lunedì 26 dicembre 2011

baci...


"Ho scoperto cosa c'è di peggio di un bacio negato quando lo desideri: un bacio ricevuto quando ormai è troppo tardi".
(Fabio Volo - Le prime luci del mattino)

domenica 25 dicembre 2011

Buon Natale: 7 idee regalo...

7 Idee per Regali di Natale.

“Suggerimenti per i regali di Natale: al tuo nemico, il perdono. Ad un tuo avversario, la tolleranza. Ad un amico, il tuo cuore. Ad un cliente, il servizio. A tutti, la beneficenza. Ad ogni bambino, un buon esempio. A te stesso, il rispetto.”

Oren Arnold

1- Al Tuo Nemico, il Perdono

Se hai dato al tuo nemico la colpa della tua mancanza di successo, rifletti sul perdono. Non perdonare significa rimanere bloccati nel passato. Ognuno merita una seconda possibilità. Dopo tutto, se anche tu avessi commesso un errore o compiuto una azione poco saggia, anche tu vorresti essere perdonato.
Il perdono è un atto di generosità. Ci aiuta a diventare un tutt’uno con il flusso dell’amore divino. È uno stato che si espande, uno stato di abbondanza interiore. Nel momento in cui la vibrazione del tuo essere interiore si trasforma positivamente, attrarrai anche più abbondanza ed amore dall’esterno.

2- Ad un tuo Avversario, la Tolleranza

La tolleranza suggerisce un comportamento permissivo di accettazione che qualcun altro possa avere una opinione diversa dalla tua o che abbia credenze diverse dalle tue. La tolleranza potrebbe venire confusa con la “sopportazione”. Potrebbe voler dire che tolleri qualcosa contro la tua volontà. Io personalmente preferisco la parola “armonia”. Dai a tutti la libertà di essere diverso e dal momento che per te la pace ha valore, fai in modo che l’armonia diventi un fattore importante nella relazione con il tuo avversario. Non lo vedi più come qualcuno che si scontra con te; diventa qualcuno con cui puoi coesistere in armonia.

3- Ad un Amico, il Tuo Cuore

L’amore è il dono che puoi dare ad un amico. E in questo modo apri il tuo cuore. Sei in contatto con la felicità del tuo amico, ed anche con i suoi dolori, con le sue gioie e con i suoi dispiaceri. Lo abbracci completamente, anche se c’è una qualche sua parte che ti irrita. Il tuo amico ti offre opportunità uniche per allinearti con il tuo cuore. L’amore ti mantiene ispirato. Quando sei connesso nel cuore, puoi dipingere, disegnare o scrivere poesie, o cantare, ballare e ridere sotto la pioggia.

4- Ad un Cliente, il Servizio

Quando offri un servizio, stai dicendo che ti importa. Ti importa che il tuo cliente stia ricevendo qualcosa di valore da te. Ti importa che attraverso il tuo servizio il tuo cliente possa essere un pochino più felice. Ti importa che il tuo servizio sia un modo per contribuire alla società e agli altri. E tu offri i tuoi servizi con un sorriso sincero sulle labbra. Sei felice di poter offrire il tuo servizio. Senza considerare che il servizio è ciò che conta quando il tuo cliente deve decidere di comprare.

5- A Tutti, la Beneficenza

Siamo abituati a pensare che fare beneficenza significhi solo donare denaro. Ma può essere fatta anche dalla moneta amorevole che sgorga dal cuore, dalla gentilezza amorevole verso tutti. Perchè non considerare ad esempio di dedicare dei momenti di preghiera per inviare amore a tutti, per questo Natale?
La beneficenza è un atto di benevolenza; è mostrare compassione verso coloro che sono in una brutta situazione; è carità verso una comunità; è dare un contributo per una causa meritevole.

6- Ad ogni Bambino, un Buon Esempio

Forse siamo molto bravi ad insegnare ai nostri figli, con le parole, cosa vuol dire comportarsi bene. Lo facciamo perché abbiamo intenzioni buone. Ci interessa il loro benessere. Potremmo addirittura avere paura che finiscano per essere come noi. Ma la maniera migliore per ispirarli è quella di diventare dei modelli noi per primi. In breve, fai quello che predichi. Quando agiamo così diventiamo congruenti. E, molto importante, i nostri figli non verranno confusi da messaggi diversi. Quindi, dai il buon esempio ed il resto arriverà da solo.

7- A Te Stesso, il Rispetto

il rispetto è una sensazione di profonda considerazione, stima, reverenza ed onore. Per coltivare il rispetto hai bisogno per prima cosa di amarti. Smetti di trattarti come il tuo peggior nemico. Coltiva l’amore per te, da cui nasce il rispetto. Dai a te stesso un valore come essere significativo e degno. Dai valore ai tuoi sogni, alle tue speranze ed alle tue aspirazioni. Quando hai rispetto di te stesso non ti sminuisci.

tratto da: Blessyou


venerdì 16 dicembre 2011

Uno di Famiglia...


