lunedì 29 settembre 2008

"Il nostro iceberg si sta sciogliendo"


Oggi vi segnalo un libro molto bello e per me importante che parla di una fantastica storia e di un tema molto chiacchierato e che suscita sempre discussioni: IL CAMBIAMENTO. Ma cosa vuol dire questa parola? Cambiamento è quando cambiamo lavoro, stile di vita, abitudini, partner insomma tutto; ma anche cambiare il nostro atteggiamento verso una determinata situazione o contesto, e questo non è sempre cosi facile. Spero che questo libro possa esservi utile come lo è stato per me. Se lo avete letto mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e quale insegnamento vi ha lasciato.

"Il nostro iceberg si sta sciogliendo" - John Kotter

Una favola semplice che contiene una grande lezione per il lavoro e per la vita

Molti secoli fa, favole e racconti erano considerati una fonte preziosa di insegnamenti e riflessioni. Le favole, in particolare, hanno la capacità di affrontare argomenti seri e controversi, quando non spaventosi, rendendoli chiari ed accessibili a tutti.
Le belle storie non si dimenticano, a differenza di gran parte delle informazioni da cui siamo bombardati quotidianamente. Le storie possono far nascere pensieri, dare insegnamenti importanti e farci capire come utilizzarli nel modo migliore. nel nostro mondo, moderno e tecnologico, rischiamo di dimenticare questa semplice e profonda verità.
La storia che è indicata nel libro ci parla della vita in un mondo in costante CAMBIAMENTO. Una storia con la classica struttura delle favole, che propone metodi e strumenti per far fronte con efficacia ai problemi che ciascuno di noi deve affrontare ogni giorno.
Gestire bene la sfida del cambiamento significa PROGREDIRE. gestirla male vuol dire rischiare il proprio benessere. Se siete esperti del continente nel quale è ambientata la storia "l'Antartide" sappiate che, come in tutte le favole, la vicenda non rispetta propriamente i canoni di un documentario di National Geographic. Se pensate che una storia fantastica condei pinguini per protagonisti sia necessariamente destinata ai bambini, o a qualcuno con meno esperienza di voi, vi renderete conto che questo libro parla di soluzioni a problemi con cui tutti noi dobbiamo fare i conti.

"Questa storia parla di una colonia di fantastici pinguini che vivono sun un iceberg in Antartide, secondo abitudini consolidate dalla notte dei tempi. Un giorno, uno di essi scopre che una minaccia catastrofica incombe sulla loro casa, ma quasi nessuno è disposto ad ascoltarlo. I personaggi del racconto - Fred, Alice, Louis, Buddy, il Professore e NoNo - sono molto simili alle persone con cui entriamo in contatto quotidianamente, persino a noi stessi. La loro è una storia di resistenza al cambiamento e gesti eroici, di confusione e intuizione, di ostacoli apparentemente insormontabili e tattiche ingegnose per affrontarli. Più o meno quel che ci accade intorno, in forme diverse, nel nostro mondo; solo che i pinguini sanno fronteggiare le sfide concrete molto meglio di gran parte di noi. le lezioni racchiuse in questo piccolo volume vi saranno utili nel lavoro e nella vita. Fondato sull'opera innovativa di John Kotter sui metodi per realizzare cambiamenti rapidi e intelligenti, il libro regala consigli preziosi per tutti. E le lezioni dei pinguini sono tanto più importanti quanto più il mondo accelera i suoi ritmi

venerdì 26 settembre 2008

"Non è tempo per noi"


"...Strade troppo strette e diritte, per chi vuol cambiar rotta

oppure sdraiarsi un pò, che andare va bene,

però a volte serve un motivo, un motivo. Certi giorni

ci chiediamo:"è tutto qui?" .E la risposta è sempre SI!


Non è tempo per noi, che non ci svegliamo mai

abbiam sogni però troppo grandi e belli, sai.

