricevere dei vs commenti su questa cosa...buona lettura

LA PESCA E IL MIGLIORAMENTO CREATIVO

I giapponesi amano il pesce fresco. I mari attorno al Giappone, però, nonsono ricchi di pesce da decenni. Così, per alimentare la popolazionegiapponese, le barche da pesca sono diventate sempre piú grandi e si sonospinte sempre piú lontano.
Ma maggiore era la distanza, maggiore il tempo per riportare a casa ilpesce. Se il viaggio di ritorno impiegava più di qualche giorno, il pescenon era più fresco.
I giapponesi non gradivano il sapore.Per risolvere il problema, le compagnie di pesca iniziarono ad installaredei frigoriferi sulle barche. Potevano così pescare e congelare il pescedirettamente sul mare. I congelatori permettevano alle barche di spingersilontano e di rimanere fuori più a lungo.
I giapponesi, però, potevano sentire la differenza tra pesce fresco econgelato e non amavano quello congelato. Il pesce congelato portò ad unabbassamento del prezzo.
Così le compagnie di pesca installarono delle grandi vasche sulle barche.Potevano pescare e mettere il pesce nelle vasche piene di acqua, pinna apinna. Dopo essersi dibattuti qua e là, i pesci smettevano di muoversi.Erano stanchi e deboli, ma vivi.Sfortunatamente, I giapponesi potevano ancora sentire la differenza.Perché il pesce che non si muove per giorni perde il gusto del pescefresco. I giapponesi preferivano il sapore del pesce fresco, non del pescemoribondo.
Come hanno fatto le compagnie giapponesi per risolvere il problema?
Comehanno fatto per portare il pesce fresco in Giappone?
Se tu fossi unconsulente dell'industria ittica, cosa raccomanderesti?
Come resta fresco il pesce giapponese?

Affinchè il pesce mantenga il sapore del pesce fresco, le compagniegiapponesi ancora mettono il pesce nelle vasche piene di acqua appena dopola pesca. Ma ora aggiungono un piccolo squalo nelle acque di ciascunavasca. Lo squalo mangia alcuni pesci, ma la maggior parte arriva in unostato particolarmente vivace.

I pesci vengono "sfidati". Cosa vuol dire tutto questo?
E' meglio affrontare le sfide invece che evitarle.
Godersi la partita. Se le tue sfide sono troppo grandi o troppo numerose, non mollare.
Quando sifallisce in una sfida si genera stanchezza. Invece, riorganizzati. Trova maggiore determinazione, maggiore conoscenza, maggior aiuto. Raggiungi i tuoi obiettivi e poi definisci obiettivi ancora più grandi.
Una volta che hai soddisfatto le tue esigenze personali o professionali,spostati su obiettivi per il tuo gruppo di lavoro, per la società, per l'umanità. Non creare il successo e poi crogiolarti in esso. Tu hai risorse, abilitàe capacità per fare la differenza.

domenica 4 maggio 2008

"Come realizzare i sogni della vostra infanzia"


Qualche giorno fa ho avuto la possibilità tramite un amico di conoscere la fantastica storia del prof. Randy Pausch (un nome che non mi diceva nulla), apparentemente uguale a quella di tanti ma unica nel suo approccio e soprattutto alla luce del male terribile che lo ha colpito, qualche giorno fa ho inviato via mail un link e la traduzione della sua ultima lezione all'università, soprattutto una lezione di vita (che non riporto integralmente per una questione di spazio).


Venerdi è scomparso a causa dello stesso male un amico di tutti qui a Montesilvano, Luigi Minnucci. Una persona dal carattere solare, una persona sempre propositiva, attiva ed amante della vita, sempre fino all'ultimo giorno. Ho trovato molti punti in comune tra il professore ed il carattere di Luigi, ed è per questo che gli voglio dedicare un pezzo di lezione, quella che parla dello sport di essere allenatori, come lo era il nostro amico Luigi.


Affinchè la sua vita sia di esempio per la nostra...Ciao Luigi...