Introduco questa mia riflessione con una notizia appresa oggi: ad un mio caro amico hanno rubato, per la seconda volta, un cane jack russell, nel proprio giardino di casa . Conoscendo Alessio ed il rapporto che ha con i suoi cani mi sono sentito particolarmente vicino a lui in questo momento di sofferenza e smarrimento.
A qualcuno queste parole "sofferenza e smarrimento" di fronte alla scomparsa di un "semplice" animale domestico possono far sorridere...ma c'è poco da sorridere...
Quando apri la casa ad un animale domestico, cane, gatto, o qualsiasi altro, decidi di condividere con lui/lei una parte della tua vita. Spesso la convivenza riguarda tutto il nucleo familiare, così il piccolo/a amico/a diventa parte integrante della Famiglia. Con lui/lei si condividono le gioie e le sofferenze che la vita ci sottopone, con lui/lei si condividono le passeggiate e le vacanze passate tutti insieme. Spesso i nostri amici a quattro-zampe (giusto per usare l'esempio del cane) vedono crescere i nostri bimbi o ci vedono invecchiare donando a loro ed a noi un amore incondizionato e disinteressato, un amore vero.
Scrivo queste mie riflessioni pur non avendo mai avuto la fortuna (fin ora) di condividere la mia vita in loro compagnia, scelta dettata anche dai ritmi della vita quotidiana e dall'impegno che da questa scelta deriva.
Mi permetto di paragonare (e spero non si scandalizzi nessuno), e penso che il paragone sia abbastanza calzante, un figlio ad un cane (o qualsiasi altro animale domestico) al quale abbiamo deciso di dedicarci con tutto il nostro amore. Ho letto racconti che narrano di questo amore incondizionato, di episodi di altruismo e sacrificio che difficilmente un altro essere umano è capace, rapporti che spesso si associano a genitori e figli... ma anche qui, in certi casi, purtroppo, sappiamo come va a finire...
Per questo, quando ho sentito la disavventura capitata al mio amico Alessio, da padre mi sono sentito particolarmente vicino a lui. Un cane diviene parte integrante della nostra famiglia e quando manca in questa maniera, frutto di una violenza, crea un sentimento di vuoto e smarrimento sia nel "padrone" che "nel cane" che non trova più il suo punto di riferimento, la persona e la famiglia alla quale ha deciso di dedicare il suo amore e la sua vita.
Per queste ragioni associo "il furto di un animale domestico" a quello "di sequestro di persona", e per le ragioni espresse precedentemente mi piacerebbe che i due reati fossero trattati con la medesima giurisprudenza e quindi i responsabili puniti con le medesime pene. Ma siamo in Italia e sappiamo tutti come viene amministrata la giustizia, dove la certezza della pena è pura utopia per i casi omicidio, stragi del sabato sera, sassi dal cavalcavia, ecc., figurarsi per questi casi archiviati spesso dalle forze dell'ordine come reati di "serie B". Ma per il mio amico Alessio ed altre persone che hanno subito una perdita simile sono "reati di serie A" che hanno la massima precedenza in quanto gli è venuto a mancare "un figlio, un fratello, un amico" che viveva con loro.
Per capire un pò meglio il legame che si crea tra cane e padrone, vi invito a vedere il film "Io & Marley" che io stesso ho visto qualche anno fa e trattato su questo blog. Nel post scritto c'è una bella frase che anche oggi voglio riportare a conclusione di questa mia riflessione...

"Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti firmati. Un bastone marcio per lui è sufficiente, a un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido, se gli dai il tuo cuore lui ti darà il suo. Di quante persone si può dire lo stesso? Quante persone ti fanno sentire unico, puro, speciale? Quante persone possono farti sentire straordinario? "
John Grogan (
Owen Wilson)

martedì 13 dicembre 2011

Vi presento Joe Black


"Non un'ombra di trasalimento, non un bisbiglio di eccitazione; questo rapporto ha la stessa passione di un rapporto di nibbi reali. Voglio che qualcuno ti travolga, voglio che tu leviti, voglio che tu canti con rapimento e danzi come un derviscio! Voglio che tu abbia una felicità delirante! O almeno non respingerla.
Lo so che ti sembra smielato ma l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: Buttati a capofitto! Trovati qualcuno che ami alla follia e che ti ami alla stessa maniera!
Come trovarlo? Be', dimentica il cervello e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente, beh, equivale a non vivere. Ma devi tentare perché se non hai tentato non hai mai vissuto."

Come è la morte? Come ci si presenta a noi? Queste sono domande a cui tutti vorremmo una risposta. Un'interpretazione a queste domande ce la dà Martin Brest, che ci rappresenta la cosa cui tutti vorremmo incontrare il più tardi possibile, come un'essere di assoluta bellezza ed eleganza. A Brad Pitt affida questo difficoltoso, quanto superinteressante incarico. Pitt, oltre al suo fascino, trasmette al personaggio simbolico della Morte: bellezza, eleganza, sicurezza, suberbia, ma anche timidezza, romanticismo, compassione e pietà.
La morte chiamata Joe Black (il nero forse è una delle uniche cose che spontaneamente attribuiamo alla morte), la cosa più orribile e cattiva, che trascina via e spezza senza distinzioni vite umane; anche nel film la morte prende in prestito il corpo di Brad Pitt ragazzo per poter adempiere alle sue funzioni; in questo film riesce a provare il sentimento più nobile e più prezioso che una persona possa incontrare nella sua vita: l'amore. Amore per la figlia della sua vittima, amore mai conosciuto da un personaggio ritenuto da tutti e da sempre come l'essere più malefico nella vita. Il personaggio evolve sempre più in maniera positiva nel corso del film sino a diventare complice, aiutante, nonchè braccio destro della sua vittima: Anthony Hopkins. Se davvero la morte è così buona, dato che nel finale restituisce, addirittura, il corpo e la vita al giovane Brad Pitt, dal quale l'aveva presa in prestito; forse allora non dovremmo aver così paura di essa.
Trama Bill Parrish (Anthony Hopkins) ha tutto quello che un uomo può desiderare: successo, salute, potere e una bellissima figlia. nel 65° compleanno riceve una visita da uno straniero misterioso, Joe Black(Brad Pitt) che non tarda a rivelare la sua identità: la morte. in cambio di un po’ più di tempo in vita Bill si offre di fargli da guida sulla Terra; ma rimpiangerà la sua scelta quando all’improvviso Joe si innamora di sua figlia?
«Io non sento il tuo cuore! Perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente equivale a non vivere... ma devi tentare perché se non hai tentato non hai mai vissuto.» (Bill Parrish)
Amore e MorteQuesti i temi principali trattati dal film. Un binomio sicuramente non felicissimo, ma senza dubbio intrigante e parecchio coinvolgente. La Morte in cerca di Vita, in cerca dei suoi sapori, di gioie, di dolori, e in cerca di una dimensione fatta di limiti e determinazione, insomma una Morte che cerca di afferrare la condizione del "finito". Durante il tragitto in cui capricciosamente pretende di essere guidata da Bill Parrish (uomo che ha tutto quello che un uomo può desiderare), questa bizzarra figura curiosa della vita, si ritrova a scoprire un'esistenza sensibile fatta di valori e dissapori, un'esistenza in cui spesso riesce a vivere un Amore forte, capace di far sognare. Alla fine la vita viene descritta come un'esperienza a cui difficilmente si riesce a rinunciare. Si tratta senza dubbio di un tema delicato affrontato con arte dove gli spunti sono moltissimi.
E' un film che emoziona e che riesce a far sorridere per le buffe e inusuali scene interpretare da un malinconico e taciturno Bradd Pitt che in questa pellicola ha sicuramente dimostrato di saper trasmettere anche attraverso silenzi che, accompagnati da primi piani carichi di emozione, donano al film un'atmosfera senza dubbio unica. Un'atmosfera in cui è totalmente immerso il saggio Bill Parrish in uno splendido Anthony Hopkins che resta comunque la colonna portante del film. Ottima la colonna sonora.

