Oggi voglio condividere con voi questo brano che suona un po come provocazione: "Il team trova sempre la soluzione migliore?". Sicuramente il lavoro di squadra è fondamentale in quasi tutti gli aspetti della vita: professionale, alcune volte personale e sportiva. Il lavoro di squadra ci fa condividere le idee, ci pone davanti a dei conflitti da risolvere e l'intuizione di uno è messa al servizio della squadra. Ogni tanto però c'è un "fuoriclasse" che con la sua intuizione, creatività, perseveranza, e con un talento fuori dal comune ci proietta in nuove dimensioni e crea nuovi prodotti che sono utili per la collettività, i famosi imprenditori pionieri, es. H.Ford, Walt Disney, Bill Gates, Ray Kroc, Enzo Ferrari, ecc. Ma questo avviene anche nel mondo sportivo dove atleti (soprattutto nell'atletica leggera) studiano nuove coreografie o nuove tecniche che poi prenderanno il loro nome. Ma torniamo al brano che voglio proporvi, tratto dal libro "A morte le vacche sacre". Buona lettura.
"IL TEAM TROVA SEMPRE LA SOLUZIONE MIGLIORE?"
Non si sbaglia quasi mai a parlare bene del lavoro di squadra. Tutti amano "la squadra". Anche quei vecchi panzoni asmatici che non mettono i pattini dall'età di quattro anni si commuovono quando sentono parlare della Nazionale americana di hockey alle Olimpiadi del 1980. E tutto questo sdilinquirsi sulla sacralità della squadra esiste anche nel mondo del business. Jack Welch è sceso giù dalla montagna per dirci di dividerci in squadre. La produttività aumenterà, i ricavi esploderanno, in borsa il titolo crescerà di quattro volte e il mondo sarà un posto migliore.
Non male, eh?
Ma facciamo un passo indietro. Chi è stato a capo della General Electric per vent'anni e ha scritto i libri di Jack Welch? La Nazionale di Welch? I Welch Lakers? No. E' stato Jack Welch l'individuo. Certo, l'hanno aiutato a scrivere i suoi libri, ma si trattava più che altro di battere a macchina, correggere le bozze ecc. Per la maggior parte il successo di Jack Welch è il risultato di un uomo: Jack Welch.
Veloci: chi ha inventato il tergicristalli? Mary Anderson. Chi ha inventato il cellophane? Il dottor Jacques Edwin Brandenberger. Quale mente brillante è stata capace di partorire i cerotti? Quella di Earle Dickson.
Studiano i libri di storia scoprirete che la maggior parte delle imprese, delle scoperte e delle invenzioni più importanti sono frutto dell'ingegno di singoli individui. E se vi è mai capitato di tagliarvi avvolgendo i tergicristalli nel cellophane, sapete di che cosa stiamo parlando.
Non vogliamo dire che la squadra non sia importante. E non vogliamo sottovalutare l'importanza del lavoro di squadra. Anzi, è bene fare una distinzione importante tra "squadra" e "lavoro di squadra". Il "lavoro di squadra", cioè quando un gruppo di persone si sforza di lavorare bene insieme, è essenziale per lo sviluppo ed il funzionamento di qualsiasi idea/prodotto /cerotto. Ma è raro che una "squadra" produca un'idea/prodotto/cerotto.
Le squadre tendono ad avere una mentalità gregaria, che si aggrappa a ciò che conosce invece di esplorare l'ignoto. le squadre tendono poi invariabilmente a indirizzarsi verso una di queste due direzioni creative: o si trascinano al passo del loro membro più lento o vengono "dirottate" da quello che ha la personalità "alfa" predominante. In quei rari casi in cui colui che ha il carattere "alfa" somiglia a Earle Dickson, il team può inventare il cerotto. Ma di solito il tipo in questione è solo un pallone gonfiato che parla a voce alta e avrebbe serie difficoltà ad applicare un cerotto, figuriamoci ad inventarlo.
PS: vorrei riportarvi anche la storia dell'invenzione del cerotto, ma sarebbe un po lunga perciò vi rimando alla lettura di questo interessantissimo libro...