Belli o brutti abbiam facce che però non cambian mai

non è tempo per noi e forse non lo sarà mai..."


Ligabue - NON E' TEMPO PER NOI

giovedì 18 settembre 2008

"Il branding costa"



Oggi voglio condividere con voi una tematica attuale e ricorrente: "brand" e "branding", ma soprattutto una case history eccezionale sia dal punto di vista umana che da punto di vista del branding: la fantastica storia di Lance Armstrong e dei suoi braccialetti gialli. Buona lettura

Tratto da: "A morte le vacche sacre"

Il branding costa

Il branding è una componente intangibile ma essenziale in ogni business. Serve a trasmettere un'identità aziendale facilmente riconoscibile e a favorire l'identificazione e la fedeltà del cliente. Pensate agli archi dorati di McDonald's, alla mela Macintosh o al baffo Nike (o alla Croce Cristiana aggiungo io). Quando i vostri prodotti o servizi sono immediatamente riconoscibili attraverso una parola o un'immagine, vuol dire che siete stati "brandizzati": siete destinati alla fama internazionale, a grandi ricchezze e a un po di crema per lucidare il cranio.
Quando si parla di branding, esistono due verità universali: 1) tutti lo vogliono; 2)nessuno se lo può permettere. L'opinione prevalente è che creare un brand immediatamente riconoscibile, benchè sia il desiderio di tutti, è un proposito dai costi proibitivi. L'obiettivo di ogni azienda dovrebbe essere quello di creare un brand forte ed evocativo. Ma no, il processo di creazione di questo brand non deve necessariamente farvi andare sul lastrico.
A questo punto bisogna fare un'importante distinzione tra "branding" (verbo) e "brand" (sostantivo). La forma verbale riguarda tutto lo sfarzo, il marketing e il baccano. Il sostantivo racchiude invece l'essenza di tutto ciò a cui le imprese dovrebbero mirare: la creazione di un'identità aziendale, l'evocazione di una risposta emotiva nel momento in cui un prodotto o un servizio viene nominato o presentato. ogni azienda può provare a comportarsi come un brand senza spendere un centesimo. Per riuscirci, basta "semplicemente" definire i propri prodotti o servizi in modo distintivo e quindi fare in modo che ogni altro aspetto del business si allinei a quella definizione. Il passo successivo a cui di solito tutte le aziende aspirano è rendere il brand universalmente riconosciuto, e questa è la parte che riguarda il "branding". Moltissime aziende abbandonano l'idea di un brand perchè hanno paura che la fase del branding sia eccessivamente costosa.
Ovviamente il branding può essere costoso; a volte spendere un sacco di soldi è il modo migliore per spargere in modo rapido ed efficace la voce che il vostro è un brand degno di nota. La Nike, ad esempio, è una delle aziende più famose al mondo: il suo "baffo" è ammirato in ogni casa, capanna, tenda, tepee, iurta, igloo, caverna e tiki bar del pianeta. Per arrivare ad un simile livello di diffusione la Nike ha speso una fortuna. Il solo Michael Jordan ha preso abbastanza soldi dalla Nikeda fondare un suo continente perfettamente funzionante. E Tiger Woods ne prende abbastanza da comprare l continente di Michael Jordan e spedirlo su Urano!
Qundi la voce che gira ha una certa attendibilità: il branding può essere molto costoso. Ma non bisogna tirarsi indietro.
Il branding non deve necessariamente essere costoso. Assicuratevi solo di avere un brand prima di perdere tempo con tutto il branding. Perchè se davvero avete qualcosa di originale da vendere, possiamo mostrarvi esempi di branding vincente ma a buon mercato...