lunedì 12 dicembre 2011

"Il gioco delle nuvole" di Pietro Calabrese


Quando ho trovato questo libro, "Il gioco delle nuvole", in libreria mi sono a dir poco stupito ed incuriosito, in quanto cosciente del fatto che l'autore era scomparso lo scorso anno e che ci aveva lasciato quale suo "testamento", oltre ai numerosi articoli, il suo libro "L'albero dei mille anni". Andando a leggere la seconda di copertina, come mia abitudine, scopro che Giuseppe Di Piazza, ex collega ed amico di Pietro Calabrese, ha raccolto i pensieri e le riflessioni di Calabrese pubblicati nei vari editoriali di questi ultimi anni. I capitoli, catalogati per argomenti e presentati al lettore in rigoroso ordine alfabetico offrono un sunto dell'Italia di questi ultimi anni, di un'Italia che per certi aspetti non c'è più...
Il libro inizia con la lettera "A di Amore" con un "Inno all'amore vero", bellissimo, che merita uno spazio dedicato in un prossimo post; segue la "B di Bellezza", la "C di Crisi" e via via tutti gli argomenti. Argomenti di carattere storico, riflessioni su episodi di giornalismo, ecc.
Nel libro c'è una sezione particolare dedicata "all'amico Gino" ed alla sua "avventura con la malattia", già trattati nel libro "L'albero dei mille anni"; una sezione che mette a nudo questo terribile male che una volta si aveva paura anche a nominare. Oggi fortunatamente le cose sono cambiate e se ne può parlare liberamente senza "sentirsi in colpa", sempre più persone colpite da questo male ci fanno partecipi della loro "lotta" perchè solo combattendolo si può avere qualche possibilità di sconfiggerlo. Sapere della guarigione di qualcuno equivale ad un'iniezione di positività, ottimismo, fiducia.
Amante degli animali, Pietro Calabrese e Giuseppe Di Piazza, dedicano una sezione ai "dialoghi tra Pippo e Tuna tradotti in umanese" i quali però devo dire non mi hanno entusiasmato più di tanto.
Resta però nel cuore il Valore di un Grande Libro e di un Grande Uomo che ho avuto la fortuna di "conoscere" solo dopo la sua scomparsa. Un libro che mi ha offerto (e spero vi offra) tanti spunti di riflessione, tanti argomenti trattati che comunque conoscevo li ho riletti con un altro punto di vista. Un libro che, mentre lo leggevo, mi ha fatto correre con l'immaginazione nei luoghi dove si svolgevano i fatti, la stessa immaginazione che usavo anch'io da bambino quando, sdraiandomi a terra ad osservare il cielo, giocavo al "gioco delle nuvole".

Se non avete mai giocato con la forma delle nuvole, vi siete persi un mondo di delizie. Parlo di quando siete diventati adulti, no di quando eravate bambini.

Per tutta la vita Pietro Calabrese ha fatto il gioco delle nuvole. Un momento di divertimento puro e fine a se stesso, ma anche di riflessione alta, libera dai condizionamenti della quotidianità. Cercare di indovinare a quale oggetto, persona o animale assomigli una nube in cielo è un trampolino che lancia il pensiero su traiettorie audaci e inesplorate. Insieme è un esercizio della mente che si abbandona così a ragionare di tutto: di vita, bellezza, equità, umanità (e dei loro opposti), solo per citare una manciata di spunti possibili. Questo volume, arricchito da un prezioso brano inedito, raccoglie pagine straordinarie che Pietro Calabrese, maestro del giornalismo italiano recentemente scomparso, ha scritto negli ultimi anni della sua vita. Sono disgressioni della mente in ogni ambito dell'esistenza - dalla A di Amore alla Z di Zoo, passando per la G di Giustizia, la L di Libri, la P di Politica, la S di Spiritualità... - che ci spingono a ripensare, approfondire, meditare, magari ribaltando le nostre convinzioni. Come lasciandoci andare a un sognante gioco delle nuvole che, però, può poi offrirci una visione più lucida su ciò che ci circonda. Dopo che "L'Albero dei mille anni", il libro in cui Calabrese ha raccontato il periodo della sua malattia, ha commosso e affascinato decine di migliaia di lettori, questo secondo volume postumo regala ancora i suoi sguardi e le sue intuizioni sul mondo in cui viviamo e su noi uomini".

domenica 11 dicembre 2011

Potenziale - SJ


"Il mio compito non è usare il guanto di velluto con le persone. Il mio compito è farle migliorare".
(Steve Jobs - feb 2008)

venerdì 9 dicembre 2011

La bella vita


"...La bella vita quella che auguro ai miei amici, a chi si perde tra mille incroci, a chi la augura pure a me..."

