sabato 25 luglio 2009

Randy Pausch - Oggi ad un anno dalla sua scomparsa


"Gli ostacoli esistono per una ragione. Ci offrono l'opportunità di dimostrare quanto desideriamo realmente qualcosa. I muri non servono per fermare chi desidera davvero qualcosa, esistono per fermare gli altri" (Randy Pausch)


Per approfondire e ricordare la figura del Professore vai su: ZETETESFORMAZIONE http://zetetesnews.blogspot.com/2009/07/randy-pausch-oggi-ad-un-anno-dalla.html

venerdì 24 luglio 2009

"La ricerca della felicità" - Will Smith



"Lotta sempre per inseguire ciò che sogni, ciò che ti fa stare bene...Hey!non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. Neanche a me.ok? Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa,vai e inseguila.Punto."

(La ricerca della felicità)

giovedì 16 luglio 2009

"La fortuna non esiste" - Mario Calabresi








Qualche settimana fa, durante la trasmissione televisiva condotta da Daria Bignardi, "L'era glaciale" ho assistito alla presentazione/intervita all'autore Mario Calabresi. la presentazione mi ha entusiasmato, mi hanno incuriosito le storie che si narravano e soprattuto la tematica trattata "Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi". Sarebbe bello condividere con voi alcune storie del libro ma serebbe lunghissimo trascriverle (mai dire mai...), nel frattempo però voglio condividerlo con voi, chissà magari d'estate qualcuno ha voglia di leggerlo. Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate.

"La Fortuna non esiste" - Mario Calabresi
"
Non importa quante volte cadi. Quello che conta è la velocità con cui ti rimetti in piedi.» Come si esce da una crisi, come si supera una perdita, un insuccesso, un fallimento? C'è chi ha avuto la forza di rimettersi in piedi dopo che l'azienda in cui lavorava ha chiuso, chi ha rifiutato di arrendersi dopo che la recessione lo aveva costretto a vendere la casa in cui viveva e a partire per chissà dove, chi ha ritrovato la forza di andare avanti dopo che un lutto sembrava avergli tolto una ragione per vivere. Due anni in viaggio attraverso l'America, trentasei Stati, l'elezione presidenziale più emozionante che si ricordi e tante vite di gente comune. Ma al centro di tutto questo per Mario Calabresi c'è una sola domanda: che cosa accade nel cuore di chi cade e trova la forza di rialzarsi? Magari con fatica, con dolore, ma con tenacia incrollabile e soprattutto senza aspettare la fortuna? Qual è il segreto di una nazione e della sua gente, capace da sempre ' ma oggi più che mai ' di reinventarsi da zero, di darsi una seconda chance, di eleggere un presidente nero contro ogni previsione, di rimettersi in cammino anche dopo che la più grave recessione del dopoguerra ha travolto la vita di milioni di persone? Mario Calabresi ci emoziona con un racconto di vita in prima persona, una storia fatta di storie vere, storie di persone incontrate in una lunga traversata degli Stati Uniti alla ricerca di chi ha saputo nascere due volte. Un viaggio al centro della domanda che tutti prima o poi ci siamo posti: che cosa succede quando cadi? E poi, come fai a rialzarti?
Indice:
- Il raccolto arriverà
- Una scatola di matite
- Il bufalo bianco
- Il mondo della sabbia
- I due compleanni di Tammy
- le cinque vite di Mr Cao
- La scatola
- Biscotti fatti in casa
- Un vecchio biglietto
- Che effetto fa cadere e poi rialzarsi
- Broadway 1450



"Nel temperamento americano c'è una qualità, chiamata RESILENCY, che abbraccia i concetti di elasticità, di rimbalzo, di risorsa e di buon umore. Una ragazza che perde il patrimonio, senza stare a commiserarsi si metterà a lavare i piatti e a fabbricare cappelli. Uno studente non si sentirà svilito lavorando qualche ora al giorno in un garage o in un caffè. Ho visitato l'America alla fine della presidenza Hoover, in una delle ore più tragiche della sua storia, quando tutte le banche avevano chiuso i battenti e la vita economica era ferma. L'angoscia stringeva i cuori, ma l'allegria e la fiducia splendevano nei volti di tutti. Ad ascoltare le frasi che si scambiavano si sarebbe detto che era tutto un enorme scherzo. E se qualche finanziere si gettava dalla finestra, non posso impedirmi di credere che lo facesse nella ingannevole speranza di rimbalzare". PAUL CLAUDEL
Mario Calabresi (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.) - Figlio del commissario Luigi Calabresi, assassinato nel 1972 (quando Mario aveva solo due anni) , frequenta il corso di laurea in Storia presso l'Università Statale di Milano e l'Istituto per la formazione al giornalismo «Carlo de Martino» di Milano. Nel 1998 è all'ANSA come cronista parlamentare, nel 1999 passa a Repubblica[1], nella redazione politica. Dal 2000 al 2002 è a La Stampa, per la quale, da inviato speciale, racconta gli attentati dell'11 settembre 2001. Nel 2002 torna a La Repubblica, come caporedattore centrale vicario, e dal 2007 è corrispondente per il giornale da New York da dove racconta la campagna elettorale presidenziale del 2008. Il 22 aprile 2009, a 39 anni, è nominato direttore de La Stampa in sostituzione di Giulio Anselmi. È autore di Spingendo la notte più in là (2007), libro dedicato alle vittime del terrorismo (dal quale è stato tratto uno spettacolo teatrale interpretato da Luca Zingaretti), ed è stato insignito nel 2002 del premio Angelo Rizzoli di giornalismo e nel 2003 di quello intitolato a Carlo Casalegno.È sposato e ha due figlie.

lunedì 13 luglio 2009

Trabocchi d'Abruzzo


























I Trabocchi
Tiranti ed assi, pali e reti a bilancia ed equilibrate ragnatele di cime, collegati alla terraferma da passerelle di legno, esili ma allo stesso tempo solide. Una sorta di palafitte, tanto radicate sugli scogli e nella sabbia del mare da resistere alle onde e al forte soffio dei venti. Ecco i trabocchi, quelli che Gabriele D’Annunzio descriveva ne “Il trionfo della morte” dal suo eremo di San Vito Chetino come “....la grande macchina pescatoria composta da tronchi scortecciati, di assi e gomene, che biancheggiava singolarmente, simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano”. È il frutto dell’ingegno dell’uomo per rispondere alla morfologia della zona, dove a scogliere frastagliate si alternano piccole cale ciottolose e solitarie passando per spiagge di sabbia dorata, senza attracchi e porti nelle vicinanze.Dunque il trabocco come la migliore mediazione tra mare e terra, per diventare nei secoli il simbolo dell’Abruzzo dei pescatori, segno di una civiltà legata alla pesca di tipo familiare.Queste strutture erano utilizzate d’inverno per la cattura dei cefali, delle spigole e dei pesci di scoglio e in estate per quella delle sardelle e del novellame, quando i pescatori non potevano recarsi in mare con le paranze a causa delle intemperie, oppure quando non disponevano delle imbarcazioni stesse.Così ricchi di mistero, i trabocchi colpiscono l’immaginario collettivo così come entusiasmarono artisti del calibro di Gabriele D’Annunzio e Francesco Paolo Michetti, quando, un tempo non molto lontano, erano fonte di ricchezza. Oggi restano parte integrante e fortemente caratterizzante del tratto di costa compreso tra Francavilla al Mare e San Salvo e ritraggono un’affascinante testimonianza dello strano e profondo rapporto tra l’uomo e il mare, anche grazie alle iniziative di tutela e di recupero come patrimonio culturale e ambientale, come vere e proprie opere d’arte, da parte degli enti locali.

