giovedì 30 ottobre 2008

"Una nuova avventura"



"La paura fa parte della vita,
I dubbi fanno parte della vita.
A volte anche sentirsi completamente smarriti
fa parte della vita.
Ma non è certo la fine di tutto!
E' soltanto l'inizio
di qualcosa di più grande,
che arricchirà il tuo spirito molto più
di qualsiasi cosa tu abbia vissuto prima"
(Sergio Bambaren)

domenica 12 ottobre 2008

"La leadership secondo Peter Pan"


Traggo spunto per questo post dalla prefazione fatta da Roberto Casaleggio al libro "La leadership secondo Peter Pan" scritto da Alessanndro Chelo. Una prefazione che mi ha dato lo spunto per la prossima riunione al personale, ma soprattutto mi ha fatto fare delle riflessioni su ciò che professionalmente svolgo e su quello che vorrei fare in futuro. La maggior parte della mia vita professionale si è svolta nella gestione del personale in varie aziende ed in vari settori ed è un'esperienza bellissima che mi fa crescere giorno per giorno confrontandomi con nuove situazioni e nuove esperienze. Qualche volta mi trovo a parlare con persone che occupano altre posizioni e che svolgono altri mestieri "classici" ed obiettivamente riconosciuti, che sostengono che gestire le persone "non è un vero mestiere"; io ovviamente non la penso cosi e nel brano che segue se ne ha una risposta ed un punto di vista. E voi cosa ne pensate?...
Buona lettura

PREFAZIONE: Attori, uomini politici e giornalisti dicono spesso dei figli che hanno seguito le loro orme: "Non ha ascoltato il mio consiglio, io ero contrario. E' un lavoro duro ed impegnativo". Le stesse parole non si ricordano sulla bocca di un amministratore delegato nei confronti dei propri figli. Può essere che i manager facciano meno notizia, che siano riservati o che non amino parlare con i media, chissà. Sembra in ogni caso una contraddizione.
Gestire un'azienda e, con essa, decine, centinaia di persone, è un lavoro più duro della maggior parte delle professioni: si è responsabili della vita aziendale dei propri colleghi, del loro sviluppo professionale, del loro benessere economico, del fatto che continuino a disporre di un reddito o che perdano il lavoro. E' un mestiere che, se affrontato con senso di reponsabilità, non ti lascia spazi e annulla del tutto la fragile, inconsistente e falsa distinzione tra lavoro e tempo libero. Eppure non una parola da parte di capi azienda per sconsigliare la loro attività. Questo sembra poco comprensibile: per evitare stress e responsabilità ad altri andrebbe detto, anzi gridato. Quali sono i motivi di questo silenzio? Le usuali merci ricevute in cambio: potere, denaro, visibilità? Anche, ma da sole non sono ragioni sufficienti.
La realtà è che guidare un'azienda, un gruppo di persone, equivale alla ricerca degli Argonauti, al viaggio di Ulisse, alla spedizione Apollo 11 sulla luna. E' un'avventura che non sappiamo dove ci condurrà, che condividiamo con altri, che dura la maggior parte della nostra vita. Un percorso che ha bisogno di sogni, di coraggio, di solidarietà. Chi non proverebbe a percorrerlo? E chi ha occhi di maraviglia e, come Peter Pan, l'ingenuità del fanciullo e la determinazione dell'adulto, avrà più consenso, sarà più amato, andrà più lontano, forse raggiungerà l'Isola che non c'è.
Peter, il protagonista di questa storia, è il manager che non si arrende, che vuole tutto, sempre: una società in salute economica, l'applicazione di valori etici, il coinvolgimento sociale, una vera comunità aziendale, il divertimento, la qualità, la creatività, l'invenzione continua del business.
Il capitalismo si nutre anche di cinismo, di profitto, di licenziamenti, di ingiustizie e Peter potrebbe essere confuso con un idealista destinato a soccombere in un mondo troppo diverso da lui. Il rischio esiste, ma solo chi l'ha affrontato e vinto ha realizzato se stesso e svolto una vera missione. Qualche nome? Adriano Olivetti, Enzo Ferrari, Enrico Mattei.
Peter è l'immagine del nuovo manager postindustriale, che vive in azienda e nella società civile, e il cui vero potere, come sostiene l'autore, è nella capacità di sognare.
Peter vuole la luna e sa di poterla ottenere.
Roberto Casaleggio - Managing Director Webegg SpA