La bella vita - Lorenzo Jovanotti

mercoledì 7 dicembre 2011

Mario Monti e Pietro Calabrese


Mario Monti e Pietro Calabrese, due nomi che sintetizzano in pieno le mie riflessioni di questo ultimo periodo. Il primo, attuale Primo Ministro è visto come colui a cui è affidato il compito di "provare" a risollevare il nostro Paese, il secondo anche se non attualmente presente fisicamente perchè scomparso qualche anno fa, è comunque protagonista in quanto qualche mese fa è stato pubblicato un libro "Il gioco delle nuvole" nel quale sono riportate le più belle e significative riflessioni fatte da un "maestro del giornalismo" ed al quale mi sono ispirato per scrivere questa mia piccola riflessione sul tempo che stiamo vivendo.

Mario Monti è il "tecnico" chiamato a risollevare le sorti della nostra Nazione, Nazione che da poche settimane (o almeno è quello che ci fanno credere) è a rischio fallimento. Parole come spread, regressione, recessione, ecc non erano mai state menzionate dai mass media prima, forse troppo impegnati a raccontarci le "marachelle" di B. e della sua cricca. Ma queste storielle fanno parte del passato e noi dobbiamo agire nel presente per poter guardare al futuro...

Il presente si chiama "Mario Monti" ed è tenuto ad attuare dei piani antipopolari (non attuati dai governi precedenti troppo occupati a mantenere buoni gli elettori, politici concentrati più sui sondaggi di popolarità che sulle reali problematiche) per risanare il nostro bilancio impoverito da decenni di sperperi e cattive gestioni basate sul favoritismo agli "amici degli amici". Ritengo che sia l'unico in grado di attuare le riforme tanto attese e sperate per il nostro Paese (se vuole) in quanto essendo "tecnico" e quindi in teoria lontano dalle lotte di potere per accaparrarsi poltrone ed incarichi politici, animato come abbiamo visto da un grande Amor di Patria, appoggiato da un Presidente della Repubblica, risvegliato dopo un lungo letargo, che sicuramente gli farà mettere avanti il bene della Nazione, della Sua e Nostra Nazione.
Sono assolutamente favorevole ai "sacrifici ulteriori" che ci vengono richiesti (sia chiaro a nessuno ed anche a me fa piacere pagare più tasse del dovuto) ma non bastano, occorre altro ed ora provo a sintetizzarlo:
- come riporterò di seguito, aiutandomi con le parole di Pietro Calabrese, i costi della politica sono ancora altissimi ed abbiamo un organico di parlamentari e senatori (1000 persone circa ) che vengono stipendiate profumatamente e godono di benefit e vitalizi che ingolfano il nostro bilancio; basterebbe intanto dimezzare l'organico ed è quello che chiede il Paese a gran voce ma chi dovrebbe ascoltare non ascolta perchè troppo impegnato a "tenere il culo sulla poltrona" (perdonate il francesismo)
- serve una lotta dura all'evasione fiscale/contributiva, trasformando i reati di evasione fiscale e fallimento fraudolento da reato amministrativo a reato penale (come avviene in altri Paesi come gli Stati Uniti) istituendo ed attuando la "certezza della pena" eliminando così condoni ed indulti vari;
- riportare in Italia il sistema produttivo, oggi quasi totalmente sparito e traslocato nei paesi asiatici o del nord africa dove la manodopera costa meno e dove ha meno diritti. Oggi in Italia manca il sistema produttivo ed il suo indotto che hanno contribuito in maniera determinante al boom economico italiano del dopoguerra, creando ricchezza interna da riversare soprattutto agli operai delle fabbriche; oggi pretendiamo di vendere questi prodotti a persone che non hanno un lavoro, che vivono nella precarietà o che semplicemente non arrivano (arriviamo) a fine mese.
- tagli sui costi della Pubblica Amministrazione, troppe persone imboscate senza far nulla, troppi incarichi fantasma retribuiti a peso d'oro. Non voglio dire che queste persone debbano essere licenziate ma dirottate su impieghi più produttivi. Anch'io nel mio piccolo lavoro nella gestione dei costi del personale e spesso si parla di razionalizzazione dei costi ed ottimizzazione delle risorse umane.

Oggi ci vengono richiesti/imposti dei sacrifici e noi italiani non ci tireremo indietro (anche perchè non possiamo) ma lo faremo con spirito costruttivo per noi, i nostri figli e la nostra Nazione se vediamo attuare nel concreto quanto esposto, tagliare le erbacce del passato per seminare il terreno del futuro; superare la guerra (come era stato durante la seconda guerra mondiale) per essere gli artefici di un nuovo boom economico...

Vi lascio alla lettura di questo brano intitolato "Dimezziamo il privilegio" scritto da Pietro Calabrese (pensate il 4 giugno 2009 ed attualissimo più che mai, segno che in questi anni di buoni propositi politici nulla è cambiato) e raccolto nel libro "Il gioco delle nuvole" da Giuseppe Di Piazza.