Tratto da: “Come realizzare i sogni della vostra infanzia”
di: Prof Randy Pausch


…Il mio sogno, come vi ho detto, era giocare nella Lega Nazionale di Football, ma probabilmente ho avuto molto più da questo sogno che non si è realizzato che da tutti quelli che invece si sono realizzati.
Avevo un allenatore. Firmai con lui a nove anni. Ero il più piccolo della Lega, e avevo un allenatore, Jim Graham, che era alto quasi un metro e novanta e aveva giocato da linebacker (difensore piazzato alle spalle della prima linea di difesa, nota del traduttore) con i Penn State. Era un colosso ed era della vecchia scuola. Intendo proprio vecchia…il primo giorno di allenamento eravamo tutti spaventati a morte da quel gigante. Lui arrivò… ed era senza pallone. Come avremmo mai potuto allenarci senza pallone? Allora un ragazzino si fece avanti e gli disse: «Senta coach, mi scusi, ma non c’è il pallone». E il coach Graham: «È vero. Ma ditemi un po’, quante persone ci sono in campo?». E noi in coro: «Undici per squadra, ventidue in tutto». «Esatto. E quante persone alla volta toccano il pallone?». «Una sola». «Giusto. Quindi noi inizieremo da quello che fanno gli altri ventuno».


Sì, è propria una bella storiella, perché parla delle cose fondamentali, le cose basilari, le cose che contano. È importante concentrarsi su queste, le cose fondamentali, perché tutto ciò che è superfluo e inutile non serve a niente.


L’altra cosa importante legata al coach Jim Graham riguarda l’allenamento. Mi stava sempre addosso, sempre. Mi faceva sgobbare e lavorare senza sosta: “Sbagli questo, ripeti. Sbagli anche quell’altro. Fallo ancora. Torna indietro e ricomincia. Me lo devi…dopo l’allenamento fai le flessioni” e così via. Un giorno, al termine dell’allenamento, uno degli altri coach mi si avvicina e mi dice: «Il coach ti ha lavorato ben bene, non è così?». Io rispondo di sì, e lui chiosa: «Si tratta di un buon segno. Quando sbagli qualcosa e nessuno ti dice più niente, significa che ormai hanno rinunciato».


Questa è una lezione che ho imparato e ho ricordato per tutta la vita: quando fai qualcosa di sbagliato e nessuno si prende la briga di dirti qualcosa, significa che è meglio cambiare aria. Chi ti critica lo fa perché ti ama e ti ha a cuore.

A lezione di vita dal professor Randy Pausch

NEW YORK Ha colpito e commosso l’America l’ultima lezione di congedo del docente universitario d’informatica Randy Pausch, pronunciata la settimana scorsa alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Pennsylvania. Pausch, 46 anni e tre figli piccoli, non andrà in pensione. È malato terminale di cancro e ha davanti a sé solo pochi mesi di vita. Il suo intervento di fronte agli studenti, intitolato «Come realizzare i sogni della vostra infanzia» ha pertanto assunto il valore di una vera e propria lezione di vita, ed è andata ben al di là dei confini dell’aula dove è stata pronunciata. Il filmato dell’intervento è stato scaricato da Internet e visto da migliaia di persone. Molti hanno scritto al professore per fargli sapere l’impatto profondo che ha avuto nelle loro vite con le sue parole sagge, la sua ironia, la fermezza a non farsi sopraffare dalla morte. Altri hanno preso il suo insegnamento alla lettera e hanno deciso di cambiare la loro vita, rivedere il rapporto con i figli, cambiare lavoro. Il Wall Street Journal ha definito la sua lezione «un viaggio affascinante e pieno di speranza», l’emittente Abc News lo ha nominato «Persona della settimana», un giornalista di Cbs gli ha chiesto se ci sarà ancora a Natale: «50 possibilità su 100» ha risposto Pausch, aggiungendo «Ma per la festa del papà non compratemi regali». Il professore non pensava certo di sollevare tutto questo entusiasmo nei suoi confronti: come ha spiegato, l’unica sua volontà prima di morire era di stare insieme alla sua famiglia, il vero motivo di dolore di fronte alla morte. Soprattutto ai suoi figli, che la vedranno da grandi, è davvero rivolta quell’ultima lezione di vita.

