martedì 22 aprile 2014

"Cause, Effetti" di Niccolò Branca

"Se si fa un pò di attività fisica e si mangia sano, sicuramente ci si mantiene in una forma migliore di quando si conduce una vita sedentaria e ci si abbandona a ogni sorta di disordini alimentari. Sembra lapalissiano, eppure nella nostra cultura non è così ovvio. Noi infatti siamo abituati ad agire solo dopo che gli effetti si sono manifestati. Non solo, dopo che il problema si è palesato in tutta la sua evidenza, sovente deleghiamo ad altri la sua soluzione. Così ci rivolgiamo al medico, all'avvocato, al commercialista, al manager. Al contrario, ciò che ho imparato in questi anni di duro percorso evolutivo è che bisogna lavorare più sulle cause che sugli effetti. Per riuscire ad attuare questo, però, è necessario prima di tutto acquisire un'importante consapevolezza: qualsiasi azione, in qualsiasi campo, genera degli effetti."

tratto dal libro "Per fare un manager ci vuole un fiore" di Niccolò Branca

"Vedere" di Niccolò Branca

Ogni giorno, purtroppo spesso senza accorgersene, sfioriamo l'incanto, i segnali, gli "insight", le tante piccole illuminazioni che la vita ci regala. Vedere non significa semplicemente guardare. E' qualcosa di molto diverso. Significa osservare la realtà e andare oltre i preconcetti, i propri condizionamenti, qualsiasi forma di manipolazione.
La meditazione, in questo, costituisce un valido sostegno ed è anche una peculiare forma di formazione per entrare quasi automaticamente in contatto con tanti piccoli dettagli, che altrimenti rischiano di passare inosservati.

tratto dal libro "Per fare un manager ci vuole un fiore" di Niccolò Branca

un ottimo lavoro… by S.Jobs


venerdì 18 aprile 2014

HR in tutti i sensi: "Come ascoltare i segnali che provengono dall'organizzazione"

“La tecnica è comunicazione: le due parole sono sinonimi nei direttori d'orchestra.” 
LEONARD BERNSTEIN

Gestire l’armonia dei talenti e le distinte voci orchestrali richiede orecchio e proprio agli
esperti musicali dell’ascolto, si è rivolta AIDP Abruzzo e Molise, per comprendere come prestare attenzione ai segnali di un’organizzazione. Il protagonista di questo incontro sensoriale è l’udito e la sala d’ascolto il Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara.
La chiave di volta o di violino dell’incontro è l’analogia tra un direttore d’orchestra ed un HR d’azienda. Così come il direttore deve essere un grande comunicatore, un coordinatore di talenti, nonché  il modello di riferimento per impostare l’idea del suono che si vuole realizzare, con altrettanta flessibilità, il direttore delle risorse umane deve esserlo in azienda. Entrambe devono conoscere le parti di tutti i componenti del gruppo, valorizzandone le peculiarità e cogliendone gli errori. I singoli musicisti tanto quanto i dipendenti devono imparare a lavorare all’unisono, attenendosi al proprio ruolo ed al ritmo della squadra.

“Il gruppo musicale nasce da musicisti abituati a lavorare singolarmente, a suonare il proprio strumento, scelto tra l’altro o per attitudine o per induzione”, come spiega il Prof. Giorgio Bafile, docente di Didattica presso il Conservatorio di Pescara, al microfono di Sara Cocomazzi, socia AIDP. “L’attitudine dell’allievo, infatti, non viene vagliata o sensibilizzata dai professori, ma la si lascia maturare nell’indole del musicista, non intervenendo neanche sul piano motivazionale”. Nella formazione di un’orchestra, pertanto, diviene essenziale scegliere musicisti con un livello professionale omogeneo, in cui le attitudini musicali dei singoli si fondano con successo in quelle degli altri. Né solisti, né voci fuori coro. “L’orchestra non è solo un gruppo musicale_ osserva Bafile_ è un’Istituzione composta da professionisti”. “L’arte del direttore risiede proprio nella sua capacità di ascoltare, integrando e coordinando le voci di ogni singolo strumento, suonato da ogni specifico musicista.