Superman - Lance Armstrong

Prima di tuffarci in questa appassionante storia di coraggio, biciclette e forza di volontà, c'è una cosa che vorremmo chiarire. Non c'è mai stato, ne mai ci sarà, un uomo più tosto forte e maschio di Lance Armostrong. Non siamo ciclisti ne texani. Ma se uno si azzarda a dire che Lance Armstrong è dopato, allora finisce a botte (parole degli autori!). perchè a quest'uomo era stato il 2% di possibilità di sopravvivere dopo che si era scoperto che aveva metastasi nei testicoli, nei polmoni, nell'addome e nel cervello...e lui che fa? Ti vince il Tour de France sette volte di seguito!
Lance Armstrong ha avuto un profondo effetto sulla nostra cultura. E' riuscito addirittura a far sembrare fico andare in bicicletta. Ha dimostrato che il cancro si può sconfiggere. E ha fatto si che indossare dei braccialetti di neoprene colorati diventasse una moda universale.
Prima di Lance e dei suoi geniali braccialetti Livestrong gialli, le fascette di gomma venivano usate principalmente per tenere insieme le punte dei broccoli. Poi, nel 2004, tutto è cambiato. La Lance Armstrong Foundation voleva raccogliere fondi per la ricerca sul cancro, diffondere informazioni sulla malattia e incoraggiare la gente a vivere la vita nella sua pienezza. Con l'aiuto della Nike (suo sponsor), Lance ha creato questo semplicissimo accessorio. Il costo el prodotto era di pochissimi centesimi, e non c'era ne marketing ne pubblicità. Lance non ha fatto altro che metterselo al polso e scendere in strada.
E' chiaro che un sacco di gente ha la stassa cotta maschile per Armstrong che abbiamo noi. Perchè non appena si è scoperto che cosa simboleggiava la fascetta gialla al polso di Lance, molti suoi colleghi ciclisti hanno cominciato a portarla anche loro. Poi hanno cominciato a metterla anche personaggi di grande visibilità come Matt Damon e Katie Couric.
La Nike è una macchina di marketing. Non ha alcuna remora a spendere milioni di dollari per il branding di un prodotto. Ma non ha cacciato un soldo per i braccialetti Livestrong. Era un grande prodotto che serviva ad una grande causa rappresentata da un grande uomo. I braccialetti volavano via dai negozi, ed il fenomeno e successo dei Livestrong è stato un vero fenomeno di branding.
L'obiettivo iniziale della Lance Armstrong Foundation era raccogliere 5 milioni di dollari vendendo i braccialetti a 1 dollaro l'uno. Al tempo era considerato un traguardo ambizioso. Probabilmente sarebbero stati contentissimi anche della metà. Bè, dal 2004 sono stati venduti più di 70 milioni di braccialetti !!!.

sabato 13 settembre 2008

"Sogni"


"...Le stelle stanno in cielo e i Sogni non lo so,
so solo che son pochi quelli che s'avverano..."

Vasco Rossi

giovedì 11 settembre 2008

"Sole e Luna"


Oggi voglio condividere una storia con voi un po diversa dal solito, originale che ci farà tornare un po bambini, e forse dopo averla letta guarderemo il cielo con occhi diversi. "Sole e Luna" un tema che ha ispirato tanti autori sia per gli scritti, sia per l'arte figurativa, sia per canzoni e film. Grazie a Giannicola per avermela fatta conoscere e soprattutto grazie all'autrice Alessia per averla scritta. Originale anche l'opzione del doppio finale, ognuno sceglie quello che gli piace di più, mi piacerebbe sapere quale hai scelto...Buona lettura


