
E si, perché "Un corpo docile" di Rosella Postorino, finalista del Premio Città di Penne 2013, è la storia /il racconto della vita di Milena, nata e vissuta in galera fino all'età di tre anni.
Un libro che spazia dalla quotidianità della protagonista con la sua vita tormentata, i suoi ricordi, i sogni, le fantasie. Diversi stadi della vita che si percepiscono anche dallo stile: tante descrizioni, intervallate da una punteggiatura che alcune volte sembra casuale ma che porta il lettore ad una lettura cadenzata quasi a farlo soffermare su alcuni passaggi cruciali; così come è complessa la vita di Milena.
Al lettore, in questo caso a me/noi, non resta altro che farsi rapire da questo racconto e farsi trasportare in un mondo di emarginazione, solitudine ed invisibilità, come quello vissuto dalle mamme e dai bimbi in un carcere…Già le mamme che in alcune descrizioni sono dolci ed amorevoli, in altre dure e volgari come solo il carcere e la solitudine può rendere, perché il carcere vuoi o non vuoi le trasforma, quasi a perdere la loro "femminilità". Muri, non solo materiali, che le rendono "invisibili al mondo".
Il libro termina con una descrizione domestica qualunque e con un semplice "punto" a pagina 231; non si conclude in alcun modo quasi a voler comunicare che la vita reale continua, anche in un carcere…in un modo o nell'altro…
"Ma Milena può fidarsi, perché la madre ha sempre preteso onestà. E' per questo che è finita in galera. In galera, Milena ci è nata".
"IL CORPO DOCILE" (ed Einaudi) - La vita per Milena è una minaccia. Troppo grave la ferita che si porta dentro da quando è nata. Si è abituata a sopravvivere in un nido caldo di paura. Una paura che non cessa, neppure lontano dalle pareti della prigione che è stata la sua prima culla. Ma Milena è anche forte. E cerca in ogni spiraglio d'amore il coraggio di rischiare. Di salvarsi. Seguendo con il fiato in gola Milena e la sua lotta per il diritto a ciò che consideravamo scontato, scopriamo che la posta in gioco per tutti è oggi la riconquista di ciò che ci rende umani.
Milena è nata in galera e lì è vissuta fino a tre anni. Oggi ne ha ventiquattro e si prende cura dei bambini reclusi, come Marlon. Marlon sarà presto strappato alla madre detenuta con cui vive. Milena conosce quel dolore e farebbe di tutto per evitarglielo.
Eugenio invece fa parte della sua vita fin dall'inizio: era il «fratello» con cui dividere il sonno, è stato l'amico che non aveva mai paura, è diventato il suo amante.
L'incontro con un giornalista che vuole parlare dei bambini in carcere è il terremoto che fa tremare le mura dietro cui Milena si protegge da sempre. Il giornalista è intenzionato a forzare ogni porta, vuole liberarla, o solo averla. Ma quando sei nata in galera, anche l'amore può diventare una minaccia. Rosella Postorino racconta la gabbia delle nostre esistenze «separate e inconciliabili», e insieme la felicità furiosa dei corpi che si toccano. Scrive un romanzo di esclusione e tenerezza, dove ogni nido cova violenza, ma il tentativo di salvare un altro essere umano è l'unico modo per salvare se stessi.

Nessun commento:
Posta un commento