"DIMEZZIAMO IL PRIVILEGIO" - Credo esistano poche cose sulle quali gli italiani sono totalmente d'accordo come quella sull'abolizione di metà (e oltre) degli attuali parlamentari. Forse solo l'abolizione delle tasse riscuoterebbe un consenso ancora maggiore, ma la Costituzione non la permette. Ridurre gli eletti in Parlamento, invece sì. Attualmente sono quasi mille fra Camera e Senato, un numero sproporzionatamente alto per un Paese come l'Italia. Non so se Berlusconi si deciderà a fare sul serio il referendum che ha minacciato la settimana scorsa, ma se lo facesse troverebbe un consenso superiore all'ottanta percento. Detto questo bisognerebbe chiedersi perchè un incarico di prestigio come quello di rappresentare i cittadini nelle Camere dove si studiano, si preparano e si approvano le leggi che cambiano la nostra vita, sia degradato fino al punto attuale. Ho cominciato la mia carriera professionale lavorando come borsista alla Camera dei deputati. Era il 1969 e l'ingresso a Montecitorio fu emozionante. Incutevano rispetto i commessi, avevano un'aria professorale e saggia i funzionari, si passeggiava nei corridoi in silenzio in mezzo a tutta quella boiserie, dando appena una sbirciata ai busti degli statisti che si susseguivano l'un l'altro addossati alle pareti e agli arazzi. Si incontravano personaggi mitici: La Malfa, Pertini, Moro, Fanfani, Andreotti, Ingrao, Macaluso, Berlinguer, e nessuno di loro era mai scostante o sgarbato, o troppo indaffarato da non avere un minuto per te. C'erano un rispetto e un'educazione che si respiravano nell'aria prima ancora di verificarli negli atteggiamenti e nei rapporti di tutti i giorni.
Oggi è completamente diverso. Il senso di sbracamento dei parlamentari è visibile a occhio nudo, già nei loro atteggiamenti. Li accompagna quasi sempre un 'aria (fastidiosa) di superiorità. Sono (non tutti, certo) maleducati, trasandati, sudati e smodatamente inutili. Sono cialtroneschi negli atteggiamenti, furbetti nei comportamenti, prevaricatori nei rapporti con gli altri. E soprattutto sono tanti: ma davvero abbiamo bisogno di mille di questi signori, ai quali permettiamo un sacco di lussi pagati da noi cittadini? Volete un elenco? Oltre allo stipendio per loro, a quello per il portaborse, al rimborso spese per l'affitto e all'indennità di carica, ecco tutte le altre cose che ricevono gratis (gratis nel senso che paghiamo noi) per il solo fatto di essere parlamentari: telefono cellulare, tessera del cinema e del teatro, tessere per l'autobus e la metropolitana, francobolli, viaggi aerei nazionali, circolazione su autostrade, treni aerei di Stato (per quelli che ne hanno diritto). E lasciamo perdere i ristoranti interni di Camera e Senato dove si mangia per cifre ridicole.
Se invece di mille diventassero quattrocento non si farebbe un soldo di danno. E se si differenziassero le funzioni di Camera e Senato sarebbe ancora meglio. Tutti (lor signori parlamentari) dicono a parole di essere d'accordo. Disegni di legge, tanti, ma nessuno finora si è mosso. Se poi si volesse far accadere un miracolo, allora bisognerebbe smetterla con la vergogna di far scegliere gli eletti dalle segreterie dei partiti, paracadutando in Parlamento illustri sconosciuti, amici del principe, segretarie dell'ex, esperti nell'arte dell'adulazione e della cortigianeria, quando non peggio". (4 giugno 2009)

lunedì 28 novembre 2011

Ora e allora


"Un conto è voler vedere le stelle, un conto è farsi guidare; un conto è saperle lì in alto e lasciarle un pò fare..."
("Ora e allora" - Ligabue)

domenica 27 novembre 2011

mercoledì 23 novembre 2011

"Il maestro d'ascia" di V.Ceneri


La lettura di questo libro è stata abbastanza singolare per vari aspetti. Il libro, un romanzo storico, mi è stato regalato dai miei colleghi in occasione del mio ultimo compleanno. Quando ho tolto la carta che lo avvolgeva ne sono rimasto stupito in quanto leggendo velocemente la quarta di copertina ho pensato tra me e me "bha! cosa c'entro io con questo libro?..." ed allo stesso tempo incuriosito perchè ho scoperto che l'autore è abruzzese ed abita a pochissimi km da casa mia.
Ho avuto la fortuna di partecipare ad una presentazione del libro presso la libreria "La Feltrinelli" di Pescara proprio nei primi giorni della lettura del libro. La presentazione è stata veramente interessante. Mi sono sorpreso piacevolmente sia per il numero dei partecipanti (molti sono rimasti fuori dalla stanza per quanto era piena) che dalla qualità dei partecipanti e relatori, attenti e precisi nell'analizzare i passaggi più cruciali del libro.
Partecipare a questa presentazione mi ha aiutato molto nella lettura che fino a quel momento non scorreva molto in quanto faceva riferimento ad un periodo storico preciso, ad un'area geografica particolare la Palestina del I sec, ed i personaggi che siamo abituati a ritrovare nella Bibbia e nei Vangeli. Già, perchè il libro parla di una parte non conosciuta ed in parte inventata della vita di Gesù, chiamato nel libro con il nome originale Jesuha. Nel libro Jesuha ci appare come uomo, come figlio e come artigiano affermato nell'arte della falegnameria d'arte, stimato dai romani e dai suoi concittadini sia per le abilità professionali, ma soprattutto per i valori morali e l'alta cultura.
Da cattolico praticante (ultimamente purtroppo poco praticante) mi ha fatto piacere la lettura di questo libro che ci descrive un Gesù diverso, l'uomo comune che tende alla santità attraverso le opere che compie nel quotidiano aiutando il prossimo. Un Gesù che si ribella (giustamente) alla casta dei Rabbi e delle Sinagoghe, dove i sacerdoti con la scusa di Dio, saccheggiavano il popolo in modo da tenere per se i doni migliori della terra.
Ho avuto il piacere di condividere questo libro con una coppia di amici Marianeve e Manuel, ai quali ho chiesto un commento al libro letto. "Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. (J. D. Salinger) .Ecco,forse è proprio questo il pensiero che avevo nello scorrere le pagine del Maestro D'Ascia,una sorta di colloquio e di confronto insieme ad un amico,attraverso la storia di un Gran Maestro,sui grandi valori e temi universali diversa da quella a cui sono,e forse a cui in tanti siamo abituati a vedere,lontana spesso dalla Tradizione e dal Sistema tramandatoci consciamente o inconsciamente sin dalle prime fasi di vita,una risposta positiva e ragionevole a dei dubbi,paure e sensi di colpa a cui veniamo sottoposti e che nostro malgrado ci accompagnano e probabilmente condiziona una vita.Un punto di partenza dal quale attingere per una riflessione profonda su come poter reinventare e migliorare quello che siamo,quello che vogliamo essere e quello che abbiamo da dare.Un grazie di cuore a Jeshua e Valentino..."