“Il sole e la luna“

Tanti, tanti anni fa, splendeva alto nel cielo un Sole bellissimo che emanava un calore incredibile.La notte non scendeva mai.Tutti gli abitanti della terra conoscevano il Sole e trascorrevano intere giornate passeggiando, chiacchierando e giocando con lui.Un giorno, mentre il Sole, splendente e sorridente, passeggiava nel cielo con alcuni amici, fu attratto da un forte luccichio che veniva da lontano.Era una luce altrettanto brillante di quella che egli stesso emanava, ma più dolce e serena. Incuriosito il Sole si avvicinò …“chi sei?” chiese.“Io sono la Luna - rispose quella luce intimidita - e tu sei sicuramente il Sole. Brilli così forte che nessuno si accorge di me e della mia luce“.Il Sole, colpito dalla bellezza e dalla sicurezza della Luna, non seppe dire altro che: ”Tu sei bellissima e la tua luce risplende come nessun’altra al mondo. Mi dispiace di aver offuscato il tuo splendore, ma ora che so di averti causato tanti problemi, cercherò di trovare una soluzione per entrambi”.Lei lusingata dalle parole di quell’affascinante astro che la avvolgeva dolcemente con i suoi raggi, rispose con altrettanti complimenti.Da quel giorno il Sole e la Luna continuarono ad incontrarsi e finirono per innamorarsi profondamente.Le loro luci unite rendevano il mondo così luminoso che non vi era alcuna paura.Nessuno poteva far del male perché veniva subito visto da tutti. I colori erano così vivi da dare allegria. Tutti erano felici, sotto i raggi di un Sole e di una Luna sempre abbracciati e belli come non mai…I due erano così presi dalla loro felicità che non si accorsero di una piccola stella che, da lontano, li osservava continuamente.Quella stellina era da sempre innamorata del Sole, che non l’aveva mai degnata di uno sguardo, vedere quella coppia così felice la rendeva infinitamente triste e desiderosa di vendetta.La stellina non era l’unica a non approvare quell’unione. C’era qualcun altro a cui tutta quella luce non andava a genio. Era la strega Tenebra, una vecchiaccia da sempre vissuta nascosta perché non poteva sopportare l’allegria ed era così brutta da vergognarsi di andare in giro. Con tutta quella luce, poi, non sapeva più dove scappare. Tenebra, lo dice il nome, desiderava ardentemente di veder calare la notte. Solo col buio anche lei, nonostante il suo brutto aspetto, sarebbe potuta uscire a fare una passeggiata senza il timore che qualcuno vedendola potesse spaventarsi o deriderla.Sapendo quanto la strega odiasse la luce, la stellina innamorata, senza esitare un attimo, si recò da lei.“Solo tu, Tenebra, mi puoi aiutare. Desidero vendicarmi di quel Sole cattivo che rifiuta il mio amore per stare con quella brutta Luna. Voglio che la loro unione venga spezzata”.“ Stai tranquilla – rispose Tenebra – ho già pronto un ottimo sortilegio che presto farà passare a quei due la voglia di stare insieme”.Fu così che, con una magia, Tenebra portò il sonno tra gli uomini: tutti presero a sbadigliare in continuazione, le loro facce divennero stanche, ma nessuno riusciva a dormire.La luce era troppo intensa.Furono fatte due spedizioni: gli amici del Sole e quelli della Luna che si recarono rispettivamente dai due.Dopo aver sentito le loro ragioni, a malincuore il Sole disse alla Luna:“Non possiamo deludere i nostri amici!Dovremo dividerci.Tu potresti illuminare la notte, con la tua luce soffusa, ed io, col mio splendore, illuminerò il giorno!”La Luna a malincuore accettò.


Primo finale

Seguirono dei giorni tristissimi, nei quali Sole e Luna non riuscivano ad incontrarsi mai…Ma il Vento se ne accorse e parlò con il sole.Lui aveva una soluzione…Ci fu un’eclissi e il Sole e la Luna si ritrovarono di nuovo insieme.Il Vento soffió forte ma così forte da far volare tutto quello che gli capitava tra le mani.Portò sulla terra una parte di loro.Dove sono finiti?Guarda bene gli innamorati, li potrai vedere risplendere nei loro occhi!Ecco perché il sole non sembra più così caldo e splendente.


