RIPARTIRE DALL'ALTRO BRACCIO PER AMORE DEL TENNIS TAVOLO: LA SFIDA (VINTA) DI NATALIA - La polacca Pratyka: "Volevo sfidare le normodotate".
LONDRA – Natalia ha una tecnica tutta sua. Pallina nel solco dell’avambraccio, colpo secco per lanciarla in aria e poi, via, a capofitto dentro il tic-toc ossessivo di quel videogioco in avanzamento veloce chiamato tennis tavolo (se a Londra 2012 vi azzardate a dire ping pong, minacciano di strapparvi il pass olimpico dal collo). Non c’è solo Oscar Pistorius. C’è, dalla Polonia con furore, Natalia Partyka, nata in Pomerania 22 anni fa per stupire senza la mano e l’avambraccio destro, mancina per forza e non per scelta, bravissima a destreggiarsi tra Paralimpiadi (oro ad Atene) e Olimpiadi, sempre con le perle ai lobi e un bel sorriso biondo, come lo è ogni storia di disabilità calata nella rassicurante normalità di uno sport. Natalia, certo, si fa notare. A Pechino, nel 2008, insieme alla nuotatrice sudafricana Natalie Du Toit (senza una gamba), si divise tra «table tennis» paralimpico e olimpico, tornando in Polonia con un rotondissimo oro zecchino. Nel suo Paese, tra calciatori ambiziosi e tenniste di successo (Radwanska finalista a Wimbledon), è una piccola celebrità. Qui a Londra è oggetto di curiosità, ma a lei non importa. «Il mio sogno era sfidare una normodotata su un grande palcoscenico». Ha battuto la danese Skov 4-3. E poi c’è ancora qualcuno che non crede alle favole?
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