sabato 21 luglio 2012

Qualcosa di straordinario - film


Parto da una famosa citazione: "Fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce"; nel senso che fa più notizia "audience" un evento negativo e catastrofico piuttosto che eventi carichi di positività ed ottimismo.
Nella nostra quotidianità, veniamo assaliti dai mass media che ci sbattono in faccia stragi, guerre, violenze di ogni tipo, ecc. Episodi di ottimismo e positività, storie a lieto fine che non fanno "audience" vengono rilegate a fine notiziario o in altre rubriche minori, oppure affidate al web... Così, molte storie che meriterebbero più spazio vengono conosciute solo da pochi...
...Ed è quello che è successo con la storia/film  che vi presento oggi.
Il titolo è "Qualcosa di straordinario" (titolo originale "Big Miracle"), storia vera, accaduta nel 1989 negli Stati Uniti (Alaska), e che il regista Ken Kwapis ha portato sul grande schermo, e narra la storia di tre balene intrappolate nel ghiaccio del polo nord.
Il film, sicuramente privo di budget pubblicitari importanti, come previsto non ha sbancato i botteghini, ma si è fatto conoscere attraverso il passaparola, che oggi, grazie ad internet è sicuramente più veloce. Io stesso ho saputo della sua esistenza qualche settimana fa, andando a vedere i titoli dei DVD in uscita ed ho avuto il piacere di vederlo proprio oggi.
Una storia, che se vogliamo è anche un pò "paradossale": ambientata in una società (la nostra) che uccide gli animali alcune volte per piacere, distrugge l'ambiente e la natura, inquina, e si muove per convenienze politico-economiche.
Le balene vengono aiutate e salvate non perchè siano creature viventi e quindi era giusto adoperarsi per salvarle, ma, purtroppo, per una serie di circostanze di interessi vari.
La storia e la vicenda sono state strumentalizzate da diverse figure: i mass media che aumentando l'audience incassavano maggiori introiti pubblicitari (ad onor del vero devo dire che è grazie è grazie ad un reporter che le balene si sono potute salvare), le amministrazioni dello Stato dell'Alaska e degli Stati Uniti che si sono "ripulite la faccia" con l'opinione pubblica, la società petrolifera che ha finanziato in parte l'operazione di salvataggio ha avuto un ritorno pubblicitario ed un miglioramento della propria reputazione.
E, come spesso accade, purtroppo, i "veri eroi" hanno continuato a lottare lontano dai riflettori, al fine di dare una speranza di vita a questi giganti del mare.
Ma non è il tempo delle polemiche, la cosa importante è che tutti insieme siano riusciti nella sfida più importante: liberare le balene dal ghiaccio e salvarle da sicura morte.
Con la speranza che questa storia ci faccia scoprire e valorizzare sempre più le tante storie  positive che quotidianamente ci sono  nel mondo ed ognuno di noi, deve impegnarsi a farle conoscere  a tutti.
Grazie, buona lettura e buona visione.

IL FILM: (tratto da:mymovies.itAlaska, 1989. In uno dei luoghi più freddi della punta Nord degli Stati Uniti, un reporter televisivo scopre casualmente tre balene rimaste intrappolate sotto una lastra di ghiaccio durante una migrazione. La lastra è troppo lunga per essere percorsa sott'acqua ed ha un solo buco dal quale i cetacei possono emergere a prendere fiato. Il servizio realizzato per un canale televisivo locale si rivela un successo tale da attirare sul luogo tutti i canali televisivi nazionali, imprenditori spietati diventati amici dell'ambiente per l'occasione e addirittura una rompighiaccio sovietica, grazie all'intervento del presidente Reagan. Tutto per cavalcare l'interesse di una nazione intenerita di fronte alla sorte di tre balene.
A partire dalla vera storia che paralizzò il popolo e quindi i media statunitensi per giorni, congelati sulle immagini di balene in lotta per la vita, Ken Kwapis realizza un film che, nel ripercorrere la cronistoria di una passione e salvazione animale, racconta anche una nazione in cui televisioni locali e nazionali scandiscono i tempi della politica e della società. Ma lo fa senza convinzione.Senza cercare di deviare in nulla dalla struttura narrativa classica hollywoodiana Qualcosa di straordinario, vuole assolutamente essere ordinario. Il film romanza con poca audacia e contemporaneamente poca ricerca di una fedeltà estrema ai fatti (nonostante alla fine del film compariranno i volti dei veri protagonisti accanto a quelli degli attori che li hanno impersonati), una storia ben nota al suo pubblico primario, cioè quello statunitense. Non è infatti la corsa verso il finale o il lento concedere informazioni sui fatti ripresi il centro di Qualcosa di straordinario, quanto tutto ciò che si è creato a latere dell'evento.Se la sorte delle balene è infatti già nota, meno lo è il modo in cui queste furono salvate. Con un atto di cinema d'inchiesta di rara timidezza, Qualcosa di straordinario muove passi flebili nel terreno della critica ai media, chiedendo scusa in ogni momento per quel che fa. Per ogni prospettiva obliqua sulla doppia morale dei network televisivi, sull'indugiare nel tragico e il rimestare nel morboso, viene mostrato anche quanto di bene abbiano fatto. Eppure, lungi dall'essere una ricerca di (sempre necessaria) complessità, questa doppia tensione si risolve solo in un pavido rigurgito di rabbia.Se il finale, lo svolgimento e tutte le dinamiche che il film mette sullo schermo sono note e (cosa più grave) sono già state filmate dalla televisione, cosa resta da raccontare alle immagini del cinema? A questa domanda Ken Kwapis, regista prevalentemente televisivo (molte stagioni di The Office e film come La verità è che non gli piaci abbastanza in curriculum), risponde senza convinzione, intraprendendo la strada giusta ma senza l'audacia di percorrerla fino in fondo e finendo con l'aggiungere alla cronaca il sentimentalismo più innocuo fatto di ex-fidanzati alla ricerca dell'amore, spietati imprenditori mossi (alla fine) da una vera affezione e dala retorica di un popolo (quello americano) costantemente e calvinianamente unito, oltre ogni differenza etnica, dalla determinazione verso il raggiungimento della vittoria.


Guarda il trailer:


"Anche se sono imponenti e forti, sono così simili a noi. Noi siamo vulnerabili, ci spaventiamo e anche noi, a volte, abbiamo bisogno di aiuto"

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