Quando ho trovato questo libro, "Il gioco delle nuvole", in libreria mi sono a dir poco stupito ed incuriosito, in quanto cosciente del fatto che l'autore era scomparso lo scorso anno e che ci aveva lasciato quale suo "testamento", oltre ai numerosi articoli, il suo libro "L'albero dei mille anni". Andando a leggere la seconda di copertina, come mia abitudine, scopro che Giuseppe Di Piazza, ex collega ed amico di Pietro Calabrese, ha raccolto i pensieri e le riflessioni di Calabrese pubblicati nei vari editoriali di questi ultimi anni. I capitoli, catalogati per argomenti e presentati al lettore in rigoroso ordine alfabetico offrono un sunto dell'Italia di questi ultimi anni, di un'Italia che per certi aspetti non c'è più...
Il libro inizia con la lettera "A di Amore" con un "Inno all'amore vero", bellissimo, che merita uno spazio dedicato in un prossimo post; segue la "B di Bellezza", la "C di Crisi" e via via tutti gli argomenti. Argomenti di carattere storico, riflessioni su episodi di giornalismo, ecc.
Nel libro c'è una sezione particolare dedicata "all'amico Gino" ed alla sua "avventura con la malattia", già trattati nel libro "L'albero dei mille anni"; una sezione che mette a nudo questo terribile male che una volta si aveva paura anche a nominare. Oggi fortunatamente le cose sono cambiate e se ne può parlare liberamente senza "sentirsi in colpa", sempre più persone colpite da questo male ci fanno partecipi della loro "lotta" perchè solo combattendolo si può avere qualche possibilità di sconfiggerlo. Sapere della guarigione di qualcuno equivale ad un'iniezione di positività, ottimismo, fiducia.
Amante degli animali, Pietro Calabrese e Giuseppe Di Piazza, dedicano una sezione ai "dialoghi tra Pippo e Tuna tradotti in umanese" i quali però devo dire non mi hanno entusiasmato più di tanto.
Resta però nel cuore il Valore di un Grande Libro e di un Grande Uomo che ho avuto la fortuna di "conoscere" solo dopo la sua scomparsa. Un libro che mi ha offerto (e spero vi offra) tanti spunti di riflessione, tanti argomenti trattati che comunque conoscevo li ho riletti con un altro punto di vista. Un libro che, mentre lo leggevo, mi ha fatto correre con l'immaginazione nei luoghi dove si svolgevano i fatti, la stessa immaginazione che usavo anch'io da bambino quando, sdraiandomi a terra ad osservare il cielo, giocavo al "gioco delle nuvole".
Se non avete mai giocato con la forma delle nuvole, vi siete persi un mondo di delizie. Parlo di quando siete diventati adulti, no di quando eravate bambini.
Per tutta la vita Pietro Calabrese ha fatto il gioco delle nuvole. Un momento di divertimento puro e fine a se stesso, ma anche di riflessione alta, libera dai condizionamenti della quotidianità. Cercare di indovinare a quale oggetto, persona o animale assomigli una nube in cielo è un trampolino che lancia il pensiero su traiettorie audaci e inesplorate. Insieme è un esercizio della mente che si abbandona così a ragionare di tutto: di vita, bellezza, equità, umanità (e dei loro opposti), solo per citare una manciata di spunti possibili. Questo volume, arricchito da un prezioso brano inedito, raccoglie pagine straordinarie che Pietro Calabrese, maestro del giornalismo italiano recentemente scomparso, ha scritto negli ultimi anni della sua vita. Sono disgressioni della mente in ogni ambito dell'esistenza - dalla A di Amore alla Z di Zoo, passando per la G di Giustizia, la L di Libri, la P di Politica, la S di Spiritualità... - che ci spingono a ripensare, approfondire, meditare, magari ribaltando le nostre convinzioni. Come lasciandoci andare a un sognante gioco delle nuvole che, però, può poi offrirci una visione più lucida su ciò che ci circonda. Dopo che "L'Albero dei mille anni", il libro in cui Calabrese ha raccontato il periodo della sua malattia, ha commosso e affascinato decine di migliaia di lettori, questo secondo volume postumo regala ancora i suoi sguardi e le sue intuizioni sul mondo in cui viviamo e su noi uomini".
1 commento:
Caro Dante,
lascia ti ringrazi per questa mail che mi ha fatto ricordare, (complice un viaggio in treno che mi ha permesso di dedicare qualche minuto alle letture non urgenti), che io ero fino a qualche anno fa, tra i "mistici" che traevano energia creativa ed ispirazione, dalla contemplazione delle nuvole.
La tua nota mi ha fatto ricordare quanto quei momenti di ispirazione fossero benefici per me una ventina di anni fa e quanto potrebbero esserlo oggi se ritornassi a dedicare a questa contemplazione un po' della mia attenzione.
Ciao
Achille
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