sabato 26 maggio 2012

"Formazione" di H.Ford

"Chiunque continua ad imparare resta giovane. La più grande cosa nella vita è mantenere la propria mente giovane". (Henry Ford)

Il lavoro secondo San Francesco

"Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista".
(San Francesco d'Assisi)

venerdì 25 maggio 2012

"L'intelligenza musicale come modello e risorsa nei processi formativi aziendali"

Nella bella e suggestiva location dell'Azienda Agricola "Agriverde" (www.agriverde.it), si è svolta, giovedi 24 maggio 2012, la prima tappa del progetto "OPERA - Gestire le Persone è un mestiere o un'arte?"; progetto ideato ed organizzato dall'associazione AIDP Abruzzo e Molise. Questo progetto ha lo scopo di distogliere dal quotidiano, toccare le corde dell'emozione e stimolare la creatività, le idee, i pensieri.
Relatore del primo appuntamento dal titolo "L'intelligenza musicale come modello e risorsa nei processi formativi aziendali" il Maestro Giorgio Fabbri. (www.soundgenius.org).

Andiamo a vedere di seguito alcuni dei principali temi trattati:

Platone, 2500 anni fa, affermava: "La musica non deve mirare solo al divertimento, ma a formare armoniosamente le personalità dei cittadini."


La musica per formare armoniosamente le personalità: che idea meravigliosa! A chi non piacerebbe possedere le qualità di una personalità armoniosa, energia, forza, ottimismo, coraggio, lucidità, creatività, intuito, potere, equilibrio, ricchezza, armonia, pace?

A distanza di 2500 anni, le moderne neuroscienze stanno dimostrando che Platone aveva ragione: il linguaggio dell'arte è un mezzo straordinario
per lo sviluppo e la crescita della persona.

come Vittorio Gallese, componente dello staff degli scienziati scopritori dei neuroni specchio: Ecco come si esprime a questo proposito un neuroscienziato 

"Da un certo punto di vista, l’arte è superiore alla scienza.
Con una capacità di sintesi probabilmente inarrivabileda parte della scienza, le intuizioni artistiche ci fanno comprendere la natura umana, spesso molto di più rispetto all’approccio scientifico."
Comprendere la natura umana è il primo indispensabile  passo per consentire un processo di crescita.
Nello specifico le neuroscienze dimostrano che l'intelligenza musicale:
- favorisce il bilanciamento degli emisferi,
- potenzia le capacità emozionali e inconsce,
- sviluppa il pensiero automatico e parallelo,
- rafforza le abilità psicomotorie,
- migliora le capacità di interazione con gli altri.

Sviluppare il genio musicale consente quindi di accedere alla parte più potente della nostra mente, che, paradossalmente è anche quella meno utilizzata e di sviluppare il potenziale del nostro cuore.

Alla base di quanto espresso, due semplici ma fondamentali domande: Cos'è la Musica? A cosa serve? La Musica è un linguaggio universale, è una forma di intelligenza e come tale serve a trasmettere e a comunicare.

Tante le analogie con il mondo aziendale a cominciare dalle parole:
LE PAROLE DELLA MUSICA, LE PAROLE DELL'AZIENDA
RITMO = Disciplina
ARMONIA = Organizzazione
MELODIA = Creatività
INTENSITA'/TIMBRO = Emozione

Perchè usare l'INTELLIGENZA MUSICALE  in contesti diversi da quelli classici tipo i contesti aziendali? Per sviluppare processi automatici, passare da uno stato di fatica allo stato di flessibilità, semplicità.

Il comportamento della mente musicale:
- attiva l'intelligenza emozionale come strumento decisionale
- attiva consapevolmente il pensiero automatico e parallelo
- attiva una comunicazione continua

CONOSCERE LA MUSICA E' COME CONOSCERE IL NOSTRO CERVELLO E CONOSCERE LE CAPACITA' PIU' NASCOSTE"

Caratteristiche del CERVELLO TRINO:
1) CERVELLO RETTILIANO  - Congenito - VELOCITA' - Sopravvivenza, Riproduzione - Ama lo status quo
2) CERVELLO LIMBICO - Acquisito da 0 a 5 anni - EMOZIONE - Sentimento e Calore - Ama lo status quo
3) NEOCORTECCIA - Acquisito dai 7 anni in poi - CONTROLLO - Intelligenza e Ragionamento - Ama il cambiamento

