domenica 12 ottobre 2008

"La leadership secondo Peter Pan"


Traggo spunto per questo post dalla prefazione fatta da Roberto Casaleggio al libro "La leadership secondo Peter Pan" scritto da Alessanndro Chelo. Una prefazione che mi ha dato lo spunto per la prossima riunione al personale, ma soprattutto mi ha fatto fare delle riflessioni su ciò che professionalmente svolgo e su quello che vorrei fare in futuro. La maggior parte della mia vita professionale si è svolta nella gestione del personale in varie aziende ed in vari settori ed è un'esperienza bellissima che mi fa crescere giorno per giorno confrontandomi con nuove situazioni e nuove esperienze. Qualche volta mi trovo a parlare con persone che occupano altre posizioni e che svolgono altri mestieri "classici" ed obiettivamente riconosciuti, che sostengono che gestire le persone "non è un vero mestiere"; io ovviamente non la penso cosi e nel brano che segue se ne ha una risposta ed un punto di vista. E voi cosa ne pensate?...
Buona lettura

PREFAZIONE: Attori, uomini politici e giornalisti dicono spesso dei figli che hanno seguito le loro orme: "Non ha ascoltato il mio consiglio, io ero contrario. E' un lavoro duro ed impegnativo". Le stesse parole non si ricordano sulla bocca di un amministratore delegato nei confronti dei propri figli. Può essere che i manager facciano meno notizia, che siano riservati o che non amino parlare con i media, chissà. Sembra in ogni caso una contraddizione.
Gestire un'azienda e, con essa, decine, centinaia di persone, è un lavoro più duro della maggior parte delle professioni: si è responsabili della vita aziendale dei propri colleghi, del loro sviluppo professionale, del loro benessere economico, del fatto che continuino a disporre di un reddito o che perdano il lavoro. E' un mestiere che, se affrontato con senso di reponsabilità, non ti lascia spazi e annulla del tutto la fragile, inconsistente e falsa distinzione tra lavoro e tempo libero. Eppure non una parola da parte di capi azienda per sconsigliare la loro attività. Questo sembra poco comprensibile: per evitare stress e responsabilità ad altri andrebbe detto, anzi gridato. Quali sono i motivi di questo silenzio? Le usuali merci ricevute in cambio: potere, denaro, visibilità? Anche, ma da sole non sono ragioni sufficienti.
La realtà è che guidare un'azienda, un gruppo di persone, equivale alla ricerca degli Argonauti, al viaggio di Ulisse, alla spedizione Apollo 11 sulla luna. E' un'avventura che non sappiamo dove ci condurrà, che condividiamo con altri, che dura la maggior parte della nostra vita. Un percorso che ha bisogno di sogni, di coraggio, di solidarietà. Chi non proverebbe a percorrerlo? E chi ha occhi di maraviglia e, come Peter Pan, l'ingenuità del fanciullo e la determinazione dell'adulto, avrà più consenso, sarà più amato, andrà più lontano, forse raggiungerà l'Isola che non c'è.
Peter, il protagonista di questa storia, è il manager che non si arrende, che vuole tutto, sempre: una società in salute economica, l'applicazione di valori etici, il coinvolgimento sociale, una vera comunità aziendale, il divertimento, la qualità, la creatività, l'invenzione continua del business.
Il capitalismo si nutre anche di cinismo, di profitto, di licenziamenti, di ingiustizie e Peter potrebbe essere confuso con un idealista destinato a soccombere in un mondo troppo diverso da lui. Il rischio esiste, ma solo chi l'ha affrontato e vinto ha realizzato se stesso e svolto una vera missione. Qualche nome? Adriano Olivetti, Enzo Ferrari, Enrico Mattei.
Peter è l'immagine del nuovo manager postindustriale, che vive in azienda e nella società civile, e il cui vero potere, come sostiene l'autore, è nella capacità di sognare.
Peter vuole la luna e sa di poterla ottenere.
Roberto Casaleggio - Managing Director Webegg SpA

1 commento:

Unknown ha detto...

Ciao Dante,
cosa penso?
Che ci sono molte persone che non sanno cosa significa comunicare in maniera presente.
Pensano che parlare sia "normale".
Pensano che capire sia "normale".
Pensano che sanno giá abbastanza.
Pensano che va bene cosí!
Pensano che non si possa cambiare la mente e l´animo delle persone.
Pensano tutto tranne che potrebbero fare qualcosa in piú per loro e per chi hanno intorno.
Io mi impegno ogni giorno (piú che a pensare) a FARE qualcosa di utile, qualcosa in piú, qualcosa che mi renda piú consapevole di me stesso: si chiama MAGIA!
Ma, sempre, ognuno come puó.
Abbi gioia.
Giannicola