giovedì 9 ottobre 2008

"Il Delfino e le onde della vita"


Oggi voglio condividere con voi l'ultimo libro di uno dei miei autori preferiti: Sergio Bambaren. Il suo ultimo lavoro "Il delfino e le onde della vita" è un libro diverso dal suo stile proprio per i contenuti che tratta e mi ha colpito forse perchè li ho vissuti personalmente: diventare padre, le paure, le incertezze, le aspettative, l'attesa. Consiglio la lettura a chi sta per diventare genitore o lo è diventato. Di seguito vi riporto sia la scheda del libro che un pensiero che ne ho tratto. Buona lettura


Una favola che invita a non smettere mai di sognare.
Daniel Alexander Dolphin, il delfino protagonista del best-seller d'esordio di Sergio Bambarén, torna dopo dieci anni nella laguna dell'isola che aveva lasciato per inseguire i suoi sogni. Il tempo non ha intaccato il fascino di quell'atollo remoto: il sole risplende sulla superficie turchese e magnifiche onde sferzano la barriera corallina, invitando Daniel a lanciarsi in spericolate acrobazie sull'acqua. Ma qualcosa è cambiato nel suo animo... Il lungo peregrinare per mare l'ha arricchito di tanti doni - saggezza, serenità e soprattutto l'amore vero - ma anche di un regalo del tutto inaspettato: una nuova, tenera vita da crescere. Come conciliare il forte richiamo alla libertà con la responsabilità di diventare genitore? Ancora una volta la voce amica dell'oceano viene in suo soccorso e il delfino intraprende un altro viaggio alla scoperta di luoghi incantevoli e di creature straordinarie, per approdare infine a una grande consapevolezza: la libertà autentica abiterà sempre dentro di noi, finché ascolteremo il nostro cuore e i preziosi insegnamenti della natura. Una favola che invita a non smettere mai di sognare; una perla di saggezza per tutti i lettori che sanno cogliere e trasmettere agli altri i segnali di speranza racchiusi nelle piccole grandi meraviglie dell'universo.


"Vivere le esperienze

che la vita ci offre

è un dovere.

Trarne sofferenza oppure gioia,

invece,

è una nostra scelta.


E questa scelta

è la causa,

non la conseguenza,

di un'esistenza felice

o infelice".



Sergio Bambarén è un autore australiano, nato in Perù e vissuto molti anni negli Stati Uniti. Esperto surfista, sensibile alle battaglie ecologiste per la salvaguardia dei mari, ha scritto libri di grande successo, che evocano promontori sconosciuti, brezze d'oceano e cieli d'un azzurro assoluto. E' stato in Portogallo, in una meravigliosa spiaggia circondata da foreste di pini chiamata Guincho, che Sergio Bambarén ha scoperto il significato profondo dell'esistenza e ha trovato un amico davvero speciale: un delfino solitario che gli ha ispirato il primo romanzo, "Il Delfino", pubblicato a sue spese nel 1996.Improvvisamente ogni cosa è cambiata nella sua vita: in Australia Il Delfino ha venduto più di 60.000 copie. Attualmente è stato tradotto in più di 25 lingue comprese il russo, il cantonese e lo slovacco.La conoscenza dell'ambiente marino e la volontà di salvaguardare i cetacei, hanno reso Sergio Bambarén vice-presidente dell'Organizzazione Ecologica Mundo Azul (Blue World), e lo hanno spinto a viaggiare continuamente, nello sforzo costante di preservare gli oceani e le creature che li abitano.

giovedì 2 ottobre 2008

2 ottobre 08 - Giornata mondiale della Non Violenza


"Ci sono cose per cui sono disposto a morire,

ma nessuna per cui sarei disposto a uccidere".