Su questa base il Maestro Fabbri ha coniato il SOUND GENIUS SYSTEM che si divide così:
- PENSARE E AGIRE COME PERSONE GENIALI
- ANALIZZARE LE MENTI E LE OPERE  DEI GRANDI GENI DELLA MUSICA 
- AVVALERSI DI INNOVATIVE TECNICHE PER APPRENDERLE
- ESTRARNE STRATEGIE TRASFERIBILI NELLA VITA PROFESSIONALE

Il Sound Genius System si divide in 4 modelli:
- MONO MIND GENIUS
- MULTI MIND GENIUS
- OVER MIND GENIUS
- OPEN MIND GENIUS

"Dio ha creato l'armonia del mondo e Mozart l'ha messa in musica" (A.Eistein)

Chi è Giorgio Fabbri?
Musica e teatro, leadership e management, formazione e divulgazione, sono i principali ambiti che caratterizzano i trent’anni anni di vita professionale di Giorgio Fabbri.
Nella sua attività professionale si ricordano:
- oltre 500 concerti eseguiti in Italia, in tutta Europa e negli USA, in collaborazione con artisti
come Luciano Pavarotti, Mirella Freni, Carla Fracci, Arnoldo Foà, Michele Placido, Moni
Ovadia, con premi in concorsi e numerose incisioni discografiche;
- oltre mille eventi ideati, organizzati e realizzati in tutta Italia, in Europa, in America e in
Giappone, in collaborazione con soggetti pubblici e privati di primo piano;
- decine di workshop e laboratori di formazione realizzati per Università (Padova, Ferrara,
Siena) e per Organizzazioni Aziendali (Confindustria, Confartigianato, Associazione Bancari
Italiani, Monte dei Paschi di Siena, Abbott, Sanofi-Avensis, ecc. per conto di Amicucci
Formazione)
La sua attività di formatore è concretamente derivata dalla sua esperienza personale e
professionale e dalla sua attività di ricerca.
Particolarmente significativo e rilevante l’approfondimento nei campi delle neuroscienze
(Programmazione Neurolinguistica e Neuromusic) e delle più innovative tecniche energetiche (EFT,
TAT, Z-Point, Dynamind, The Work, AIT, Psych-key, DNA Heling), fino alle più recenti conoscenze nel
campo delle tecniche quantistiche (tra i primi operatori certificati della tecnica Quantum Healing
Lights).

E’ Practitioner PNL e operatore certificato in:
- EFT – Emotional Freedom Tecnhiques;
- Quantum Healing Lights;
- Psych-K;
- PEAT – Primordial Energy Activation

Le tecniche che insegna sono quelle che ha testato e verificato in prima persona, sia in ambito
personale, sia nel ruolo di leader e manager, nel quale ha ottenuto eccellenti risultati grazie agli
strumenti e alle tecniche conosciuti.
A titolo di esempio, in soli tre anni, sotto la sua direzione, il Conservatorio di Musica di Ferrara ha
raddoppiato il numero degli studenti iscritti, ha avviato una fitta rete di collaborazioni e
convenzioni in ambito nazionale e internazionale, ha realizzato ogni anno oltre 200 eventi di
produzione artistica alcuni dei quali circuitati in tutta Italia, in Europa e in Giappone, ha aperto una
nuova sede succursale, ha ottenuto finanziamenti e sponsorizzazioni per oltre due milioni di euro.
La sua esperienza è raccontata nel volume “Come un’orchestra – Fare musica insieme per
crescere insieme”, appena pubblicato dall’editore Franco Angeli, scritto con Luciano Ballabio e
Francesco Senese, con prefazione di Salvatore Accardo e Enzo Spaltro.

Capire...