Per cogliere l’immediatezza del  lavoro di un gruppo musicale, il Maestro Giorgio Fabbri ha “orchestrato” una diretta con tre musicisti, alle prese per la prima volta con uno nuovo spartito e con dei nuovi colleghi con cui fare squadra (flautista Prof.ssa Lorenza Summonte, pianista Prof. Giorgio Bafile, saxofonista Stefano D’Astolfo).
Creato il team di lavoro ed identificato l’obiettivo da raggiungere, si è aperto così il sipario sulle analogie metodologiche tra il mondo musicale e quello d’impresa. I solfeggi dei singoli strumenti ricordano il vociare dei manager attorno ad un tavolo prima della riunione,  il fervore iniziale trova l’attimo di silenzio nel solista che dà “il La” all’incontro, tarando le note ed il senso del ritmo. Il momento dell’accordo è funzionale tanto per l’armonizzazione degli strumenti quanto per i tempi di intervento di tutte le voci. L’obiettivo dell’orchestra così come quello del team aziendale è quello di suonare tutti la stessa musica, con modalità, ritmi ed obiettivi comuni. Lo spartito deve essere lo stesso, i ritmi di ogni strumento e le singole velocità devono essere considerati nella visione del lavoro/pentagramma, per cogliere il reciproco punto d’incontro/accordo.
I musicisti non hanno paura di sbagliare, rientra nel gioco delle parti e non temono le innumerevoli prove e rifiniture, anzi è l’aspetto che più li esalta. Nel gruppo musicale la leadership è diffusa, ognuno cerca di non soffocare gli altri con la propria velocità, ma impara a gestire il ritmo altrui, ascoltandolo.

I musicisti superano i manager nella capacità di provare subito tutto lo spartito, di vedere dove li porta quella musica, sebbene le note risultino confuse e poco chiare, ancora da limare ed addolcire. Si studiano subito i punti critici, si vagliano le diverse performance strumentali, si fa attenzione all’inizio ed alla fine del brano, perché queste sono le parti che emozioneranno il pubblico antistante.

E così uno spartito inizialmente gracchiante, assume la voce desiderata dal suo compositore ed il progetto prende forma e potenza. Solo il fine ascoltatore saprà poi cogliere l’afflato dell’orchestra ed il talento dei singoli professionisti. Uno, nessuno, centomila. (Elena Prizzi)

