sabato 26 ottobre 2013

"Trova il lavoro che davvero vuoi"

IL LAVORO: una tematica sempre attuale e sempre in evoluzione. Con esso provvediamo al ns sostentamento ed quello della nostra famiglia ed attraverso il lavoro dovremmo avere anche una certa realizzazione e soddisfazione personale dato che nel lavoro impieghiamo gran parte della nostra giornata...ma non sempre è così semplice..."TROVA IL LAVORO CHE DAVVERO VUOI". Questo è il titolo del libro che ho letto qualche mese fa, segnalatomi dalla rivista "Millionaire"; attraverso la rivista ho avuto la possibilità di conoscere alcuni degli argomenti trattati e la cosa mi ha incuriosito molto.
Dopo averlo letto però, ritengo che il titolo sia improprio... Il libro è veramente bello e trasmette una carica per affrontare le varie fasi della vita professionale di ciascuno di noi. Il titolo come dicevo può trarre in inganno: non è un libro che fa trovare lavoro. E' un libro che secondo me aiuta a trovare il potenziale che c'è in ciascuno di noi.
Di questo libro oggi, attraverso questo mio blog voglio condividere con voi due concetti che ruotano attorno a due parole: SODDISFAZIONE e IMPRENDITIVITA'

"Il livello di soddisfazione nel lavoro" - I dati possono dire molto, a livello di scenario complessivo, ma ben poco a livello di soddisfazione  personale verso il lavoro in senso stretto. Un'attività gratificante influenza il benessere psichico e la salute fisica di un soggetto. Non a caso l'incidenza di patologie causate dallo stress è sempre più tangibile nella storia clinica del nostro Paese. Il primo studio a confermare  questa teoria è canadese ed è stato pubblicato sul "Journal of Occupational and Environmental Medicine" nel gennaio 2011; la teoria è quella che siano non tanto le mansioni svolte a determinare la soddisfazione sul lavoro e lo stress che ne deriva, ma la possibilità di dare sfogo e applicare le proprie attitudini, psicologiche prima che lavorative. Il punto focale per vivere serenamente e in salute non è esclusivamente l'acquisizione di un nuovo lavoro di per sé , nonostante questo assicuri, se non altro, la stabilità economica, ma la ricerca di un'occupazione che soddisfi concretamente le aspirazioni e i bisogni di ciascuna persona e, di conseguenza, dell'intera società.  
E' di questa opinione anche Guy Standing, economista inglese e collaboratore dell'università di Bath. Il discorso è incentrato sul mondo in espansione del precariato e sul fatto che questo sia stato privato di quello che Standing definisce "lavoro dignitoso". Standing  sostiene che, tuttavia, per organizzare collettivamente e politicamente il precariato in un'azione capace di cambiare le carte in tavola serva qualcosa di più. La svolta sarebbe rappresentata da un impiego in grado di stimolare l'intelligenza, l'autonomia e l'immaginazione del lavoratore. E' proprio su questo punto che il piatto piange. Quotidianamente.
Le categorie più colpite dalla disoccupazione restano i giovani alla ricerca del primo impiego, in particolare se laureati, e gli adulti che hanno perso il loro posto di lavoro, spesso non per propria responsabilità. Il lavoro, quando c'è, li esclude, li taglia fuori dalle candidature. Oltre la metà di chi lavora, infatti ha un'occupazione che non lo soddisfa. "Non ha importanza "il motivo": quello che conta è l'insoddisfazione di molti". Senza soddisfazione, non può esistere motivazione. E senza soddisfazione e motivazione non si avrà mai una ricca produzione.

Imprenditività non significa Imprenditorialità - Vale la pena di precisarlo, essere imprenditivi non significa necessariamente essere imprenditori. Sono due diversi modi di essere, ognuno con delle caratteristiche precise. L'imprenditività racchiude molte doti, attitudini, orientamenti dell'imprenditorialità. Ma differisce profondamente in un dato essenziale: l'imprenditivo non necessita di alcuna impresa e può essere tale anche lavorando come dipendente.


"E' imprenditivo chi cerca, nella sua attività - autonoma o dipendente - di dare il meglio di sé cercando il miglior risultato possibile, facendo qualcosa che gli piace e lo appassiona e accettando il challenge quotidiano di dipendere dai risultati ottenuti sul campo".

L'imprenditività non è per pochi, è per tutti - dalla definizione di imprenditività avete già compreso un fatto importante: anche voi siete, o potreste essere, imprenditivi. Non necessitate di un'impresa per esserlo, potete tranquillamente avere o volere un lavoro non autonomo, di qualsivoglia tipo. Non è quello a fare la differenza. L'imprenditività è un insieme di atteggiamenti e comportamenti positivi come creatività, tenacia, talento, lealtà, capacità  comunicativa, socialità, assunzione di responsabilità, problem solving e molte altre attitudini che, applicate al mondo del lavoro, consentono a chi ne dispone di essere più produttivo degli altri, di avere un vantaggio.
L'imprenditività è alla portata di tutti coloro che sono pronti a lavorare su se stessi e non richiede titoli di studio particolari. può essere massimamente imprenditivo un immigrato della Libia che non ha seguito percorsi scolastici, come può invece non esserlo affatto il laureato con lode nella migliore università italiana.
Imprenditività è la parola chiave. Quella da comprendere , analizzare, far propria e infine abbracciare se si sceglie di sposarne il significato profondo. Si tratta di un'attitudine importante, soprattutto analizzando i recenti cambiamenti del mercato del lavoro, sempre più dinamico, indefinito, attanagliato alla concorrenza. Anche i lavoratori dipendenti oggi, altre alle qualità tecniche che li hanno contraddistinti - anche gerarchicamente - nella storia, devono essere dotati delle qualità manageriali proprie dei lavoratori autonomi. A questo serve l'imprenditività, a gestite con solerzia e soddisfazione gli ostacoli, sempre nuovi, che il dinamismo estremo, la tendenza radicale al self-employment, ha esteso dall'impresa all'impiego dipendente... 
...continua la lettura sul libro :)



1 commento:

Anonimo ha detto...

grazie per questa condivisione.

Sono completamente daccordo.
Io sono proprio in questa fase: per essere imprenditiva ho deciso di cambiare settore: sempre comunicazione e marketing ma nel no-profit, filantropia, innovazione sociale. Tutti ne parlano e dicono che è il futuro, ma non ancora in Italia, o meglio non cosi tanto da trovare qualche lavoro che assomigli a profit.

Mi sento molto vicina a questo articolo, perchè è proprio quello che sto facendo con molta difficoltà e con tanti sacrifici, perche addirittura ho dovuto riniziare dal tirocinio dopo 6 anni di lavoro come Resp. a tempo indeterminato.

Se fai qualcosa che davvero ti soddisfa e gratifica rendi di più, sei più soddisfatto a livello personale, diminuiscono i costi sommersi dell'insoddisfazione sia in aizenda sia quelli che riversi nel tuo ambiente personale privato, con vantaggi anche per il sistema sanitario nazionale... Pensa che io ho preso il part-time un periodo non perchè ero in maternità ma per avere una qualità della vita migliore, ricavarmi tempo per ricaricarmi e quindi avere più idee creative anche nel lavoro (nel marketing e comunicazione e importante) e fare una valutazione della direzione in cui stavo andando. Ovviamente una pecora bianca in azienda !

Ma soprattutto la vita è troppo breve per vivere il sogni di qualcun altro !
Sara