Dalla quarta di copertina:
Dal nome del protagonista, Jesuha, si comprende subito che non si tratta di un maestro d’ascia qualsiasi, quello su cui è intessuta la trama del romanzo storico IL MAESTRO D’ASCIA. L’autore fa balzare alla ribalta dello scenario della Palestina del I sec. personaggi e luoghi vivi e veri, che ben interpretano il tormento di quel passaggio storico, decisivo per il cambiamento dei connotati di tutto l’Occidente.
Trimalcio, Myriam, Joseph, Joannes, Matatia, Longinus e persino Erodiade fanno da stimolo alla formazione giovanile di Jesuha, che diventerà il Rabbi più importante di tutti i secoli. Nazareth, Sefforis, Cana, Sychar, Sychem, Nain, Betania, Gerusalemme, Sebaste sono, a loro volta, i luoghi in cui il Maestro d’ascia lascerà il segno indelebile della sua umana e divina presenza.

Con IL MAESTRO D’ASCIA, l’autore intende saldare il suo debito di gratitudine verso tutti coloro che, nel difficile comune percorso di vita, lo hanno incoraggiato a ricercare un senso vero da dare al dolore psichico, diventato oggi sempre più incomprensibile, insopportabile e assurdo. La devastazione arrecata alle nuove generazioni dal nichilismo esistenziale, dalle colpe e dai sensi di colpa inconsci, personali e transgenerazionali, richiederebbe un impegno riparativo più adeguato, che andasse oltre i percorsi formativi offerti dalle varie Istituzioni educative, quali la Famiglia, la Chiesa e lo Stato. Il Maestro d’Ascia ambisce dare uno spunto di riflessione per individuare il percorso giusto, ricercato dal giovane Rabbi Jesuha attraverso la rivisitazione dei luoghi e la reinterpretazione dei linguaggi del libro più famoso del mondo: la Sacra Bibbia.
Valentino Ceneri è nato a Cappelle sul Tavo (PE) nel 1939.
Ha conseguito: il Dottorato di ricerca in Teologia, presso la Pontificia Università Lateranense di Roma; la Laurea in Sociologia, specializzazione etnoantropologica e la Laurea in Psicologia presso l'Università La Sapienza di Roma; il Diploma di Psicoterapia presso l'I.P.A. di Roma.
Ha insegnato: Antropologia culturale presso la Pontificia Università di S. Tommaso di Roma; Scienze sociali, Psicologia, Pedagogia presso le Scuole Secondarie della provincia di Pescara.
È stato Giudice onorario del Tribunale per i minorenni de L'Aquila.
È Psicologo clinico Psicoterapeuta.
Vive con la famiglia a Moscufo (PE).
Ha pubblicato numerosi saggi tra cui:
Mutamenti socioculturali e valori cristiani, 1977, Roma; Dalla Psicoanalisi alla psicoterapia analitica esistenziale, 1981, Pescara; Il complesso di Edipo: tramonto o superamento?, 1983, Roma; La nascita del linguaggio, 1984, Franco Angeli, Milano; L’evoluzione psichica dell’uomo; Lettera a Pinocchio;L’identità rispettata; Valori: gabbie o libertà; La nascita del desiderio (La filogenesi dell’amore), Ed. Carabba, 1998, Pescara; Il Minotauro; Prometeo, Ed. Psi. co.ra, 1999, Pescara, Il punto Omega e gli attrattori della mente, A. Molinaro - F. De Macedo, edizioni Pro Sanctitate, 2006, Roma; Tutto il corpo nella mente e tutta la mente nel corpo?, Roma, 2008.Il Maestro d'ascia è il suo primo romanzo.

Contatti con l'autore:
valentino.ceneri@gmail.com o profilo su facebook

giovedì 10 novembre 2011

Neuroeconomia


Chi mi conosce abbastanza bene, mi giudica un tipo "razionale". Chi mi conosce bene sa che non sono poi così razionale. Chi mi conosce molto bene sa che certe volte mi lascio travolgere dall'entusiasmo e non ascolto per niente la mia parte "razionale". Mi è capitato in passato (non troppo passato) di fare acquisti di impulso o perchè coinvolto emotivamente anche quando non potevo permettermelo soprattutto su beni considerati superflui. Per fortuna nulla di grave e nulla di troppo costoso, mi rendo conto però che in alcuni casi può diventare una vera dipendenza. Come reagisce il nostro cervello di fronte agli stimoli che quotidianamente siamo sottoposti?... Proprio qualche giorno fa, mentre leggevo il mensile "Millionaire" (novembre 2011) mi sono imbattutto in un articolo, che voglio condividere con voi (e prima di tutto con me), che parla appunto della NEUROECONOMIA.
Parola fino a quel momento completamente estranea al mio vocabolario. Incuriosito dall'articolo letto ho navigato in giro nella galassia di internet alla ricerca di approfondimenti. Tra i vari articoli ho trovato un blog molto interessante chiamato NEUROECONOMICA (per saperne di più clicca qui). Il blog/sito ha diverse sezioni interessanti per approfondire l'argomento. Offre spunti di riflessione sia dalla parte del venditore (azienda) che dalla parte del compratore (cliente)