AIDP e il sesto senso: il cambiamente

AIDP e il sesto senso: il cambiamente
La capacità di cambiare la propria visione della realtà, sapendola reinterpretare
Dott Sergio Galbiati
 e reinventare seguendo ciò che è etico, che è vincente al di là delle paure e delle difficoltà
. Questo è il messaggio lasciato durante il quarto appuntamento della serie di eventi denominata “HR in tutti i Sensi” organizzata daAIDP Abruzzo e Molise che si è tenuta presso il “Caffè Letterario” di Pescara il 19 dicembre 2013. Il tema dell’incontro: “cambia mente e il fiuto in azienda”.
L’affascinante teoria del cambiamento è però solo una proposta da HR o può essere la realtà di chi con coraggio vuole cambiare lo status delle cose? Di chi per cambiare lo status delle cose non chiede agli altri di fare ciò che egli stesso non è disposto a fare?
Ascoltando l’intervista del Presidente AIDP A&M, Raffaele Credidio, al Dott. Sergio Galbiati, Presidente di LFoundry Marsica, sembra proprio che la vera tempra di un uomo si colga nella sua capacità di decidere e di assumersi le responsabilità che ne conseguono.
Il senso morale dell’eredità professionale ed umana da lasciare a chi ha lavorato con te, il valore del vantaggio collettivo che viene prima dell’interesse economico e del privilegio privato, sono i forti valori che portano Sergio Galbiati a ribadire l’importanza del senso etico del lavoro.
La sofferenza che deriva spesso dal dover “fare la cosa giusta”, la consapevolezza  del sacrificio, il saper andare controcorrente, quando e’ necessario,  per fare cio’ che va fatto, credendo nella bontà e necessità del cambiamento e del risultato da raggiungere, sono alla base delle difficili scelte lavorative dei dirigenti d’impresa di ieri e di oggi, a prescindere che ne siano coscienti o meno. La necessità di scommettere sulle persone, dovunque esse si trovino nel mondo, e qualunque sia la cultura che le anima, di credere nella ricchezza delle qualità umane, nella pulsione naturale ad  aggiungere valore con il proprio lavoro, rimangono gli ingredienti fondamentali  per affrontare tutte le vicissitudini sociali ed a maggior ragione quelle aziendali. Saper scommettere su se stessi e sugli altri è proprio degli esseri umani che generano e guidano i cambiamenti ed è antitetico a chi pensa di appartenere ad una società e ad un’impresa dove si hanno solo diritti, specialmente se ereditati, senza percepire sulla propria epidermide lo stimolo irrefrenabile a partecipare al miglioramento collettivo. Spesso si pretende senza meritare, si dà solo se c’e’ qualcosa da prendere.
La sensibilita’ per cambiare al momento giusto, sapendo riconoscere gli inflection points, i punti di flesso della curva della storia,  sfruttando le diverse propensioni ed intelligenze di un’equipe di lavoro, in una visione generosa del proprio agire individuale : questo e’ gia’ ora ma ancora di piu’ sara’ il DNA dominante nell’ecosistema che sopravvivera’.
Obiettivi professionali vincenti, quindi, si raggiungono con uomini di valori che con generosità sappiano cambiare mente: adattandosi, leggendo la ciclicità degli eventi storici ed aziendali con lungimiranza, intravedendone le grandi opportunità.

Per il futuro, pertanto, sentiamoci protagonisti nella collettività, nel nostro mondo lavorativo, credendo nella possibilità di contribuire al cambiamento grazie alle nostre qualità. (Elena Prizzi)

"IL GUSTO" Quando la forma supera la sostanza.


"IL GUSTO" Quando la forma supera la sostanza.
5' Evento AIDP  A&M : HR in tutti i sensi.