Secondo finale

Non potevano resistere a lungo però così lontani.Pensarono e pensarono ad una soluzione, poi finalmente la trovarono!L’eclissi!E si, l’eclissi fu fatta apposta per permettere a Sole e Luna di incontrarsi!Ma solo in quelle rare occasioni?E no!Se guardi bene il cielo, ci sono dei momenti in cui li puoi vedere insieme e non sono molto pochi… e poi nessuno ha più molto tempo per guardare in su… né per sognare un po’.
di Alessia Graziani

venerdì 5 settembre 2008

"Il team trova sempre la soluzione migliore?..."


Oggi voglio condividere con voi questo brano che suona un po come provocazione: "Il team trova sempre la soluzione migliore?". Sicuramente il lavoro di squadra è fondamentale in quasi tutti gli aspetti della vita: professionale, alcune volte personale e sportiva. Il lavoro di squadra ci fa condividere le idee, ci pone davanti a dei conflitti da risolvere e l'intuizione di uno è messa al servizio della squadra. Ogni tanto però c'è un "fuoriclasse" che con la sua intuizione, creatività, perseveranza, e con un talento fuori dal comune ci proietta in nuove dimensioni e crea nuovi prodotti che sono utili per la collettività, i famosi imprenditori pionieri, es. H.Ford, Walt Disney, Bill Gates, Ray Kroc, Enzo Ferrari, ecc. Ma questo avviene anche nel mondo sportivo dove atleti (soprattutto nell'atletica leggera) studiano nuove coreografie o nuove tecniche che poi prenderanno il loro nome. Ma torniamo al brano che voglio proporvi, tratto dal libro "A morte le vacche sacre". Buona lettura.

"IL TEAM TROVA SEMPRE LA SOLUZIONE MIGLIORE?"
Non si sbaglia quasi mai a parlare bene del lavoro di squadra. Tutti amano "la squadra". Anche quei vecchi panzoni asmatici che non mettono i pattini dall'età di quattro anni si commuovono quando sentono parlare della Nazionale americana di hockey alle Olimpiadi del 1980. E tutto questo sdilinquirsi sulla sacralità della squadra esiste anche nel mondo del business. Jack Welch è sceso giù dalla montagna per dirci di dividerci in squadre. La produttività aumenterà, i ricavi esploderanno, in borsa il titolo crescerà di quattro volte e il mondo sarà un posto migliore.
Non male, eh?
Ma facciamo un passo indietro. Chi è stato a capo della General Electric per vent'anni e ha scritto i libri di Jack Welch? La Nazionale di Welch? I Welch Lakers? No. E' stato Jack Welch l'individuo. Certo, l'hanno aiutato a scrivere i suoi libri, ma si trattava più che altro di battere a macchina, correggere le bozze ecc. Per la maggior parte il successo di Jack Welch è il risultato di un uomo: Jack Welch.
Veloci: chi ha inventato il tergicristalli? Mary Anderson. Chi ha inventato il cellophane? Il dottor Jacques Edwin Brandenberger. Quale mente brillante è stata capace di partorire i cerotti? Quella di Earle Dickson.
Studiano i libri di storia scoprirete che la maggior parte delle imprese, delle scoperte e delle invenzioni più importanti sono frutto dell'ingegno di singoli individui. E se vi è mai capitato di tagliarvi avvolgendo i tergicristalli nel cellophane, sapete di che cosa stiamo parlando.
Non vogliamo dire che la squadra non sia importante. E non vogliamo sottovalutare l'importanza del lavoro di squadra. Anzi, è bene fare una distinzione importante tra "squadra" e "lavoro di squadra". Il "lavoro di squadra", cioè quando un gruppo di persone si sforza di lavorare bene insieme, è essenziale per lo sviluppo ed il funzionamento di qualsiasi idea/prodotto /cerotto. Ma è raro che una "squadra" produca un'idea/prodotto/cerotto.
Le squadre tendono ad avere una mentalità gregaria, che si aggrappa a ciò che conosce invece di esplorare l'ignoto. le squadre tendono poi invariabilmente a indirizzarsi verso una di queste due direzioni creative: o si trascinano al passo del loro membro più lento o vengono "dirottate" da quello che ha la personalità "alfa" predominante. In quei rari casi in cui colui che ha il carattere "alfa" somiglia a Earle Dickson, il team può inventare il cerotto. Ma di solito il tipo in questione è solo un pallone gonfiato che parla a voce alta e avrebbe serie difficoltà ad applicare un cerotto, figuriamoci ad inventarlo.

