domenica 11 ottobre 2009

Magic Johnson




"Non chiedere cosa i tuoi compagni possano fare per te. Chiedi piuttosto cosa tu possa fare per i tuoi compagni. "
(Magic Johnson)


Magic Johnson
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Earvin Johnson Jr. noto come Magic Johnson (
Lansing, 14 agosto 1959) è un ex cestista statunitense, considerato uno dei più grandi giocatori della storia di questo sport.
Giocando come point-guard, vinse cinque titoli
NBA con la sua squadra (1980, 1982, 1985, 1987 e 1988), oltre ad aver guidato la sua università, Michigan State, ad un titolo NCAA nel 1979. Johnson è inoltre l'unico rookie (matricola) nella storia della lega americana ad aver vinto il premio "NBA Finals Most Valuable Player Award", il premio per il miglior giocatore delle finali, nel 1980. Solo quattro giocatori hanno vinto consecutivamente un titolo NCAA e quello NBA. Dotato di un talento e di un carisma ineguagliabili, era in grado di eseguire spettacolari e precisissimi passaggi smarcanti, impossibili da capire e da intercettare per i suoi avversari. Conosciuto non come un grande marcatore, sebbene in più di un'occasione abbia dimostrato di saper segnare molto e nei momenti decisivi, Johnson si distingueva in tutti gli aspetti del gioco; in particolare negli assist, arte nella quale primeggiava indiscutibilmente in termini di spettacolarità e genialità (unico a competere con lui John Stockton, playmaker degli Utah Jazz), ma anche nei rimbalzi, e in difesa. Forse uno dei giocatori più forte di sempre assieme a Michael Jordan, ritenuto da molti addirittura più completo per la capacità di ricoprire tutti e cinque i ruoli della pallacanestro.
Si trattava di un giocatore atipico per quel periodo e, per questo, rivoluzionario e di enorme impatto, grazie ai suoi 206 centimetri che non gli impedivano di giocare come playmaker, ruolo solitamente adatto a giocatori decisamente più bassi.

Nato a Lansing, Michigan, Johnson si guadagna il soprannome che lo ha reso celebre, "Magico", già al liceo dopo una partita da 36 punti, 18 rimbalzi e 16 assist. Il passaggio dal liceo all'università vide "Magic" confermare le sue qualità. Divenne in breve tempo il leader indiscusso della squadra degli Spartans, cioè Michigan State, portandola nel 1979 alla vittoria nella finale del campionato NCAA contro i Sycamores della Indiana State University, guidati da Larry Bird. Ancora oggi la finale del 1979 tra Michigan State e Indiana State rimane la partita di college più vista della storia del campionato. L'anno seguente passò alla NBA come prima scelta assoluta del Draft, atteso come pochi giocatori universitari prima e dopo di lui.

NBA: i Los Angeles Lakers
Molti temevano che "Magic" potesse in un certo senso "sgonfiarsi" all'impatto con la lega professionistica, fatto che accadeva (e accade tuttora) a molti promettenti giocatori universitari. Al contrario, però, Johnson sfruttò l'occasione per fare il definitivo salto di qualità, affermandosi già al suo primo anno come un elemento di grande spicco, riuscendo ad inserirsi in un team ricco di storia e stelle e molto competitivo. Vinse il premio "MVP delle finali", il premio per il miglior giocatore delle finali, alla sua prima stagione nel
1980, quando addirittura giocò la sesta gara di finale contro i Philadelphia 76ers ricoprendo il ruolo di centro al posto dell'infortunato Kareem Abdul-Jabbar. La sua prestazione fu memorabile, specie considerando che si trattava del suo primo anno in NBA: totalizzò 42 punti, 15 rimbalzi, 7 assist e 3 palle rubate. Nessun altro giocatore è mai stato MVP delle finali nell'anno di debutto. In questa stagione fu anche la prima matricola di sempre a entrare nel primo quintetto assoluto in un All-Star Game. Con "Magic", i Lakers vincono in totale cinque campionati NBA: 1980, 1982, 1985, 1987 e 1988. Per tre anni, "Magic" vince l'NBA MVP Award (il premio per il giocatore dell'anno della NBA), nel 1987, 1989 e 1990. Probabilmente per la franchigia di Los Angeles questi sono gli anni migliori e, in ricordo di questo periodo in cui le partite venivano chiamate Show Time, la maglia numero 32 indossata da Magic fu ritirata dalla franchigia californiana.
"Magic" si conferma un giocatore rivoluzionario e completo, pronto per essere utilizzato in ogni ruolo, anche se è come playmaker che ha lasciato un segno indelebile nella storia della
NBA e della pallacanestro mondiale.
Gli allora emergenti
Red Hot Chili Peppers, rock band losangelina, gli dedicano una canzone dell'album Mother's Milk (1989) intitolandola proprio Magic Johnson.
Nel novembre 1991 annuncia di volersi ritirare dopo aver contratto il virus dell'
HIV.