"Capire è difficilissimo. Farsi capire è una smisurata ambizione".
(Henri Frédéric Amiel - filosofo e poeta svizzero)

martedì 22 maggio 2012

"Rinuncia e Valori" di Simone Moro

tratto dall'articolo su "Millionaire" mese di maggio 2012

"Se sono vivo e parlo delle mie imprese non è solo grazie alla fortuna. In un terzo delle mie imprese, io ho saputo fermarmi, quando il rischio era troppo alto. La rinuncia non è da sfigati, ma da virtuosi. Rinunciare significa posticipare il successo. Se poi quello che faccio deve servire anche a livello educativo, anche per i miei figli, il messaggio è che per un sogno ha senso rinunciare, non morire".
(Simone Moro)

per saperne di più: www.simonemoro.com

"La Paura" di Simone Moro

"La paura è il miglior alleato, a patto che non sconfini nel panico. Perchè in montagna non c'è il rewind: se hai fatto una cazzata sei fottuto"
(Simone Moro)

per saperne di più: www.simonemoro.com

venerdì 18 maggio 2012

Matrimonio


"Tutto il matrimonio è un atto di glorificazione a Dio: cullare un bambino, pranzare insieme, lavare la biancheria, curare la propria persona, vestirsi... sono tutti atti liturgici. Niente va perso." 
(R. Bonetti Dire L'amore con corpo ed anima, ed. San Paolo 2002, pp 40-41 ss.)

mercoledì 9 maggio 2012

Un mondo USA e GETTA

Qualche giorno fa, come tutte le mattine, mi stavo facendo la barba con il mio rasoio "Bic usa e getta" e pensavo tra me..."perchè si chiama usa e getta se a me dura almeno 20 giorni?". Da qui alcune considerazioni, ovvie per molti, sul nostro sistema consumistico che ci spinge sempre più a SOSTITUIRE piuttosto che RIPARARE.
Spesso il nuovo acquisto: abbigliamento, auto, telefonia e nuove tecnologie, non viene fatto per bisogno o perchè il bene è rotto o usurato, ma semplicemente perchè è fuori moda o per usare un termine noto "OBSOLETO".
Una volta, e non un secolo fa, gli abiti venivano rammendati, gli elettrodomestici e le auto riparate; oggi invece sono proprio i tecnici che spingono al nuovo acquisto in quanto i pezzi di ricambio spesso non esistono essendo gli articoli ad alto rischio di "obsolescenza", oppure i pezzi di ricambio sono troppo costosi e "non vale la pena...".

Qualche mese fa, ho avuto un problema tecnico con la mia auto, una Fiat punto (anno di immatricolazione 2001), il meccanico ha fatto un preventivo di 1000 euro circa e mi ha detto "non vale la pena ripararla, ti conviene cambiarla!...". Se ragioniamo dal punto di vista dell'obsolescenza il ragionamento è giusto in quanto il bene in questione si è svalutato, ma per poter cambiare la macchina avrei dovuto spendere almeno 8/9.000 euro per un'altra Fiat Punto "USATA"...

Un altro prodotto tipico "dell'usa e getta" è il pannolino usato dai bambini. Questo prodotto ha una doppia ripercursione: ambientale ed economica. Essi sono infatti una enorme fonte di inquinamento ambientale, essendo uno dei rifiuti più anti-ecologici che esistano sul pianeta. Basti pensare che un pannolino, in media ci impiega 500 anni per degradarsi completamente! Considerando poi, che un bambino piccolo, nei primi 3 anni di vita consuma circa 4.200 pezzi di questo prodotto il problema ambientale diventa veramente serio.
Possibile che nell'era della "GREEN ECONOMY" nessuno abbia proposto prodotti alternativi e più "GREEN"? Considerando comunque che incidono sul budget famigliare per circa 1.300 euro (stando attenti alle offerte!!!).

Con questi ragionamenti, e mal costume, entriamo (o ci fanno entrare) in un vortice che ci spinge sempre ad acquistare l'ultimo modello di un prodotto o il prodotto più semplice e comodo da usare, anche se più costoso e più pericoloso per l'ambiente.
Che fare allora? Purtroppo in me non ho le risposte (magari...) ma solo tante domande e punti interrogativi (???), essendo anch'io per primo immerso in questo consumismo. La domanda che mi pongo (e vi pongo): come possiamo migliorare questo nostro mondo? Che sterzata possiamo dare alla nostra vita e alle nostre abitudini?
Invito i nostri amministratori cittadini, di nazione, e del mondo, insieme alle maggiori aziende a ripensare prodotti e stili di vita più sobri che portino comunque un benessere generale per gli Uomini e per l'Ambiente.

martedì 8 maggio 2012

Starbucks - La storia

Ci sono marchi aziendali che per natura e particolare appeal si sono saputi duplicare in tutto il mondo ed in alcuni casi sono stati i "simboli della globalizzazione". Ma questa globalizzazione/presenza globale di punti vendita è possibile solo se gli abitanti di quella nazione apprezzano l'azienda ed i prodotti che offre. Da appassionato di storie imprenditoriali, e da addetto al settore della ristorazione non potevo fare a meno di citare nel mio blog la bellissima storia di STARBUCKS e del suo visionario fondatore, storia che ho tratto dal libro "McItalia". A completamento di questa mia introduzione devo dire però che non ho avuto ancora il piacere di vivere personalmente "l'esperienza Starbucks", voi l'avete vissuta? Cosa ne pensate? Riscontrate quanto vissuto da voi in questo articolo? Buona lettura...

Trovatelo un imprenditore come HOWARD SCHULTZ. Forse non sarà famoso come Steve Jobs, mitico fondatore della Apple, o come Bill Gates di Microsoft, eppure questo ragazzo del 1953, nato in una casa popolare di Brooklyn, ha cambiato la società americana almeno quanto i primi due. Schultz, infatti, è l' "inventore" di STARBUCKS, ovvero l'uomo che ha insegnato agli Stati Uniti a bere il caffè. Ma la cosa più straordinaria è un'altra. L'idea magica, la formula che ha trasformato una piccola catena locale in un colosso, con oltre 17.000 negozi disseminati in 55 Paesi e quasi 11 miliardi di ricavi nel 2010, gli è venuta in Italia.
Ancora oggi Howard non smette di raccontarla quella folgorazione che lo raggiunse a Milano nel lontano 1983. Immaginate la scena: un bar elegante vicino Piazza Duomo, il bancone in legno, il barista che sorride ai clienti. Schultz ha appena 30 anni e un robusto bagaglio professionale dietro le spalle: ha venduto casalinghi in giro per gli Stati Uniti, poi ha lavorato per la Xerox e per un gruppo svedese che commercializza il caffè. Tanta esperienza, dunque, e un mucchio di scarpe consumate per andare in giro a caccia di clienti. Ma quella volta l'ex ragazzo di Brooklyn assistette a qualcosa di diverso. Un episodio che gli avrebbe cambiato la vita.
Sembra che quel barista muovendosi con grazia e precisione - ricorda Schultz nelle sue interviste - danzasse macinando i chicchi di caffè, scaldando il latte, distribuendo le tazzine, preparando i cappuccini mentre chiacchierava con i clienti seduti al bancone. Tutti in quella simpatica caffetteria parevano conoscersi fra di loro ed io avevo la sensazione di assistere a un vero e proprio rito quotidiano. "Espresso?" mi domandò sorridendo.
Per il giovane americano si trattò di una rivelazione: "Pensai che quello non fosse il suo lavoro bensì la sua passione".
Il resto della storia è meno lineare di quanto non ci si possa aspettare. Intanto occorre sottolineare come Howard non sia stato il fondatore di STARBUCKS che, invece, fu lanciato nel 1971 a Seattle da due insegnanti e uno scrittore per vendere chicchi di caffè agli appassionati della bevanda. Quanto a Schultz s'imbattè in quel negozio una decina di anni dopo nel 1981. E divenne subito una questione di naso. A sedurlo, infatti, fu il profumo speziato del caffè, quell'armonia olfattiva dalle note complesse e penetranti che avrebbe modificato i suoi piani futuri. Ancora oggi il personale delle 17.000 caffetterie Starbucks ha il divieto di presentarsi al lavoro con un profumo troppo forte: guai ad interferire con l'aroma del caffè!
Nel giro di un anno Schultz diventò azionista di Starbucks. E così tornato da Milano, si presentò davanti ai suoi soci con una bella idea in tasca: trasformare la torrefazione in una catena di caffetteria all'italiana, dove fosse possibile sedersi per gustare in pace il proprio caffè. Possiamo immaginarci la sua delusione quando la proposta venne bocciata. Il motivo: il caffè, sostenevano gli azionisti, andava preparato e bevuto in casa; meglio restare concentrati sul proprio core business senza disperdere soldi ed energie in avventure da esiti improbabili. Oggi, alla luce del successo planetario di Starbucks, sembra impensabile, eppure le opinioni dei partner di Howard apparivano supportate dai dati. Negli Stati Uniti degli anni '80, infatti, il caffè era una bevanda di nicchia destinata a un gruppo composto da un manipolo di appassionati. Ancora nel 1989 si contavano in tutti gli USA appena 585 caffetterie (nel 2010 sarebbero diventate oltre 24.000) mentre sei anni prima nella sola Milano c'erano 1.500 bar. E allora?
Chiunque al posto di Schultz si sarebbe scoraggiato. Non il ragazzo di Brooklyn che avrebbe reagito rimboccandosi le maniche per fondare una nuova catena di caffetterie scegliendo il marchio "made in Italy": "Il Giornale". Passarono gli anni e nel 1987 i tre soci di Starbucks decisero di vendere. Howard si fece subito sotto e rilevò la società fondendola con "il giornale" e creando così la STARBUCKS CORPORATION. Ed è proprio a questo punto che il self made man americano avrebbe mostrato la pasta di cui era fatto. Un altro si sarebbe limitato a copiare pedissequamente il modello del bar all'italiana. Oppure si sarebbe concentrato sull'obiettivo di mantenere i prezzi bassi contenendo i costi. O ancora avrebbe scelto di standardizzare l'aspetto dei negozi per favorire la riconoscibilità della catena. Le scelte di Schultz invece furono di altro tenore. E puntarono sull'aspetto emozionale della faccenda, ovvero su come fosse possibile trasformare l'esperienza di bere un caffè in qualcosa di indimenticabile. La sfida per Howard era ed è "mettersi nei panni dei clienti, capire come vivono quotidianamente e creare per loro un fantastico ambiente". E difatti, fin dall'inizio della sua avventura imprenditoriale, egli decise di puntare sulla piacevolezza degli interni di Starbucks. L'importante per Schultz era che la gente oltre a entrare  nei suoi locali ci si trovasse bene. Che quindi desiderasse restarci a lungo e che poi volesse tornarci. Ancora oggi è così: puoi sederti, rimanere per ore e nessuno ti dirà nulla. Ecco perchè nel corso degli anni le caffetterie Starbucks si sono caratterizzate per la loro comodità, per la musica rilassante e la disponibilità del wifi. Ma anche per un personale molto gentile, addestrato a chiamare per nome i clienti abituali, contribuendo a creare  all'interno delle caffetterie quel clima intimo e famigliare che ne ha decretato il successo. 
Oggi ci sono città, come New York, dove si possono scorgere 3 o 4 Starbucks a poche decine di metri l'uno dall'altro. Quanto al look italiano si è progressivamente annacquato: diverso il prodotto (il latte utilizzato nei "beveroni" è sempre più pervasivo) differente il look dei locali che si sono progressivamente adattati ai gusti di una clientela sempre più eterogenea.
Molti appassionati di Starbucks in Italia si chiedono "Quando arriverà il marchio americano nel Belpaese?". E' lo stesso Howard Schultz che in un'intervista al Corriere della Sera dice "Il mio sogno, ora è di aprire  uno Starbucks spettacolare in Italia che sia la quintessenza della mia catena".
Non ci resta che aspettare...

tratto da "McItalia" di R.Fontanelli, G.Lonardi

giovedì 3 maggio 2012

Simona Atzori (2)

tratto da "E li chiamano disabili" di Candido Cannavò

Un sorriso colto all'improvviso ma non per caso è l'immagine che voglio dare di me alle persone che entrano in quello che ho chiamato "Il mio mondo". Questo è un sorriso d'amore, quell'amore che io provo per la mia vita e per le persone che che la compongono, e per quelle che ne vorranno fare parte e quelle che vorranno condividere il dono che ho ricevuto dalla vita: il dono del sorriso...

Io sorrido in tanti modi
Sorrido vivendo
Sorrido amando
Sorrido dipingendo
Sorrido danzando

Dove - nel mio mondo - sorridere significa solamente vivere.
(Simona Atzori)

martedì 1 maggio 2012

Oscar Pistorius

"Quando la gente mi chiede: "Cosa provi ad avere due gambe artificiali, io rispondo: non lo so, tu cosa provi ad avere due gambe normali?". Non è polemica, Oscar è così da sempre. "Non sono una persona disabile, sono solo una persona senza gambe". (Oscar Pistorius)

tratto da "E li chiamano disabili" di candido Cannavò

Per saperne di più: http://it.wikipedia.org/wiki/Oscar_Pistorius