PS: vorrei riportarvi anche la storia dell'invenzione del cerotto, ma sarebbe un po lunga perciò vi rimando alla lettura di questo interessantissimo libro...

lunedì 1 settembre 2008

Grazie Professor D'Egidio


Carissimi, come accade spesso in questa circostanze, questo post non era programmato. Solo oggi infatti, ho saputo della prematura ed improvvisa scomparsa del Professor Franco D'Egidio avvenuta il 1 agosto del 2007. Ad alcuni questo nome non dirà molto ma sono sicuro che attraverso gli articoli di giornale, i numerosi libri ed alcuni spunti di riflessione che io stesso ho inviato via mail quel che resterà saranno i suoi preziosi insegnamenti.

Personalmente non conoscevo il Prof D'Egidio, ho imparato a conoscerlo attraverso gli articoli di giornale ed i suoi libri. Proprio in occasione della lettura di un suo libro "Il valore del brand" letto nel 2005 mi permisi di inviare un piccolo commento via mail con le mie impressioni su quel lavoro che mi aveva ed ha tanto insegnato. Con molta sorpresa sono stato contattato telefonicamente proprio dal Professore che voleva sapere di più sul mio conto, le mie impressioni, i miei progetti. Si era compiaciuto del fatto che gli stessi scrivendo dall'abruzzo, sua terra d'origine, dove mi raccontava, quando poteva si rifugiava per riflettere e scrivere libri. Proprio all'inizio di questa estate ho acquistato e letto forse la sua ultima pubblicazione "Il valore dell'equipaggio". Un libro profondo, significativo e ricco di spunti di riflessione che ho condiviso e condivido tutt'ora con amici e colleghi. Ne ho trascritto due post che ho pubblicato sul mio blog (http://dantedalfonso.blogspot.com/2008/08/la-meta-la-mappa-e-la-bussola.html; http://dantedalfonso.blogspot.com/2008/08/il-valore-dellequipaggio.html).
Sicuramente ha lasciato un grande vuoto, ma come mi hanno detto i suoi collaboratori il suo lavoro continua. A tal proposito concludo utilizzando le parole del giudice Giovanni Falcone che ebbe a dire:
"Le persone passano, le idee restano, e continuano a camminare sulle gambe di altri Uomini"

Grazie Professore
Dante

Di seguito lascio una breve biografia:Franco D’Egidio fondatore di Summit è prematuramente scomparso il 1° Agosto 2007. È stato "Key note speaker" a livello europeo ed internazionale, intervenendo frequentemente nell’ambito di convegni e conferenze organizzati dai maggiori istituti italiani ed esteri. Advisor dei vertici di società italiane e straniere, leader di settore, con oltre 90.000 partecipanti in tutto il mondo ai suoi seminari. Studioso di management e autore di 23 testi, di cui alcuni pubblicati negli Stati Uniti, e di oltre 2.000 articoli apparsi sulle maggiori testate nazionali ed internazionali. Ha collaborato con numerose testate manageriali, tra le quali Harvard Business Review (edizione italiana), Hamlet, Espansione e L’Impresa. È stato inoltre opinionista de Il Sole 24 Ore con la rubrica la “fine dei miti manageriali”. La sua forza, il suo entusiasmo e i suoi principi ispireranno anche in futuro l’attività di Summit.
http://www.grupposummit.com/