domenica 14 dicembre 2008

"Le parole sono pietre, anzi proiettili"



Caro diario,



è un pò che non scrivo, non per mancanza di argomenti o pensieri ma per il fatto che alcune volte ti senti scarico, le giornate sembrano trascorrere tutte uguali ed allora cerchi qualcosa che ti faccia ricaricare e ripartire, bene con questo post voglio lasciarmi questo periodo alle spalle e guardare avanti...



Come avevo scritto in una mail di qualche tempo fa, ognuno di noi può essere un "Grande Capo" in qualunque ambito operi: nelle aziende grandi e piccole, in casa,in classe, sui campi sportivi, nell'esercito, in cucina, ecc. Oggi voglio continuare a parlare di questo tema molto interessante (spero anche per voi) soffermandomi però sulle PAROLE che usa un Capo nei suoi colloqui. Parole che comunque lasciano un segno in chi le ascolta e perciò dovrebbero essere usate con molta attenzione e magari prima di pronunciarle in alcuni casi sarebbe opportuno pensarci un po su.
Qualche tempo fa ho visto in tv un film del Grande Totò (non ricordo il titolo) che interpretava la parte di un titolare d'azienda e di un presidente di una squadra di calcio, il quale gestiva molte persone con varie problematiche, la moglie gli aveva consigliato prima di aprire bocca e fare danni di contare fino a dieci...

Per parlare di questo tema chiederò aiuto a Jeffrey J.Fox autore del libro "Come essere un Grande Capo", ve lo ricordate???

Tratto da: "Come essere un Grande Capo"
Autore: Jeffrey J.Fox

ATTENZIONE: le parole sono pietre, anzi proitettili
Chi maneggia armi, si tratti di un tiratore scelto o di un pistolero, sa molto bene che prima di fare fuoco occorre prendere la mira con molta calma, mantenendo il massimo controllo. I tiratori intelligenti sanno che un colpo affrettato può costare loro la vita. Allo stesso modo, un capo intelligente sa che una frase non ponderata può ferire come un proiettile.
Badate sempre a ciò che dite e come lo dite. Le vostre parole hanno un peso enorme, quindi parlate con grande prudenza. Un lavoratore dipende interamente dal suo capo sotto diversi aspetti: retribuzione, direttive di lavoro, informazioni necessarie, conferma dell'assunzione dopo il periodo di prova, possibili avanzamenti di carriera. Va da sé, pertanto, che i dipendenti ascoltano con la massima attenzione le parole del loro capo (purtroppo, i dipendenti ascoltano molto di più il capo di quanto quest'ultimo non ascolti loro!) Più un capo occupa una posizione elevata nella gerarchia aziendale e maggiore forza hanno le sue parole. Ciò che dice il capo influisce direttamente su ciò che i dipendenti pensano di se stessi, degli altri colleghi, dell'azienda in generale e persino dei clienti di quest'ultima.
Non parlate di un dipendente con un suo collega di uguale livello; non screditate un vostro superiore davanti ad un vostro subalterno; non criticate un cliente, perchè cosi facendo influireste sull'atteggiamento dei vostri dipendenti nei suoi confronti. Il cliente oggetto delle vostre critiche, infatti, perde immediatamente valore, riceve un servizio di qualità inferiore o un trattamento comunque insoddisfacente, e la perdita di un cliente rappresenta un grave danno per l'azienda, e quindi per il capo e per il dipendente.
La diceria, quel proverbiale "pare che" o "si dice che", quel sistema di comunicazione interna presente in tutti gli uffici e particolarmente attivo, viene sempre innescata da qualche commento indiscreto che un capo si è lasciato sfuggire in presenza di un subalterno. Il grande capo pondera invece molto a lungo le proprie parole prima di fare commenti.
Un grande capo non può permettersi di svelare avventatamente dei segreti o di lasciarsi andare a pettegolezzi, né deve lasciarsi andare a dire alcunché che possa, anche non intenzionalmente, essere male interpretato. Non può neppure lasciarsi sfuggire un commento en passant, appena sussurrato. Per un dipendente, un capo che sussurra è come un leone che ruggisce.

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