Nazionale: il "Dream Team"
La carriera di "Magic", però, non termina così. Qualche mese dopo il suo annuncio, torna in campo a grande richiesta per l'
All Star Game NBA, dove è eletto MVP dopo una grande partita condita da 25 punti e il solito gioco spettacolare. Viene inoltre selezionato per prender parte a quello che diventerà famoso come il leggendario "Dream Team" originale, vincendo l'oro olimpico a Barcellona 1992 insieme a due altre leggende della pallacanestro, gli amici Michael Jordan e Larry Bird. Per tutta la durata dei Giochi Olimpici viene assediato dai fans, dai giornalisti e da altri atleti, tutti desiderosi di manifestare il loro sostegno e la loro solidarietà al campione, diventato un simbolo internazionale.

Il breve ritorno nella NBA
Dopo le
Olimpiadi, "Magic" scatenò la gioia dei suoi ammiratori annunciando la sua intenzione di tornare a giocare, firmando un nuovo contratto nel settembre del 1992, sempre con i Los Angeles Lakers: non giocò però mai, anche perché alcuni giocatori, spaventati dalla possibilità di ferite e infezioni, manifestarono preoccupazione nel dover giocare con un giocatore sieropositivo.
Nel
1994 allenò per un breve periodo i "suoi" Los Angeles Lakers, non riuscendo però a evitare l'eliminazione dai playoffs. Il bilancio complessivo fu di solo 5 vittorie contro 16 sconfitte.
Nel
Gennaio del 1996 tornò davvero in campo, ovviamente sempre con i Lakers, giocando tutto il finale di stagione e i playoffs nel ruolo di ala grande, dimostrando di esser capace, come un tempo, di ricoprire ancora tutti i ruoli nonostante i quasi 37 anni. Il definitivo ritiro arrivò dopo l'eliminazione nelle semifinali di Conference, alimentato anche da dissidi interni con alcuni giocatori (tra cui Nick Van Exel, su cui la società aveva deciso di investire come playmaker).

Cifre e riconoscimenti
Le sue statistiche parlano da sole: 6559 rimbalzi, 10141 assist, 17707 punti (media di 19.5 punti per partita). Per tre volte fu il miglior marcatore dei
Lakers, nel 1987, 1989, 1990, e due volte il miglior rimbalzista, nel 1982 e 1983. Il suo stile rispecchiava la sua personalità altruista, creando un gioco spettacolare e ricco di passaggi "no-look" (senza guardare il giocatore cui si passa la palla) e fantasiosi, contribuendo allo "showtime" dei Los Angeles Lakers degli anni ottanta.

Le divise ritirate dei Lakers. La numero 32 è quella di "Magic".
Nel corso della stagione 1995-96 i
Lakers hanno ritirato, in segno di riconoscenza e di gratitudine, il suo numero di maglia, il 32, che non indosserà più nessuno. Nell'estate del 2003, dopo l'acquisizione da parte dei Lakers di Karl Malone, Magic si era dichiarato disposto a concedere al compagno di nazionale la maglia numero 32, lo stesso che Malone aveva utilizzato per tutta la carriera; Karl però, in segno di rispetto, decise di rifiutare l'offerta e di indossare proprio il numero che aveva avuto nel Dream Team, l'11.
Dopo il suo ritiro, Johnson è stato inserito nella prestigiosa
Basketball Hall of Fame, il "tempio" del basket.

Il dramma dell'HIV

Il
7 novembre 1991 il mondo del basket e dello sport mondiale è scosso da una notizia tremenda: Magic Johnson annuncia inaspettatamente il suo ritiro, dopo essere risultato positivo al test HIV.
Dopo le sue battaglie sul campo da gioco, "Magic" continua a lottare anche fuori, partecipando attivamente alla lotta contro il virus che aveva prematuramente messo fine alla sua carriera, impegnandosi in raccolte di fondi con la "Magic Johnson Foundation", per la ricerca scientifica, e conducendo campagne di sensibilizzazione, che ebbero un forte effetto grazie alla notorietà ed alla stima di cui godeva l'ex-campione
NBA.
Ancora oggi è uno dei nomi più noti della lotta all'HIV in tutto il mondo.

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