"IL TEAM TROVA SEMPRE LA SOLUZIONE MIGLIORE?"
Non si sbaglia quasi mai a parlare bene del lavoro di squadra. Tutti amano "la squadra". Anche quei vecchi panzoni asmatici che non mettono i pattini dall'età di quattro anni si commuovono quando sentono parlare della Nazionale americana di hockey alle Olimpiadi del 1980. E tutto questo sdilinquirsi sulla sacralità della squadra esiste anche nel mondo del business. Jack Welch è sceso giù dalla montagna per dirci di dividerci in squadre. La produttività aumenterà, i ricavi esploderanno, in borsa il titolo crescerà di quattro volte e il mondo sarà un posto migliore.
Non male, eh?
Ma facciamo un passo indietro. Chi è stato a capo della General Electric per vent'anni e ha scritto i libri di Jack Welch? La Nazionale di Welch? I Welch Lakers? No. E' stato Jack Welch l'individuo. Certo, l'hanno aiutato a scrivere i suoi libri, ma si trattava più che altro di battere a macchina, correggere le bozze ecc. Per la maggior parte il successo di Jack Welch è il risultato di un uomo: Jack Welch.
Veloci: chi ha inventato il tergicristalli? Mary Anderson. Chi ha inventato il cellophane? Il dottor Jacques Edwin Brandenberger. Quale mente brillante è stata capace di partorire i cerotti? Quella di Earle Dickson.
Studiano i libri di storia scoprirete che la maggior parte delle imprese, delle scoperte e delle invenzioni più importanti sono frutto dell'ingegno di singoli individui. E se vi è mai capitato di tagliarvi avvolgendo i tergicristalli nel cellophane, sapete di che cosa stiamo parlando.
Non vogliamo dire che la squadra non sia importante. E non vogliamo sottovalutare l'importanza del lavoro di squadra. Anzi, è bene fare una distinzione importante tra "squadra" e "lavoro di squadra". Il "lavoro di squadra", cioè quando un gruppo di persone si sforza di lavorare bene insieme, è essenziale per lo sviluppo ed il funzionamento di qualsiasi idea/prodotto /cerotto. Ma è raro che una "squadra" produca un'idea/prodotto/cerotto.
Le squadre tendono ad avere una mentalità gregaria, che si aggrappa a ciò che conosce invece di esplorare l'ignoto. le squadre tendono poi invariabilmente a indirizzarsi verso una di queste due direzioni creative: o si trascinano al passo del loro membro più lento o vengono "dirottate" da quello che ha la personalità "alfa" predominante. In quei rari casi in cui colui che ha il carattere "alfa" somiglia a Earle Dickson, il team può inventare il cerotto. Ma di solito il tipo in questione è solo un pallone gonfiato che parla a voce alta e avrebbe serie difficoltà ad applicare un cerotto, figuriamoci ad inventarlo.
PS: vorrei riportarvi anche la storia dell'invenzione del cerotto, ma sarebbe un po lunga perciò vi rimando alla lettura di questo interessantissimo libro...
4 commenti:
Grandissimo Dante,
ti rispondo via mail a questo interessante spunto (se poi vuoi pubblicarlo ne sei libero):
molto interessante la nota su "Il team trova sempre la soluzione migliore?" ma a mio modo di intendere, per come é posta la cornice di riferimento, é limitante nello spazio e nel tempo!
Cosa intendo?
Che il grande Newton pronunció una frase che é passata alla storia: "io non avrei potuto vedere cosí lontano se non fossi salito sulle spalle dei giganti che mi hanno proceduto". Questa espressione di modestia mi intriga perché credo che molto del successo dei grandi (in tutte le discipline) dipenda da questa qualitá che presuppone il cercare in continuazione e il mettersi in discussione comunque.
Insomma, la squadra puó essere composta anche a tappe (nel tempo) da persone che sono accomunate dallo stesso processo.