“Si chiamano sapori le sensazioni specifiche dettate dal senso del gusto” ed AIDP Abruzzo e Molise fa assaporare il gusto del ruolo dell’ HR d’impresa, mixando l’arte del fare le cose con gusto in azienda con quella dei cuochi in cucina.
Fare l’HR dunque non è solo questione di sostanza, ovvero  di gestione efficace degli uomini di un’ azienda ma anche di gusto nel proprio lavoro, di forma!
Come ricorda il Presidente AIDP A&M, Raffaele Credidio, il termine gusto ricorre spesso nel nostro frasario quotidiano: avere gusto, levarsi il gusto, per il gusto di, ecc. eppure spesso chi deve comunicare questa positività del fare, non la lascia percepire o non la sa stimolare negli altri, mancando nella comunicazione. Il gusto del fare e la capacità di trasmettere motivazione e positività, è il primo ingrediente per un Hr di successo.
Ma per essere un riferimento di una collettività aziendale occorre avere anche il gusto per la diversità, per ciò che è differente dal nostro modo di pensare e di impostare il lavoro. Le multinazionalioffrono ai propri dirigenti l’opportunità di interagire con manager di diverse culture sociali e professionali in grado di arricchire il patrimonio umano aziendale.
Tuttavia è indiscutibile che ciò che è bello, accattivante nella forma, espressione di arte e di armonia delle linee, non conosce confini geografici. Il gusto del bello e l’attenzione per l’aspetto estetico hanno veramente valore se abbinati alla sostanza, all’efficienza del prodotto o servizio: lo sapeva bene Steve Jobs.  Vivere circondati dal bello, da paesaggi stimolanti è un altro fattore di forza del senso del gusto.  Chi ha il compito di valorizzare le persone, continua Credidio, deve avere anche il coraggio di scegliere il bello, soprattutto se questo può impattare sul benessere e conseguentemente sulla produttività delle persone.
Noi italiani inseguiamo la bellezza e abbiamo gusto, lo sa per esperienza diretta il Dott. Marco Dau, General Director della 3G Spa e Chef di cucina. Coniugare l'arte del management e del risultato con il gusto richiede doti da chef stellato "Serve ordine, capacità di delega, sincronismo, rapporti funzionali e gerarchici tanto nella brigata di cucina quanto nel team aziendale."
Il verbo gustare, secondo l’esimia Enciclopedia Treccani, significa “avvertire e distinguere il sapore di qualcosa”. L’assaggio è sicuramente il momento più importante, più delicato, che coinvolge tutti i sensi e dà il via alla percezione del mondo esterno, di ciò che sentiamo ed immaginiamo. Il gustare  in azienda , secondo il Marco Dau, è da intendersi come attenzione al piacere, come attenzione agli equilibri, all’armonia dell’ambiente, delle relazioni e dei colori.
La sua passione per la cucina gli ha insegnato a coniugare arte e bellezza, colori e profumi, occhio e gusto.
Per Marco Dau la sensibilità al gusto porta all’evoluzione, al bene sociale. Lo dimostra la storia e lo evidenziano gli esempi lungimiranti di grandi aziende come  TOD’S, NESTLE e GLASSDOOR che hanno fatto del welfare d’impresa il loro punto di crescita e "Chi comprende che è in atto questo cambiamento può    ancora competere".
L’augurio quindi di AIDP A&M non può che essere quello di assaggiare, di testare le Vostre realtà d’impresa e di vita quotidiana, cercando di recuperare il senso del gusto e la piacevolezza del bello.

AIDP crescere per piacere

Gruppo AIDP Abruzzo e Molise

"Aiutare" di G.G.Màrquez


Mediocrità & Genielità


domenica 6 aprile 2014

Passione by Oriana Fallaci


vai oltre le tue paure...


Un giorno credi - di E.Bennato

Dedicata a me ed a tutte quelle persone che ogni giorno non hanno paura di "ricominciare da zero"… :)

Un giorno credi di essere giusto 
e di essere un grande uomo 
in un altro ti svegli 
e devi cominciare da zero 
Situazioni che stancamente 
si ripetono senza tempo
una musica per pochi amici
come tre anni fa
A questo punto non devi lasciare
qui la lotta è più dura, ma tu
se le prendi di santa ragione
insisti di più
Sei testardo, questo è sicuro
quindi ti puoi salvare ancora
metti tutta la forza che hai
nei tuoi fragili nervi
Quando ti alzi e ti senti distrutto
fatti forza e vai incontro al tuo giorno
non tornar sui tuoi soliti passi
basterebbe un istante
Mentre tu sei l'assurdo in persona
e ti vedi già vecchio e cadende
raccontare a tutta la gente
del suo falso incidente
(Bennato - Un giorno credi)





mercoledì 2 aprile 2014

2 aprile 2014: l'autismo non è isolamento

OGGI E' LA GIORNATA MONDIALE DELL'AUTISMO: aiutiamo ed aiutiamoci ad avere maggiore consapevolezza, ricordando sempre che siamo tutti PERSONE e che l'autismo, come tante altre cose, NON ESISTE e NON E' DA RICORDARE SOLO OGGI!!!




