venerdì 11 agosto 2017

"LA SPIA" di Paulo Coelho

Paulo Coelho è un autore che ho letto con frequenza diversi anni fa, un pò meno negli ultimi periodi. Singolare come questo libro sia arrivato a me dopo diversi passaggi di mano, ad ogni passaggio una recensione positiva che hanno aumentato la mia curiosità.
Un libro che si ispira alla storia vera di Mata Hari (nome d'arte), personaggio vissuto nei primi del 900 che fece tanto parlare di se per le sue attività artistiche molto discusse e criticate per l'epoca. Attraverso la storia e le vicende vissute dalla protagonista, l'autore ci racconta della Parigi dell'ottocento e primi del novecento, la "Ville lumiere" con le sue trasformazioni urbanistiche, architettoniche e tecnologiche. Ci racconta di illustri personaggi (artisti, filosofi, scrittori) che hanno vissuto in quella città e che hanno incrociato la vita di Mata Hari. Ci racconta di usi e costumi di Germania e Olanda. Ci racconta infine del conflitto mondiale, di come è iniziato e di come è stato vissuto attraverso gli occhi della protagonista.
Mata Hari è stata artefice e vittima del suo personaggio, con l'unica colpa di aver vissuto nel periodo della Prima Guerra Mondiale dove spesso si veniva accusati, processati e giustiziati senza prove certe. Quello che è avvenuto alla protagonista e che la storia a provato a posteriori.
Nel libro "LA SPIA", l'autore ci racconta la stessa storia vista da due punti di vista diversi: quello della protagonista e del suo avvocato ripercorsa in due lettere. La prima lettera scritta da Mata Hari indirizzata a sua figlia affidata però nelle mani dell'avvocato; la seconda scritta dal suo avvocato indirizzata alla sua assistita ma anche alla donna amata (un amore non corrisposto), forse mai pervenuta a destinazione... Buona lettura.

"La sua unica colpa: 
essere una donna libera" 

Per maggiori approfondimenti sulla storia di Mata Hari: https://it.wikipedia.org/wiki/Mata_Hari

Il libro
LA SPIA (ed la nave di teseo) - Mata Hari, la donna più desiderabile e desiderata del suo tempo. Parigi, prigione di Saint-Lazare, 1917. Una donna attende con fierezza la propria esecuzione. Le rimane un solo desiderio: che sua figlia sappia la verità; che la figlia, che lei non vedrà mai crescere, non creda ad altri che a sua madre. E così prende carta e penna per raccontarle la sua vita avventurosa e controversa. Lei, che attende la fine a Saint Lazare, è Mata Hari, la donna più desiderabile e desiderata del suo tempo: ballerina scandalosa, seduttrice degli uomini più ricchi e potenti del suo tempo, capace di diventarne cortigiana, amante e fidata confidente; e, forse per questo, di suscitare gelosie e invidie nelle donne e mogli della aristocrazia parigina. Lei è la donna dai molti nomi: Margaretha, il nome di battesimo; Mrs McLeod, come la chiamavano aJava; H2T, il nome in codice che i tedeschi le avevano dato in guerra. Il passato di Mata Hari è oscuro, il presente pericoloso: ha dedicato la sua vita alla libertà e al desiderio, ha sfidato i pregiudizi della società. E ora sconta l'accusa infamante di spia. Ma la sua unica colpa è stata di essere una donna libera.

L'autore
PAULO COELHO -Prima di acquisire una notorietà internazionale e divenire un autore di best-seller mondiali, ha dovuto superare molti ostacoli. Durante l’adolescenza, ha subito la terapia degli elettroshock: accadde quando, tra il 1966 e il 1968, i genitori lo fecero ricoverare per tre volte in un ospedale psichiatrico, reputando un segno di pazzia il suo atteggiamento ribelle. A causa della frequentazione di alcuni ambienti artistici, venne incarcerato e sottoposto alla tortura fisica per presunte attività sovversive contro la dittatura brasiliana. Più tardi,  incontrò la rock star Raul Seixas e aderì al movimento hippie, vivendo quella che venne considerata l’età "dell’amore e della pace”, l’epoca di “sesso, droga e rock’n’roll”. Insieme, tra il 1973 e il 1982, i due artisti composero circa 120 canzoni, che rivoluzionarono la musica pop in Brasile. Hippie, giornalista, rock-star, attore, commediografo, regista teatrale e produttore televisivo; un insieme di attività che si interruppero nel 1982 durante un viaggio in Europa. A Dachau, e qualche tempo dopo ad Amsterdam, Paulo ebbe un incontro mistico con “J”, il suo futuro mentore, che lo convinse a percorrere il Cammino di Santiago de Compostela, un pellegrinaggio medievale la cui strada si snoda tra Francia e Spagna. Nel 1986 Coelho percorse il Cammino di Santiago: fu lì che riabbracciò il cristianesimo, ritrovando quella fede che gli era stata trasmessa dai gesuiti durante il periodo della scuola. Egli avrebbe descritto questa esperienza nel suo primo libro, Il Cammino di Santiago, pubblicato nel 1987 e tradotto in Italia nel 2001 da Bompiani. 
L’anno successivo, uscì la sua seconda opera, L’Alchimista (pubblicata in Italia nel 1995 da Bompiani), quella che gli consentì di ottenere una fama mondiale. Tra le altre sue opere troviamo Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto (1996), Monte Cinque (1998), Manuale del guerriero della luce (1997), Veronika decide di morire (1999), Il diavolo e la signorina Prym (2000), Undici minuti (2003), Lo Zahir (2005), Sono come il fiume che scorre (2006), Henry Drummond, il dono supremo (2007), La strega di Portobello (2007), Brida (2008), Il vincitore è solo (2009), Amore (2010), Le Valchirie (2010), Aleph (2011), Il manoscritto ritrovato ad Accra (2012) e Adulterio (2014), tutte pubblicate da Bompiani. Nel 2016 pubblica con La nave di Teseo La spia. Paulo Coelho ha ricevuto numerosi premi internazionali.
Dal 2002 è membro dell'Accademia Brasiliana delle Lettere. Insieme con la moglie Christina Oiticica divide la sua vita tra Rio de Janeiro e l’Europa. Fonte: dal sito ufficiale dell'autore