Terra inferma
I marinai dell’Adriatico lo sanno bene, [...]: l’opposto del mare non è la terra, cioè la costa subito a ridosso, ma la terraferma, [...]. La terra come il mare è dinamica, si muove, cambia di continuo assetto e profilo, muta sistematicamente - sebbene più lentamente del mare - la propria forma. Anche perciò, e forse proprio perciò, tra terraferma e mare, dunque tra la figura del contadino e quella del pescatore, in tutto il Mediterraneo il divorzio è stato, e di fatto resta, pressoché assoluto. E questo fin dall’antichità, come Karl Polanyi e i suoi allievi da tempo hanno documentato. Soltanto con l’avvento del modello territoriale cui oggi siamo abituati, quello dello stato moderno centralizzato, la costa è stata accorpata all’interno, l’avampaese è divenuto solidale con il corpo arretrato, il fronte marittimo adriatico si è trovato inglobato alle dipendenze delle ragioni e degli interessi delle potenze marittime e continentali settentrionali [...]. Ma grazie alla lista della strada ferrata quel che fino ad allora era palude, risaia o deserto, come tutti i viaggiatori attestano, terra di nessuno a tratti malarica sulla quale era proibito abitare perché luogo di contrabbando, diventa altra cosa, un’arteria di comunicazione a scala continentale tra il centro dell’impero e i suoi dominions, ma anche, a scala locale, inedito giunto tra terra e mare, tra il pescatore e l’agricoltore. Pietro Cupido ha ricostruito con minuzia, sul piano della tecnologia minima, quanto i trabocchi della costa chietina debbono all’avvento della ferrovia. Ma di là dall’aspetto tecnico, essi debbono a quest’ultima, prima ancora che la materia prima necessaria alla costruzione, l’identificazione stessa dell’ambito del loro impianto: straordinario caso di come la produzione dello spazio (perché di questo si tratta: della riduzione del mondo a tempo di percorrenza, che tra Otto e Novecento culmina appunto con l’estensione della rete ferroviaria) implichi quella dei luoghi, di nuovi rapporti territoriali su base locale. Per spiegare la grande rivoluzione spaziale moderna, quella che presuppone lo spazio infinito e che anima l’epoca delle grandi scoperte geografiche, Carl Schmitt è ricorso, proprio a proposito dei rapporti tra terra e mare, all’esempio della statuaria, spiegando come a Firenze, in virtù dell’invenzione prospettica, fosse possibile per la prima volta collocare statue al centro della piazza, dunque nel vuoto: [...]. Lo stesso vale per trabocchi, espressione appunto legata alla logica locale e non a quella spaziale, dunque aggrappati come una protesi alle rocce della costa, timorosi di fronte al mare aperto che si spalanca davanti a loro. [...]. E l’epoca in cui viviamo, che comunque si voglia definirla è quella della crisi del moderno modello spaziale, è quella della riscoperta dei luoghi: proprio perché il funzionamento del mondo ha sempre meno bisogno di quell’approssimazione di cui lo spazio è prodotto ed insieme veicolo, e che si fonda in sostanza sulla riduzione della faccia della Terra a tempo di percorrenza. [...]. Ogni luogo racconta al riguardo la storia di un rapporto, e poiché nessuno può dire quali saranno i rapporti futuri, tutti i racconti vanno custoditi, e tutti gli oggetti che servono a raccontarli vanno preservati e mantenuti. Come dire che tra il futuro dei trabocchi e quello dell’umanità adriatica – il nostro – non vi è, a pensarci un momento, nessuna differenza.

Franco Farinelli Professore di Geografia presso l’Università di Bologna

domenica 12 luglio 2009

La vita secondo Seneca...


"La vita è come una commedia: non importa quanto è lunga, ma come è recitata."

(Seneca)

mercoledì 8 luglio 2009

"Abbandonare il controllo per ritrovare noi stessi"


Qualche giorno fa ho letto questo articolo molto interessante ed oggi ho il piacere di condividerlo con voi. Buona lettura.