Ciao McDonald's e grazie :)

L'ho scritto più volte, questo blog, questo mio spazio virtuale è ormai da qualche anno parte della mia vita. Qui scrivo le mie riflessioni su diversi argomenti e su me stesso. Mi piace condividere letture, film, riflessioni ed anche le mie esperienze. Oggi voglio condividere con voi il mio "cambio professionale" e lo faccio riportando la lettera che ho scritto per salutare i miei McColleghi. Ciao.

Carissimi Colleghi,

E' sempre molto difficile prendere certe decisioni, soprattutto per
chi come me ha passato gran parte della propria vita professionale in questa Azienda.
E' difficile scrivervi oggi questa lettera di saluto, sono diversi giorni che ci penso ma ora non posso più rimandare. 
In questi anni ho letto tante lettere di colleghi e colleghe, appese nelle varie crew room, che hanno scelto altre strade professionali, le ho sempre lette con attenzione e partecipazione e parte di quelle lettere, di quelle parole custodisco ancora oggi nel mio cuore. Ed oggi sono proprio che ne scrivo una...
Non basterebbero diversi fogli  per descrivere i momenti intensi vissuti insieme: le sfide, le nuove aperture, le varie ristrutturazioni, i vari eventi organizzati, tutti i rush vissuti insieme, ed anche i momenti difficili che hanno richiesto grandi sacrifici da parte di tutti. 
Tante sono le PERSONE che sono passate sotto gli "archi dorati"; Persone che mi hanno insegnato tanto sia dal punto di vista professionale che personale.

Non ho mai considerato il mio un semplice "lavoro", l'ho sempre considerato molto di più. Un mezzo attraverso il quale aiutare le Persone, i colleghi a realizzare i propri sogni, i propri obiettivi. Il lavoro però si sa genera un reddito che ci da la possibilità di soddisfare i nostri bisogni che sono diversi per ciascuno: mantenere una famiglia, mantenersi per gli studi, aiutare la propria famiglia, mettere da parte i soldi per attività imprenditoriali future, ecc.
Ma questo lavoro ha in se una "magia": unisce le persone. In questi anni ho visto tante persone che non si conoscevano prima unirsi sempre di più fino a fare incrociare le proprie vite personali.
Sento spesso da ex colleghi che sentono la mancanza proprio di questo aspetto e sono sicuro accadrà anche a me... anzi sta già accadendo.

Ma come sapete, lo scorso anno il mio ruolo all'interno dell'azienda è cambiato e con esso anche le mie mansioni. Ho sempre accettato  (anche se la cosa ovviamente non mi ha fatto piacere) le nuove mansioni ed i nuovi ruoli mettendomi sempre a disposizione e cercando di lavorare sempre con serietà, dedizione e coerenza. E' stato un anno difficile ma che sono riuscito a superare perchè voi, i miei McColleghi eravate lì...
Nella mia vita non ho mai lavorato solo per i soldi, ritengo che essi siano uno strumento necessario, come ho detto prima, che ci permettono di affrontare gli impegni quotidiani: lavoro per una Visione, per la Soddisfazione e l'Entusiasmo che il lavoro riesce a darmi, caratteristiche che oggi non trovo più qui. Ed è per questo che ho deciso di fare un passo indietro (più di un semplice passo)...

... La mia storia professionale continuerà in Burger King (nel cc Megalò), altra eccellenza nella ristorazione veloce mondiale. Avrò l'opportunità, ripartendo da zero di conoscere il nuovo lavoro, la nuova filosofia  e le nuove procedure che la caratterizzano. Avrò l'opportunità di conoscere nuovi colleghi che mi accompagneranno in questa nuova avventura.

Avrei tante cose da dirvi, ma risulterei noioso... 
Vi saluto con questa foto in allegato, indossando la divisa che per tanti anni sono stato Orgoglioso di indossare.

Spero che il mio piccolo contributo in questi anni sia stato da voi apprezzato.

Buona Vita a tutti :)
mi mancherete... anzi mi mancate già...

Dante

tante di quelle cose...