lunedì 7 agosto 2017

Il diritto di contare - FILM

Alcune volte il mondo cinematografico ci da la possibilità di conoscere storie di personaggi "minori" che però sono stati fondamentali nel progresso umano. E' quello che è successo vedendo il film "Il diritto di contare". Un film sconvolgente e sorprendente sotto tanti punti di vista. Nella corsa allo spazio degli anni 60 mai avrei pensato che i calcoli delle traiettorie venissero fatti a mano, da un team di donne (di colore) che lavoravano per la NASA. Perchè è importante sottolineare "donne di colore"? Perchè fino a pochi decenni fa (oggi sembra un tempo remoto in realtà parliamo di circa 50 anni) nell'America della Libertà, nello Stato della Virginia vigeva la segregazione razziale, con tutte le differenze del caso tra persone bianche e persone di colore. La forza di questo film e di queste donne che sono vissute realmente è proprio questa: affermarsi sia come professioniste e sia come Persone. Durante il film ci sono tante scene che fanno riflettere, una però mi ha particolarmente colpito; ad abbattere la barriera della "diversità" non è stato un evento particolare, ma attraverso la competenza, il lavoro ed i risultati ottenuti da queste "donne di colore", l'uomo bianco ha capito che se voleva guardare oltre le stelle, doveva abbattere prima di tutto le barriere culturali ed i pregiudizi che vigevano. Buona visione.

IL FILM - Recensione di Marzia Gandolfi Nella Virginia segregazionista degli anni Sessanta, la legge non permette ai neri di vivere insieme ai bianchi. Uffici, toilette, mense, sale d'attesa, bus sono rigorosamente separati. Da una parte ci sono i bianchi, dall'altra ci sono i neri. La NASA, a Langley, non fa eccezione. I neri hanno i loro bagni, relegati in un'aerea dell'edificio lontano da tutto, bevono il loro caffè, sono considerati una forza lavoro flessibile di cui disporre a piacimento e sono disprezzati più o meno sottilmente. Reclutate dalla prestigiosa istituzione, Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson sono la brillante variabile che permette alla NASA di inviare un uomo in orbita e poi sulla Luna. Matematica, supervisore (senza esserlo ufficialmente) di un team di 'calcolatrici' afroamericane e aspirante ingegnere, si battono contro le discriminazioni (sono donne e sono nere), imponendosi poco a poco sull'arroganza di colleghi e superiori. Confinate nell'ala ovest dell'edificio, finiscono per abbattere le barriere razziali con grazia e competenza.
La qualità più grande del film di Theodore Melfi è quella di sfogliare una pagina sconosciuta della NASA. Pagina 'bianca' coniugata fino ad oggi al maschile. Se la storia, il contributo delle scienziate afroamericane alla conquista dello spazio, è una novità, la maniera di raccontarla è convenzionale ma non per questo meno appassionante. 
Il diritto di contare mette in scena efficacemente il razzismo e il sessismo ordinario dei bianchi, concentrandosi sui drammi silenziosi che muovono la Storia in avanti. Suscettibile di incontrare il favore di un largo pubblico, Melfi sa bene quando spingere l'emotività dislocando lo sguardo sul romance di Katherine e James, Il diritto di contare segue la storia dell'esplorazione spaziale americana attraverso lo sguardo di tre eroine intelligenti e ostinate che hanno cambiato alla loro maniera il mondo. Hanno doppiato la 'linea del colore', inviato John Glenn in orbita e Neil Armstrong sulla Luna...continua la lettura su www.mymovies.it 
Guarda il trailer: