venerdì 31 gennaio 2014

il destino...

"… Del resto, il destino era scritto nel peso delle cose: tutto quello che sta  in alto prima o poi finirà in basso, tutto ciò che galleggia prima o poi andrà fondo. Tutto ciò che vive prima o poi morirà…"
tratto dal libro "La voce degli uomini freddi" di Mauro Corona

giovedì 23 gennaio 2014

"La Principessa che credeva nelle favole"

Non sempre la frase "e vissero tutti felici e contenti" è la logica e naturale conclusione delle favole. Noi tutti, "principi" e "principesse" attendiamo nella vita l'arrivo del nostro "principe azzurro" o la "principessa rosa"… a seconda dei gusti. Il principe azzurro nell'immaginario collettivo, è l'uomo perfetto, l'uomo (o donna) che ognuno vorrebbe al suo fianco con cui camminare felici nel lungo viale della Vita… Ma è sempre così facile?
Vediamo un po'. Qualche settimana fa ricevo in prestito da una mia collega il libro "La principessa che credeva nelle favole - Come liberarsi del proprio principe azzurro". Un libro a me sconosciuto così come l'autrice Marcia Grad Powers; ma siccome sono abbastanza (molto) curioso inizio la lettura di questa "favola".
Il libro in verità inizia e si sviluppa proprio come una favola, ma piano piano che scorrono le pagine e quindi le vicende della principessa e principe si fanno più chiare il libro assume diverse chiavi di lettura per concludersi con un bellissimo messaggio per ciascuno di noi, sia che siamo delle "principesse" o dei "principini".
Il libro è ricco di belle frasi che sono bellissimi spunti di riflessione e che meritano una certa meditazione trasportandoli perché no nella nostra vita e nel nostro rapporto di coppia. Il libro può essere letto anche in chiave lavorativa sostituendo il "principe azzurro" con le dinamiche e personaggi del mondo del lavoro. Non entro troppo nello specifico per non rovinarvi la lettura…

"L'Amore fa star bene" dichiarò Doc. "In caso contrario, si tratta di un sentimento ben diverso".
"Ma lo sembra…"
"Se soffri più spesso di quando sei felice, vuol dire che non è amore, ma qualcosa di differente che ti tiene intrappolata in una sorta di prigione e ti impedisce di vedere la porta verso la libertà, spalancata davanti a te…"


LA PRINCIPESSA CHE CREDEVA NELLE FAVOLE - Questa favola ha una protagonista speciale. Perché Victoria è una principessa, ma anche qualcosa di più. Lei è tutte quelle donne che, dopo aver trovato il proprio principe azzurro, scoprono come non è tutto azzurro quel che somiglia al cielo, e che non cè dolore più grande dell'essere ferite dalla persona amata. Sgomenta, incredula, Vittoria decide di accettare l'invito di uno strano personaggio, lascia tutto e intraprende il viaggio alla scoperta di sé, sul Sentiero della Verità. Lungo il cammino rischia di annegare nel Mare delle Emozioni, è costretta ad attraversare la sconcertante Terra delle Illusioni. A poco a poco impara a distinguere la realtà dai sogni e comprende che una persona può amarne un'altra solo nello stesso modo in cui ama se stessa: con tenerezza e accettazione o con intransigenza e rifiuto.
E per quanto sia faticoso abbandonare la strada già segnata e apparentemente più sicura,scopre che è possibile trovare nuove vie, e che ci vogliono sia il sole sia la pioggia per fare un arcobaleno. Saper sognare è un dono, ma il sogno può diventare una gabbia dorata se per realizzarlo si accettano così tanti compromessi da perdere di vista la felicità. Perché è giusto credere nelle favole. L'importante è saper accettare che la nostra potrebbe essere diversa da quella che abbiamo sempre immaginato.

Quando si spegne la luce negli occhi

Qualche giorno fa stavo dormendo, e mi era sembrato di non vedere più. Il tutto è durato un attimo, mi è bastato però per restare ancora 10 minuti a letto
nell'oscurità della mia stanza per fare qualche riflessione su uno dei sensi (per me uno dei più importanti): 
LA VISTA.
Attraverso la vista osserviamo, ci diamo una direzione quando camminiamo, usiamo il computer, comunichiamo, e facciamo tante altre cose che però ormai diamo per scontato.
Proprio oggi leggevo che il noto cantante Bocelli sta finanziando insieme al Mit di Boston un GPS per non vedenti in modo da agevolarli quando si muovono in città. Un progetto che sta portando avanti il famoso cantante non tanto per se, che si definisce "un privilegiato" ma per chi nel quotidiano si trova ad affrontare queste problematiche legate alla mobilità territoriale.
In questi 10 minuti di riflessione ho immaginato a cosa potrebbe accadere "quando si spegne la luce negli occhi"
Come sarebbe cambiata la mia vita? Le mie abitudini, il mio lavoro? Il rapporto con la famiglia e la comunità? Il rapporto che oggi ho attraverso il computer, i social network e perché no anche questo blog?  L'immaginazione però non è mai come la realtà e penso che nessuno possa anticipare o prepararsi ad un evento di questo tipo. 
Mentre scrivo sto facendo delle ricerche su internet per vedere cosa esiste oggi nel mondo che può agevolare queste persone, e che "potrebbe agevolarmi" (sicuramente una ricerca superficiale)

Vediamo cosa faccio nel mio quotidiano e cosa potrebbe cambiare:
- non potrei più svolgere il mio lavoro (attualmente lavoro in McDonald's con la funzione di responsabile)…dovrei insomma reinventarmi… (ho trovato un sito www.nonvedenti.it)
- non potrei più guidare ed accompagnare i miei figli
- non potrei avere accesso facilitato al computer ed alle varie applicazioni (dovrei dotarmi di apparecchiature specifiche)
- non potrei più correre come faccio oggi (potrei farlo con un accompagnatore su percorsi prestabiliti e privi di ostacoli). ho visto in rete che esiste un sito http://www.tuttopodismo.it/Disabilincorsa.htm che aiuta in questa pratica.
- non potrei più leggere come faccio oggi. E' vero esistono audiolibri o libri specifici ma vi assicuro che non sono così forniti ed assortiti
- non potrei ammirare la bellezza della natura, del sole, delle stelle, delle montagne del mare… Potrei solo sentirle attraverso il tatto, la pelle, i profumi ed i gusti (per fortuna mi sono immaginato a perdere "solo" la vista)

In questa mia riflessione non posso non ricordare un mio amico che vive a Penne. Il suo nome è Marcello: vive solo in un appartamento, lavora come centralinista al Comune di Penne e  va abitualmente in bici (tandem). Ho sempre ammirato la sua "voglia di normalità". Ogni tanto mi diceva "sono andato al cinema a vedere il film…" e gli dicevo "a vedere?…" rimanevo sbalordito…

A conclusione di questa mia breve riflessione mi vengono in mente due video che mi sono cari e che ho trovato su YouTube. Il primo video racconta di un non vedente che chiede l'elemosina ai passanti…



