Un bicchiere, lo stesso bicchiere per alcuni può essere mezzo pieno, per altri mezzo vuoto; entrambi hanno ragione, nel senso che ciascuno di noi ha un modo diverso di vedere le cose, e per usare un termine a me caro "la mappa non è il territorio".
Questo è il primo pensiero che mi è venuto in mente una volta terminata la lettura del libro (e conosciuta la storia navigando nel web) di Marco Confortola "RICOMINCIARE".
E' il primo libro sull'alpinismo che ho letto, nonostante sono un appassionato di montagna come l'amico Massimo B. che me lo ha consigliato con grande entusiasmo.
Confrontandomi con alcuni amici Alpinisti (in questi giorni) e quindi molto tecnici e conoscitori della materia, delle dinamiche, delle varie tecniche e di tutte le vicende legate al mondo alpinistico, mi hanno esposto il loro punto di vista e mosso alcune critiche sulla disavventura che ha colpito Confortola e la sua infelice spedizione sul K2. Mi hanno aiutato a vedere le cose in modo differente aiutandomi a capire alcune dinamiche che fino ad oggi ignoravo. Queste opinioni però non mi hanno influenzato.
Mi resta nel cuore il piacere di una lettura scorrevole, descrizioni particolareggiate sui paesaggi ma anche e soprattutto nelle fasi drammatiche della vicenda: dalla tragedia dove persero la vita 11 persone, al dramma umano di Marco per aver subito l'amputazione di tutte le dita dei piedi dovute al congelamento.
Quando ti spingi oltre i limiti umani, quando vuoi scalare un "8.000 metri", sei consapevole dei rischi che corri; Marco Confortola lo sapeva, non era uno sprovveduto o un incosciente...ma insieme ai compagni di spedizione commise un errore...ed in quelle circostanze climatiche ed a quelle altitudini anche un solo errore può risultare fatale...
Facile, soprattutto per chi è a casa, sarebbe addossare le "colpe" alla sfortuna, alla maledizione della montagna, ed a altre mille scuse che sicuramente non esistono nel mondo degli alpinisti ed amanti della montagna e della natura in genere.
Un Alpinista è principalmente un amante della natura, della montagna e ne rispetta le regole; la rispetta ma non la teme. Un alpinista vive sulla montagna, vive per la montagna e sulla montagna è disposto a morire come lo stesso Confortola ci racconta: "...la montagna non è né buona né cattiva, è parte della natura, la sua parte più antica; è lì da sempre, maestosa, indifferente. Semmai è l'uomo che la sfida, è l'uomo che la cerca, che la investe di significati, se qualcosa va storto, uno può pensare e ripensare a quello che è successo oppure far finta di niente, ma non può in alcun modo proiettare sulla montagna colpe che non ha. La montagna è spettatrice, giudice al di sopra di ogni sospetto. Sempre..."
L'aspetto umano del libro mi ha molto colpito ed affascinato. La storia di questo ragazzo, amante delle avventure, della sua terra e della vita, che dopo una tragedia (alla quale è sopravvissuto per miracolo) perde le dita dei piedi a seguito di congelamento. In principio si sente perso, svuotato, perchè pensa che senza le sue dita dei piedi il mondo della montagna, il suo mondo e ragione di vita, gli può essere negato...Ma lui non ci sta...
Decide, che lui può cambiare il suo destino, può iniziare una nuova vita, può continuare una la sua vita: inizia a conoscere il suo "nuovo corpo", inizia ad abituarsi anche alle cose che posso sembrare più semplici...impara a camminare! Con il passare dei mesi, la FORZA DI VOLONTA', quella volontà che lo ha sempre spinto in sfide al limite, quella volontà che lo ha spinto dopo la disgrazia a spingersi verso il campo base, lo porterà a correre nuovamente e piano piano Marco tornerà a svolgere tutte le attività di un tempo: arrampicata, sci, alpinismo; sue passioni e suo lavoro.
Grazie Marco, continua con le tue avventure.
Sito di Marco Confortola: www.marcoconfortola.it
"RICOMINCIARE" di Marco Confortola: Da una parte c'è lei, la montagna: enorme, eterna, altera. Dall'altra c'è lui, l'uomo, l'alpinista. Alla montagna ha dedicato la propria esistenza: in montagna è nato, in montagna è cresciuto, in montagna ha rischiato di morire.
K2, agosto 2008. Un gruppo di alpinisti di diverse nazionalità, dopo settimane di attesa sul terreno ghiacciato del campo base, dà l'assalto alla vetta. Partono in diciassette. Undici non fanno ritorno. Marco Confortola è tra i sopravvissuti. La discesa dalla cima rappresenta una delle pagine più epiche dell'alpinismo himalayano: freddo, paura, rabbia, determinazione, in tutto quel bianco c'è il senso di una vita, c'è ogni cosa.
17 settembre 2008: Marco Confortola subisce l'amputazione di tutte le dita dei piedi. Dopo un anno e mezzo, tra delusioni e speranze, salite e discese, l'alpinista valtellinese ci riprova: di fronte ai suoi occhi, il Lhotse, 8.516 metri, una delle quattordici montagne più alte della Terra.
Nessun commento:
Posta un commento