Qualche giorno fa in un post intitolato "Una scomoda verità" riprendevo una riflessione dal documentario di Al Gore di qualche anno fa sui cambiamenti climatici. Mi facevo delle domande, senza poter dare risposte certe. Le perturbazioni che in questi giorni stanno colpendo l'Italia e gli Stati Uniti ci fanno riflettere. Ringrazio l'amico e collega Gianpiero che oggi mi ha segnalato questo articolo. Buona lettura
tratto da:l'editoriale del Foglio del 12 novembre.
Piove, clima ladro
Succede sempre, a novembre, ma per gli esperti è colpa del caldo
Come ogni autunno, piove, spesso purtroppo con effetti drammatici come in questi giorni. Eppure, da qualche anno a questa parte, questa evidenza meteorologica è diventata problema insormontabile, emergenza inaspettata, fonte di polemiche e speculazioni più o meno scientifiche. Che in questo periodo dell’anno sulla nostra penisola cadano diversi millimetri di pioggia non è una novità degli ultimi tempi, basta andare a cercare notizie di alluvioni negli ultimi cinquanta-sessant’anni, così come è noto che queste piogge provocano danni su un territorio fragile come quello italiano. Prevenzione, pulizia degli alvei dei fiumi, monitoraggio costante del territorio e minore cementificazione sono argomenti che negli articoli di giornale e nelle parole degli esperti vengono però sempre dopo spiegazioni poco scientifiche sulle cause delle piogge: gli eventi estremi sono aumentati di numero e intensità, dicono, per colpa del riscaldamento del mare Mediterraneo, riscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici. Peccato che chiunque può verificare on line, sul sito dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che la temperatura della fascia di mar Tirreno che bagna le zone interessate dalle alluvioni in questi giorni è addirittura un po’ più bassa della media. E dunque se si deve cercare un elemento che faccia sospettare – in mancanza di dati definitivi – che l’evento sia più forte del solito, di sicuro non è il mare.
Se anche fosse il contrario, però, non c’è prova scientifica che relazioni con certezza la temperatura dei mari con l’aumento degli eventi estremi, che peraltro si verificano anche con mari più freddi. L’affermazione secondo la quale le precipitazioni sarebbero aumentate negli ultimi anni ha poi la stessa base “scientifica”: che in Italia piova, quanto e dove lo sappiamo con certezza soltanto da una decina d’anni, da quando cioè si è cominciato a monitorare e misurare il territorio costantemente, e dieci anni sono pochi per tirare le somme e fare un paragone con il passato. Al solito, in Italia mancano troppi dati per trarre conseguenze con valore scientifico. E la memoria spesso inganna. Un esempio? Fabro, allagata in questi giorni, aveva subito la stessa sorte soltanto una volta negli ultimi decenni: nel 1966, quando Firenze fu alluvionata. Quando i cambiamenti climatici non erano ancora neanche nella mente di Al Gore.
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