...Il secondo invece è tratto dal film "Profumo di donna" con Al Pacino










giovedì 9 gennaio 2014

"Lettera a un'amica che ci sarà per sempre" di S.Bambarén

Un detto popolare dice grossomodo questo: "I parenti non ce li possiamo scegliere, gli Amici sì". La "A" maiuscola non è casuale. "Siamo dello stesso sangue", questa un'altra citazione; oppure "Siamo della stessa carne". Già perché in fondo si fa sempre riferimento al "legame di sangue" e non al legame che unisce le Persone, "l'Amore"
L'uomo si sà NON è fatto per stare solo, si crea perciò delle comunità, una di queste si chiama "Famiglia". Nella famiglia si nasce, si cresce, si instaurano le prime relazioni, e tutto va bene. Poi si cresce, si conoscono altre persone e si creano nuovi legami. 
Alcune volte nelle famiglie va tutto bene e ci si vuole sempre bene, con tutti, e si vive in armonia, felici e contenti (almeno così dicono le favole)... Altre volte, ahimè tante, nelle famiglie che crescono e si allargano nascono discussioni che fanno allontanare i componenti: fratelli, genitori e figli, cugini, e chi più ne ha più ne metta. Discussioni, litigi ed invidie (da qui il detto "parenti serpenti") che nascono per diversi motivi e che si trascinano per anni senza soluzioni, ma con una sola azione "ignorarsi". Oppure ci accorgiamo che i parenti che da piccoli ci erano così vicini, man mano che diventavamo grandi si allontanavano sempre più da noi (o noi da loro).
Poi ci sono gli Amici con la "A" maiuscola che entrano casualmente nella nostra vita, ma con noi condividono gioie e dolori, sorrisi e lacrime, per molto tempo. Alcuni li frequentiamo spesso, altri meno, ma l'intensità del rapporto è la medesima. Con loro giochiamo, ci confrontiamo, ci confidiamo, spesse volte più che con un genitore o un fratello/sorella. Con loro viviamo le nostre esperienze di crescita e crescendo quelle di vita. 
Nessuno ci obbliga a stare insieme, a frequentarci a volerci bene, ed è per questo che ci "amiamo". Sì perché penso che gli Amici veri si amano e sono disposti a donarsi gli uni verso gli altri, in nome di quel rapporto che si chiama AMICIZIA ma con il tempo ed in pochi importanti casi si trasforma in FRATELLANZA.
Alcune volte queste amicizie nascono tra i banchi di scuola, altre negli incontri che facciamo nella vita, ed altre volte ancora sul posto di lavoro: persone che fino a quel giorno non si conoscevano si trovano, si scoprono e si ritrovano a camminare insieme nel lungo viale chiamato "vita"; ed io attraverso il mio lavoro sono stato e sono testimone di questi incontri d'Amore e di Amicizia.

Questa mia riflessione vuole introdurre il libro di Sergio Bambarén "Lettera a un'amica che ci sarà per sempre". Un libro che racconta l'amicizia tra l'autore e l'amica del cuore, l'amica di sempre Silvia, scomparsa dopo una lunga malattia. Bambarén scrive questo libro per mantenere una promessa fatta all'amica: scrivere un libro sulla loro amicizia, nata sui banchi di scuola ed al legame indissolubile che li ha tenuti vicini per tanti anni, nonostante le difficoltà, i cambiamenti, le distanze. Silvia, l'amica che se n'è andata, rimane così una figura sempre presente, non solo nella memoria, come di solito succede, ma anche nella piccola preziosa testimonianza delle parole scritte. Un testo di grande umanità e di portata universale su un sentimento così importante come l'AMICIZIA.

"Qualche tempo fa una delle persone più meravigliose che io abbia mai conosciuto ha lasciato questo mondo. Si chiamava Silvia. Ci eravamo conosciuti da bambini, quando eravamo vicini di casa e nonostante le nostre strade si siano divise non ci siamo mai persi di vista. Nel corso degli anni ci siamo incontrati molte volte in giro per il mondo e abbiamo continuato a volerci bene. Era una sognatrice, proprio come me" (S.B.)

Un libro che ho letto negli ultimi mesi del 2013 che mi ha fatto fare tante riflessioni e considerazioni. Mi sono ritrovato molto nella figura di Sergio Bambarén, nei suoi conflitti interiori che lo hanno portato a scoprire la sua vera vocazione di essere umano. Mi ha fatto molta tenerezza il passaggio che descrive la morte dell'amica Silvia, della sua lunga malattia, della sofferenza per entrambi, perché un amico deve avere anche la forza e l'amore dove è possibile di accompagnare l'amico/a alla fine del percorso terreno. 
Dedico questo mio commento, questa mia riflessione a tutti i miei AMICI che camminano ed hanno camminato con me sulla strada della Vita.

Dopo tanta sofferenza, Sergio Bambarén saluta così, alla fine del libro la sua Amica:

"Arrivederci, Silvia. Un giorno ci ritroveremo. Fino ad allora, ti terrò per sempre nel cuore. Il tuo Amico per l'eternità, Sergio"

La lettura...