Di tutti queli nomi che sotto si trovano in fila - i famosi imprenditori pionieri, es. H.Ford, Walt Disney, Bill Gates, Ray Kroc, Enzo Ferrari, ecc. Ma questo avviene anche nel mondo sportivo dove atleti (soprattutto nell'atletica leggera) studiano nuove coreografie o nuove tecniche che poi prenderanno il loro nome - ti dico che nessuno avrebbe potuto fare un solo passo in avanti (anche se di questo si riconosce loro il merito) se non avessero avuto qualcuno che prima di loro avesse dato vita a quelle "parti" necessarie al loro "sistema" per realizzare le meraviglie per cui sono divenuti famosi.
E vuoi vedere che anche loro (senza saperlo) hanno lavorato in team?
E vuoi vedere che se ancora piú praticamente, e mi rivolgo a chi queste riflessioni ha onestamente tirato fuori scrivendo il libro, i componenti di quella lista non avessero avuto chi li amava (come una mamma, una moglie, una nonna, ecc...) e preparava loro una minestra calda per ristorarli dai loro impegni, loro stessi non avrebbero potuto realizzare quello che hanno realizzato?
Non é team anche questo?
O vogliamo ridurre l´osservazione al solo momento della riunione in ufficio con quattro scellerati che non aspettano che lo stipendio a fine mese?
Rimango consapevole del fatto che tutto quello che scrivo rimane solo il mio punto di vista! Augh...
Ognuno come puó
Abbi gioia
Giannicola
Bellissima riflessione Giannicola, veramente!
Sicuramente il team non è la classica riunione d'ufficio, ma sicuramente anche il contorno e come dici giustamente tu soprattutto.
E' vero anche che per ogni grande che emerge ce ne sono altri che lo hanno aiutato, supportato, incoraggiato e questi possono essere i componenti della famiglia, amici ecc.
Sicuramente è fondamentale imparare dagli insegnamenti di chi ci ha preceduto, è sempre stato cosi e sempre sarà: si chiama infatti PROGRESSO.
ciao
dante
Non sapevo di questa tua passione….anche a me piace scrivere molto.Ma ancor di più è l’ammirazione e la devozione che ho nei confronti di quei grandi “mostri sacri” che hanno fatto storia.Purtroppo però anche loro sono Umani : hanno dato l’input, hanno messo carne sulla brace, hanno ideato ed estrapolato…..ma senza un po’ di culo e un “valido team che trova sempre la soluzione migliore” non sarebbero ciò che sono.
Davide
UNA STORIA INTERESSANTE: Tra una lezione e l'altra cominciò a studiare il mercato dell'ottica e scoprì che un paio di occhiali con lenti correttive avrebbero dovuto costare circa 15 sterline e che quindi i dettaglianti applicavano un ricarico del 1000%. "C'è più metallo in un cucchiaino da the che nella montatura di un paio d'occhiali" pensò scandalizzato. E anziché rassegnarsi a pagare quelle 150 sterline, Murray ne investi mille per costruire un sito su cui i clienti potevano scegliere una montature e ordinare un paio di occhiali secondo la ricetta dell'oculista e a un prezzo compreso dalle 15 alle 60 sterline. Glasses Direct decollò dal salotto di casa Murray il 1° luglio 2004, con il supporto pubblicitario di una campagna di volantinaggio per le strade di Bristol e, in poche settimane, il business prese piede. Nel settembre del 2005 Murray e i suoi 15 dipendenti dovettero traslocare in nuovi uffici e, insieme alle migliaia di richieste d'acquisto, arrivarono anche quattro premi come miglior business e imprenditore dell'anno. Ma con la gloria arrivarono i problemi, come il boicottaggio messo in atto dai dettaglianti che gli fecero perdere il fornitore più importante: Murray li superò brillantemente. Oggi Glasses Direct ha 30 impiegati e ha dovuto ritraslocare in una sede più grande. Il suo sito ha un milione e mezzo di visitatori e oltre 100 mila clienti che piazzano un ordine ogni 10 minuti. Il suo ideatore è spesso ospite dei media e dispensa consigli ai giovani con il pallino degli affari: "Tenere la mente aperta al via vai di idee che possono transitarvi. Riconoscete i vostri limiti e circondatevi di collaboratori che possano fare ciò che voi non sapete fare". Info: www.glassesdirect.co.uk
Davide
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