Ma torniamo al nostro articolo: (tratto da MILLIONAIRE novembre 2011 pag 22)
Cos'è la neuroeconomia e cosa c'entra con le decisioni della nostra vita? "E' una scienza nata dall'incrocio tra le neuroscienze e l'economia. Nella sua accezione più ampia, questa disciplina riguarda ogni aspetto della vita, in cui le decisioni possono aumentare o ridurre il benessere delle persone. Le sue ricerce non si rivolgono solo ai tecnici o addetti ai lavori, ma a tutti coloro che desiderano prendere decisioni migliori. La maggior parte dei nostri comportamenti è influenzata da processi automatici. I neuroscienziati hanno in pratica scoperto quanto siano deboli le nostre scelte consapevoli. Anche quando crediamo di aver preso decisioni razionali e ponderate, in realtà una grossa parte del processo avviene in modo automatico e inconsapevole. Spesso, alla nostra cosiddetta coscienza nazionale, non resta che prenderne atto e, quel che è peggio, tentare di giustificarsi a posteriori.
Facciamo investimenti sbagliati perchè siamo così dominati inconsciamente dalle emozioni? "Molto dipende dalle circostanze, dal momento, dal contesto e soprattutto dalle sensazioni "di pancia", ossia quelle più emotive e viscerali, che proviamo nel momento in cui prendiamo una decisione. Potremmo rinunciare all'acquisto di un nuovo televisore solo perchè, entrando in un negozio hi-tech, sentiamo la voce preoccupata di un cronista che commenta la grave crisi economica in cui versa l'Italia. La paura della crisi genera una reazione di un'area del cervello antico che è in grado di annullare qualsiasi velleità di acquisto".
Che cos'è il cervello antico? "Il nostro cervello "rettile", o meglio antico, è quella parte di noi che continua a percepire il mondo secondo i suoi schemi elementari, dominati da aspettative di piacere e paure, spesso completamente slegate da ciò che la razionalità dovrebbe dirci. Così le decisioni vengono influenzate, a volte nel giro di pochi secondi, da un'intensa emozione. E' quella che succede in Borsa quando si verifica il "panic selling", ossia quella fase del mercato in cui i venditori si liberano di titoli in perdita, perchè sotto "panico".
Come possiamo imparare a prendere decisioni consapevoli e sfruttare la neuroeconomia nel mondo del lavoro e del business? "Le due cose sono strettamente connesse: la consapevolezza dei processi e l'umiltà di capire che la razionalità, cosciente, non domina i nostri processi mentali, sono i due punti di partenza fondamentali. Lo studio delle reazioni del nostro cervello, l'analisi delle trappole cognitive ed emotive, in cui cosi spesso cadiamo, rappresentano la base per un efficace modo di pensare e di decidere. E nel business, dove sovente vengono prese decisioni con ampie conseguenze in pochi secondi, diventa fondamentale riconoscere limiti, trappole e antidoti".
Come possiamo riconoscere le trappole mentali che ci fanno sbagliare? "Le trappole sono molte, di diverso tipo e dinamica. In molte di esse la velocità di analisi e reazione contiene il bug che ci fa cadere: si pensi alla risposta di pancia che diamo al volo quando riceviamo al volo una email inopportuna che genera una guerra autoditruttiva. Oppure quando prendiamo la decisione emotiva di acquistare un prodotto anzichè un altro solo perchè disponibile (il qui e ora è più appetibile del domani per il cervello rettile".
In momenti di crisi come questo, in che modo la neuroeconomia può esserci d'aiuto? "In situazioni di crisi occorre imparare adistinguere le reazioni di paura (perdere soldi, restare povero, non sfamare la famiglia...) irrazionale da quelle di logica prudenza,per poter valutare meglio situazioni e scelte. La maggior parte delle aziende, in crisi, si accuccia in coperta, tirando i remi in barca in attesa che passi la tempesta. Ma la logica potrebbe anche suggerire a qualcuno di approfittarne per "andare a pesca senza concorrenti"! Se gli imprenditori, così come i consumatori, prendessero decisioni guardando meno telegiornali, si potrebbe arrivare al paradosso che non c'è momento migliore della crisi per fare veri affari. La conoscenza dei meccanismi elementari del cervello potrebbe aiutare le persone a governare la propria vita, invece cha a subirla".
Cosa bisogna fare prima di avviare un'impresa o fare un investimento importante? "Innanzitutto chiedersi "cosa ne penso", ma anche "cosa sento", mettendosi in ascolto sia dei pensieri più razionali sia delle emozioni meno palesi. Poi analizzare la situazione in momenti diversi, anche dopo la famosa "notte che porta consiglio". E terzo, presa una decisione, provare a dimostrare a se stessi che non è la migliore: se falliremo in questa impresa allora la decisione è giusta!"


martedì 8 novembre 2011

Brand 2 (SJ)


"Non abbiamo alcuna possibilità di farci pubblicità basandoci sulle funzionalità, sui benefici, sulla RAM, sui grafici e sui confronti. L'unica possibilità di comunicare che abbiamo passa attraverso un'emozione". (SJ)

The Apple Way, 2006

Eccellenza (SJ)


"La gente ti giudica in base al tuo rendimento, dunque concentrati sul risultato finale. Sii un punto di riferimento in termini di qualità. Alcuni non sono abituati a un ambiente in cui si richiede l'eccellenza". (SJ)


Transformers 3


"In ogni guerra c'è la quiete tra le tempeste, arriveranno giorni in cui perderemo la fiducia, giorni in cui i nostri alleati ci tradiranno, ma non arriverà mai il giorno in cui dimenticheremo questo pianeta e la sua gente".
(Optimus Prime)

venerdì 4 novembre 2011

Passione (2) SJ


"La gente dice "Hai un sacco di passione per quello che fai", ed è assolutamente vero. E il motivo è che è talmente difficile se non ce l'hai, che qualunque persona razionale mollerebbe. E' davvero difficile. E devi andare avanti per un periodo di tempo prolungato. Se dunque non ami quello che fai, se non ti diverti facendolo, se non lo ami davvero, finirai per mollare. Ed è ciò che succede alla maggior parte della gente, in effetti. Se consideri attentamente quelli che hanno finito per diventare individui "di successo" agli occhi della società e quelli che non l'hanno fatto, spesso ad avere successo è stato chi amava ciò che faceva, perciò è riuscito a perseverare quando è diventato davvero difficile. Coloro che non l'amavano hanno mollato perchè sono sani di mente, giusto? Chi avrebbe voglia di smazzarsi questa roba se non la ama? Dunque bisogna mettere in conto un sacco di duro lavoro e un sacco di preoccupazioni costanti, se non ami (il tuo lavoro) non ce la farai".