venerdì 2 maggio 2008

I sette poteri


Ciao a tutti

ho da poco terminato la lettura del libro ed ora voglio condividere con voi gli insegnamenti più importanti


"I SETTE POTERI" di Alex Rovira Celma (edito da Sperling & Kupfer)
Un giovane cavaliere non è sicuro di meritare la stima che il re gli concede, e decide di partire per la Terra del Destino e affrontare le sfide per provare a se stesso di essere in grado di modificare la realtà con il potere del suo atteggiamento. C'era una volta... Come in una fiaba questo libro ci conduce in un luogo magico in cui possiamo ritrovare una qualità straordinaria dell'infanzia: la capacità di guardare la realtà senza pregiudizi, con la voglia di affrontare nuove esperienze. E di scoprire che il vero potere scaturisce da coraggio, responsabilità, determinazione, umiltà, fiducia, amore, e collaborazione, doti necessarie a tutti, nella vita privata e in quella lavorativa. Ma per trovare i Sette poteri bisogna intraprendere un viaggio ed imparare a conoscere chi siamo veramente. Il segreto per vincere questa sfida ci è noto, ma lo abbiamo dimenticato: dobbiamo confidare in noi stessi e agire osservando il mondo con occhi diversi, prendere decisioni, sconfiggere la paura di non farcela, avere qualcosa per cui lottare senza temere di sbagliare. Con l'efficacia che solo le storie ben raccontate possiedono, l'autore ci insegna che il potere di per se no significa nulla. Ciò che conta è la capacità di saperlo gestire a beneficio di se stessi e degli altri.
I SETTE POTERI

1) CORAGGIO
Il coraggio non è la semplice assenza di paura, ma la consapevolezza che c'è qualcosa per cui vale la pena rischiare.
Il coraggio trasforma la minaccia in opportunità.
2) RESPONSABILITA'La responsabilità è la capacità di rispondere agli errori, ai mutamenti, agli insuccessi e alle crisi che la vita ci pone dinanzi.
Raggiungerai il vero successo solo assumendoti le responsabilità e vivendo gli insuccessi come una grande opportunità per imparare-
3) DETERMINAZIONE
La determinazione è volontà e dedizione: vuole far si che un sogno diventi realtà.
Fa più chi vuole che chi può.
4) UMILTA'L'umiltà ci permette di vedere le cose come sono, senza le deformazioni prodotte dalla lente della vanità.
La vanità acceca, l'umiltà rivela.
5) FIDUCIA
La fiducia è ciò che ci permette di accettare le sfide, di affrontare prove apparentemente impossibili e di superarle.
La fiducia è la forza che ci innalza verso le aspirazioni.
6) AMORE
L'amore, il più grande dei poteri, si manifesta quando si uniscono i talenti delle persone per far si che i sogni individuali e collettivi diventino realtà, alla ricerca del bene comune.
Ama e agisci.
7) UNIONE E COLLABORAZIONE
Qualunque potere, se non si fonda sull'unione è debole.
Senza collaborazione non vi sono nè progresso nè prosperità.

EPILOGO: L'essenza dei sette poteri è il potere di sviluppare la capacità di cambiare e migliorare la realtà individuale e collettiva grazie alla forza dei nostri atteggiamenti

Presente

Ciascuno di noi da bambino ha avuto, o ha desiderato avere un diario segreto da usare come migliore amico; bene io questo diario non l'ho mai avuto! Un po per pigrizia, un po perchè non sapevo cosa scriverci, un po perchè non stando mai a casa non avevo tempo per scrivere...

Con l'arrivo di internet e del mio computer portatile (2001 se non sbaglio) ho iniziato a condividere con amici e colleghi pensieri, letture, film, avvenimeni in genere, creando un vero e proprio diario "vivo" dove ciascuno poteva (e può) contribuire ad arricchire di contenuti e pensieri.

Più volte, mi hanno incentivato ed invitato a creare un blog dove riportare quello che invio direttamente per mail, ma le troppe domande (cosa scrivo, chi lo leggerà....) mi avevano frenato.

Bene ora ci siamo ed anch'io sono entrato in questo diario virtuale (che poi tanto virtuale non è) con lo scopo di raccontarvi un po di me e condividere con voi pensieri e letture varie.

A presto