Chi ha detto che "l'erba del vicino è sempre più verde"? Spesso quando sentiamo parlare di autori della nostra zona, stupidamente e con la mentalità provinciale, pensiamo che questi non siano all'altezza di altri autori più blasonati o esteri (come se risiedere all'estero sia garanzia di qualità). Ma come spesso succede anche in altri campi "nessuno è profeta in patria". Qualche settimana fa mentre facevo il mio giro di perlustrazione in libreria mi sono imbattuto in questo libro di Donatella Di Pietrantonio "Mia madre è un fiume", attratto dal titolo e come sapete, da un pò di tempo sensibile all'argomento. Non avendo più la mamma, cerco, quando possibile, attraverso dei libri, un contatto con ricordi ed avvenimenti vissuti che poi sono simili per tutti. La cosa che mi ha sorpreso piacevolmente (e che ora voglio condividere con voi) è stata l'origine dell'autrice: abruzzese, nata ad Arsita e residente a Penne (ma che non conosco direttamente); la cosa che mi ha fatto ulteriormente piacere e che testimonia quanto scritto sopra "nessuno è profeta in patria" è che sulla fascetta della copertina sono riportate le critiche/piccole recensioni del libro fatte da persone autorevoli (la maggior parte donne) che vivono però fuori abruzzo.
Il libro secondo me è molto bello nella storia, nell'ambientazione, nelle descrizioni, e nello stile letterario particolare.
Essendo "abruzzese" e conoscendo i luoghi dove si svolgono i fatti, mi sono divertito ad immaginarli nella mia mente con una certa precisione cosi come vengono descritti nel libro: i paesaggi, le montagne, le abitudini e tradizioni contadine (alcune descritte in modo forte e diretto come si faceva una volta), i piatti della cucina abruzzese. La storia è quella del rapporto madre e figlia, forte ed a tratti combattuto come spesso accade nei rapporti genitori/figli che si intensifica e suscita ricordi quando la mamma della protagonista si ammala e quindi ha bisogno di aiuto e sostegno da parte della famiglia. Una nota particolare voglio farla sullo stile (non sono un critico quindi spero perdonerete qualche termine improprio): le frasi sono molto brevi e terminano sempre con il punto, pensieri che sembrano intrecciarsi ma che risultano lineari e che simulano un dialogo con la madre e con gli altri presonaggi del libro.
Mi permetto una riflessione/domanda che vorrei fare all'autrice: nel libro spesso si usano termini, modi di dire, espressioni dialettali che potrebbero risultare di difficile comprensione per un lettore fuori regione e non vi sono "asterischi" o "note" che spiegano il significato di quel termine o modo di dire; piccoli accorgimenti che renderebbero ancora più appetibile fuori dai nostri confini regionali questo bellissimo libro.
"...Siediti pure tu un momento, guarda che bella sera. Si accendono tutte le stelle. E qualche lucciola, guarda. Adoro le lucciole. Da piccola ti proibivano di chiuderle tra le mani, dicevano che ti sarebbero spuntate le verruche. Lo stesso se contavi le stelle con il dito. No, io non c'ero, l'ho saputo molto dopo, da te."
MIA MADRE E' UN FIUME - Il racconto poetico e indimenticabile di un amore tra madre e figlia "andato storto da subito". Un romanzo potente e vitale, in cui le vicende personali si uniscono alla storia corale di un'Italia contadina, ritratta dagli anni della guerra fino ai nostri giorni. Quando Esperia mostra i segni di una malattia che toglie la memoria, è tempo per la figlia di prendersi cura di lei e aiutarla a ricostruire un'identità smarrita. Inizia cosi, giorno dopo giorno, il racconto di un passato dal quale riaffiorano ricordi dolcissimi e crudeli, riprendono vita le figure dei familiari e degli abitanti della piccola comunità montana che le ha viste nascere e crescere entrambe. In un Abruzzo luminoso ed aspro, che affiora tra le pagine come una terra mitologica e lontana, le fatiche della campagna, l'allegria dei matrimoni, la ruvidezza degli affetti, l'emancipazione dell'analfabetismo e la fine della sottomissione femminile si intrecciano al racconto di una lenta metamorfosi di sentimenti in un indissolubile legame madre-figlia che oscilla tra amore e odio, nostalgia e rifiuto. La densità della scrittura, le moltecipli stratificazioni della narrazione, unite alla profondità dello sguardo con cui l'autrice segue lo scorrere dell'esistenza dei suoi protagonisti, rendono questo libro un esordio sorprendente, la scoperta di una voce unica che ha il potere e la magia di un incantesimo.
DONATELLA DI PIETRANTONIO: E' nata e ha trascorso l'infanzia ad Arsita, un paesino della provinvia di Teramo, e vive a Penne (Pescara). Scrive dall'età di nove anni racconti, fiabe, poesie e un romanzo, questo.
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