D5 Conference: All Things Digital, 30 maggio 2007

Passione (1) SJ


"Dovete trovare ciò che amate. E questo vale per il lavoro così come i partner. Il lavoro occuperà una grossa fetta della vostra vita, e l'unico modo per essere realmente soddisfatti è fare quello che considerate un ottimo lavoro. E l'unico modo per fare un ottimo lavoro è amare ciò che fate (...) Non accontentatevi" (S.J.)

Discorso, Stanford University, 12 giugno 2005

martedì 1 novembre 2011

Anche i Miracoli NON sono GRATIS!


Tutto ha un prezzo, nulla si regala, sia che il bene sia tangibile che non tangibile. Le modalità di pagamento dello stesso possono essere sia di tipo economico e non, dipende dal bene e/o servizio in questione.

Ma cosa vuol dire la parola "GRATIS"? E qual'è la sua origine? gràtis avv. [voce lat., forma contratta di gratiis, abl. pl. di gratia «grazia»]. – Gratuitamente, senza pagamento, senza compenso: lavorare, insegnare g.; la rivista si spedisce g. a tutti i soci; godersi g.uno spettacolo. Spesso rafforzato, spec. in frasi ironiche, dall’espressione latina et amore (Dei) «e per amore (di Dio)»: dare, fare qualcosa g. et amore (Dei). -La locuzione latina Gratis et amore Dei, tradotta letteralmente, significa per grazia e per amore di Dio. La locuzione è usata nel linguaggio familiare, quando si dà o si riceve qualche cosa senza che l’acquirente sia legato da alcuna obbligazione verso il donatore. Si trova riportata al cap. XIV dei Promessi Sposi, detto da Renzo mentre mostrava un pane raccattato da terra dopo il saccheggio dei forni.
Se acquistiamo un bene (es. una macchina) sappiamo che dobbiamo corrispondere l'equivalente valore stabilito in denaro. Se acquistiamo un servizio (es. un corso di formazione) sappiamo che dobbiamo corrispondere anche qui l'equivalente del prezzo stabilito, ma in più dobbiamo "PAGARE" con il nostro impegno, il nostro studio e la nostra costanza per dare "valore" a quanto "pagato". Dobbiamo cioè aver chiaro quale deve essere il nostro obiettivo e dobbiamo essere disposti a "PAGARE UN PREZZO" per raggiungerlo.

Ma allora cosa c'entrano i MIRACOLI? Cos'è un MIRACOLO? miracolo In genere, qualsiasi fatto che susciti meraviglia, sorpresa, stupore, in quanto superi i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere o vada oltre le possibilità dell’azione umana. Per la teologia cattolica, fatto sensibile operato, fuori dell’ordine della natura creata, da Dio, che agisce in maniera trascendente. Nel Vecchio Testamento i m. servono a manifestare l’infinita potenza di Dio nell’ordine fisico e morale, a richiamare gli uomini verso di lui, ad accreditare coloro cui egli ha affidato una missione speciale, a confermare la predizione di avvenimenti futuri. Il carattere dei m. nel Vecchio Testamento corrisponde in genere a un atteggiamento di paura e di terrore per la potenza di Dio e serve a inculcare l’idea della sua potenza, grandezza e severità (diluvio, distruzione di Sodoma e Gomorra, piaghe d’Egitto, distruzione di Gerico ecc.); numerosi nei racconti della storia più antica di Israele, i m. diminuiscono nel lungo periodo tra Mosè e Cristo. Nel Nuovo Testamento i Vangeli attestano grande quantità di m. (manifestazione di potenza ma soprattutto di bontà) in rapporto alla missione di Gesù Cristo: anzitutto concernenti la sua stessa persona (dalla nascita alla trasfigurazione e resurrezione) e quindi il carattere divino della sua missione; il potere che Cristo esercita gli è conferito dal Padre ed egli può trasmetterlo ai suoi seguaci: infatti, narrazioni di m. si ritrovano negliAtti in rapporto alla prima predicazione apostolica (dalla discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste e il dono delle lingue, alla punizione di Anania e Saffira) e soprattutto al ministero di Pietro e Paolo. Per definizione teologica i m. possono essere attribuiti soltanto a Dio. Possono essere compiuti per intercessione della Madonna o di un santoo valendosi di loro come strumento. Il m. è prova, per la Chiesa cattolica, della santità di coloro per intercessione dei quali è operato; l’accertamento dei m. entra quindi nelle cause di beatificazione e canonizzazione.(fonte Treccani.it)

I miracoli come i sogni non sempre si avverano "gratuitamente". Bisogna creare le condizioni affinchè si realizzino, bisogna saper seminare, ma bisogna sapere come, dove e quando raccogliere i frutti...

Quanto costa e come si "PAGA" un MIRACOLO? Non sono ne un teologo, ne un economista, ma comunque mi sono divertito a stilare una piccola "to do list del miracolo":
1) avere una grande Fede;
2) aver chiaro in mente e nel cuore quale miracolo richiedere;
3) pregare ed intercedere, dedicare cioè del tempo, affinchè il miracolo si avveri;
4) agire nella vita in modo caritatevole in modo da restituire al prossimo un pò di quello che si "spera di ricevere"
5) non perdere mai la speranza, ovvero non distogliere mai lo sguardo dall'obiettivo
6) non essere gelosi, invidiosi dei "miracoli"/"successi" altrui.

In conclusione possiamo dire:
"Ci sono due modi per vivere la propria vita: uno è quello di pensare che non esistono miracoli e l'altro quello di pensare che ogni cosa è un miracolo" (A.Einstein)