M.K. Gandhi

"Il business è una cosa seria"




Oggi voglio condividere con voi uno degli ultimi brani del libro "A morte le vacche sacre". Un libro che mi ha tenuto molta compagnia in questo periodo, mi ha fatto pensare, riflettere e perchè no sorridere un pò e spero, che attraverso i miei racconti vi sia venuta la voglia di leggerlo oppure riflettere su qualche brano. Questo racconto si trova quasi alla fine del libro e forse non è un caso che si trovi proprio al termine di un percorso perchè in esso è racchiusa una grande morale...scopritela leggendo fino in fondo...buona lettura

Tratto da "A morte le vacche sacre" - "Il business è una cosa seria"
"Questo bocconcino di Vitello Sacro sarebbe a tutti gli effetti una Vacca Sacra, ma è stato dato per scontato per cosi tanti anni che nesuno ha più sentito il bisogno di parlarne se non ultimamente. Un tempo gli affari erano una cosa seria e basta. Negli ultimi anni, però il mercato è cambiato in maniera significativa. Oggi, nell'era digitale, ci sono aziende gigantesche che non hanno nemmeno un ufficio. Migliaia di dipendenti lavorano comodamente da casa, dove, per quanto ne sappiamo, possono collegarsi a un computer indossando pantofole a forma di papera e cappelli a forma di gruviera. L'epoca dell'uomo in completo di grisaglia appartiene al passato. Al giorno d'oggi le colazioni d'affari e i mocassini sono più l'eccezione che la regola. C'è però una reazione a tutta questa crescente libertà e apertura sul lavoro. Sempre più persone sembrano convincersi del fatto che il business debba tornare a essere una cosa seria. Si guarda con nostalgia a come erano le cose un tempo e si vorrebbero recuperare alcuni valori tradizionali. In fondo ci sono in ballo un sacco di soldi. Carriere, opportunità, fortune da mettere in gioco. Tutto questo va preso sul serio. Abbiamo sempre pensato che ci fosse una notevole differenza tra prendere le cose sul serio e prendersi sul serio. A volte non abbiamo la più vaga idea di quale sia questa differenza e quindi in passato, ci è capitato di comportarci in modo del tutto sconveniente e di fare la figura degli imbecilli. Nessuno però pensa che quelli della APPLE siano degli imbecilli. Il numero di prodotti che la Apple ha azzeccato è tale che, in questa era postmoderna del business, l'azienda è diventata l'esempio per eccellenza del successo. E se la Apple ha deciso di non prendere il business troppo sul serio, forse non dovremmo farlo anche noi. In fondo alla lunghissima, incomprensibile e illegibile nota stampata in caratteri piccolissimi sulle avvertenze generali del primo iPod shuffle è riportata la seguente frase: "Non mangiate l'iPod shuffle". Non sappiamo se sia stata inserita di proposito o se sia sfuggita al correttore di bozze, ma ci ha fatto sorridere. Questa curiosa e divertente nota a margine, oltre a strapparci una risata, ci ha fatto sentire un po più vicini all'azienda in questione. Non ci ha fatto dubitare della bontà del prodotto. Ci ha semplicemente fatto sentire bene per un attimo. Quindi scioglietevi un pò. Solo perchè prendete sul serio il vostro business, non dovete per forza essere seriosi dalla mattina alla sera".
E nel vostro posto di lavoro si è seri o seriosi? raccontate la vostra esperienza.

mercoledì 1 ottobre 2008

"Cambiamento"


"Cambiare non significa trasformare cio che e',
ma creare cio che non è"

Franco D'Egidio