Articolo tratto dal periodico “Salute” del 02-07-09

Gli psicologi rivalutano il CAOS: è il luogo della vitalità e della fantasia. I modi per distrarsi

ABBANDONARE IL CONTROLLO PER RITROVARE NOI STESSI – di Joahan Rossi Mason

Per fare ordine nella mente può essere utile un tuffo nella confusione più totale. Un paradosso solo apparente: pensiamo a quando cerchiamo di richiamare alla memoria una parola senza successo e la ricordiamo quando abbiamo smesso di accanirci e ci siamo dedicati ad altro. Insomma, pensarci troppo può essere controproducente. E nuove teorie sostengono che se ci sentiamo confusi dentro dovremmo cercare il caos anche fuori. Ma come?
Suggerisce Giuseppe Vercelli, docente di Psicologia del Lavoro e dello Sport all’università di Torino: “Se la performance fosse solo il risultato di un buon allenamento ognuno otterrebbe lo stesso risultato. Invece i grandi campioni sono quelli di sostare nel nebuloso, affidarsi all’irrazionale, al caos dove risiede la creatività, per trovare una nuova chiave di volta. Ho coniato il termine di NooSFERA per indicare il complesso corpo-mente, razionale-irrazionale, una strada indefinita, un balzo nel disordine capace di dare INNOVAZIONE”. Cosa da campioni dello sport? “Tutt’altro”, prosegue Vercelli, “si tratta di una forma di intelligenza, che chiamo Agonistica, che si attiva di fronte ad una sfida, quale che sia”.
Insomma, in presenza di un dilemma è meglio distrarsi, magari lanciandosi in una impresa, concedendosi una serata in discoteca o ad un concerto con la musica a tutto volume. Ma di metodi esiste una gamma infinita, da una corsa sulla spiaggia con un aquilone a una gita nel bosco senza troppi riferimenti.
L’antica filosofia del Tao, ad esempio, magistralmente riletta da Wayne Dyer nel suo ultimo libro, “La saggezza del Tao”, sostiene che “il paradosso è un modo di pensare insito nei concetti orientali, come Yin e Yang. Noi occidentali, al contrario, tendiamo a considerare i concetti opposti come inconciliabili ed incompatibili”. Ma cosa suggerisce il Tao quando l’indecisione e la confusione prendono il sopravvento? “Desiderare, nel senso di prepararsi al ricevere, e allo stesso tempo non desiderare, nel senso di lasciare che le cose siano come devono. Non dobbiamo cercare disperatamente che le cose funzionino, ma lasciare che accadano. In natura nulla avviene frettolosamente, tutto ciò di cui abbiamo bisogno ci viene donato al momento opportuno”.
Ma allora siamo gli artefici del nostro destino o no? Il Tao è un modo di affrontare la vita, dice che quello che serve, tra cui le risposte, giunge quando smettiamo di spingere il fiume, cosa d’altra parte, impossibile.
E’ dello stesso parere il prof. Sergio manghi, docente di Sociologia dei Processi Culturali all’università di Parma: “Temo che non possa esistere una tecnica per indurre la creatività, sarebbe un controsenso. Una tecnica presenta il limite della previsione di un risultato, quindi è prevedibile, il contrario della creatività. Siamo abituati a vedere le cose in termini di causa-effetto, azione-reazione, bianco-nero. Vogliamo tenere tutto sotto controllo. Bisognerebbe invece essere educati all’attesa, a mantenersi in contatto con il mondo, parlare con le persone”.
Insomma, per dirlo in altri termini, la quotidianità può essere una gabbia molto stretta. “Dovremmo aprirci alla sorpresa”, aggiunge il prof. Manghi, “e accettare che l’entropia possa essere il principio dell’ordine, oppure generare un caos ancora maggiore. L’ordine e il disordine non sono principi in contraddizione bensì lati della stessa medaglia, e l’unico modo per vivere è lasciarsi guidare dall’imprevisto”. Abbandonare dunque l’idea del controllo e lasciar fluire liberamente energie e pensieri.

CHE COSA E’ “L’ENTROPIA”? – L’entropia è un principio fisico che rientra nel campo della termodinamica, la disciplina che studia le trasformazioni dell’energia. E’ la misura del grado di disordine di un sistema, inversamente proporzionale alla qualità dell’energia. Per fare un esempio: un corpo la cui energia è immagazzinata in modo preciso, come i libri ordinati di una biblioteca, ha bassa entropia. Le molecole di un gas, distribuite in modo caotico, possiedono invece una entropia alta.