Probabilmente, anzi, sicuramente non avrei comprato questo libro in libreria,non conoscendo l'autore…ed avrei fatto un grandissimo errore!!!…
Già perché "Geografia commossa dell'Italia interna" non è un libro che si legge in modo superficiale, in modalità "FAST"; è un libro che ha bisogno di meditazione, attenzione e concentrazione, insomma si deve leggere in "modalità SLOW".
Infatti, il mio approccio alla lettura è stato sbagliato, iniziando una lettura veloce cercando una trama, un "filo del discorso", ma più andavo veloce e più lo perdevo, non lo trovavo. Lo stile, la punteggiatura, spingono il lettore ad una "pausa di riflessione"… e così ho fatto.
Ho chiuso il libro e solo dopo qualche minuto l'ho riaperto ed ho iniziato nuovamente la lettura dalla prima pagina, con un nuovo spirito. Inizialmente l'ho letto a voce alta (con mia figlia di fianco) in modo che le parole potessero penetrare in profondità; così facendo, ho scoperto un libro molto interessante ed un autore attento.
Lo stile, come dicevo in precedenza è diverso: l'autore essendo un documentarista ed un affermato "paesologo" descrive paesaggi ed avvenimenti in modo preciso, con una visione profonda che solo in pochi sanno fare; l'uso della punteggiatura è molto curato ed i pensieri sono molto lunghi, le parole sono intervallate dalle "virgole" che impongono una lettura cadenzata, un ritmo.
Il libro si divide in quattro sezioni principali:
- Mediterraneo interiore
- Le Puglie
- La luna e i calanchi
- Saggi deliranti e facoltativi
Da abruzzese sono stato molto colpito dalla descrizione/rievocazione del sisma che ha colpito la mia/ns regione nel 2009. "Paesaggio con macerie: L'Aquila" (p.14) e "Aquilani" (p.17). Da questi paragrafi estraggo questo passo nel quale mi sono molto ritrovato e dove si ritroveranno anche i cittadini aquilani: "...Il terremoto è anche questo, è andare più spesso a fare benzina, perché resti nella tua città o nel tuo paese, ma non è più la tua città o il tuo paese. Non abiti più in qualche parte, ma vai continuamente da qualche parte e non arrivi da nessuna parte…"
Consiglio la lettura del paragrafo "Idee per il Mediterraneo interiore" (p.21) soprattutto agli amministratori di piccoli comuni e regioni. Il paragrafo è un bellissimo vademecum che potrebbe essere preso d'esempio per stilare un piano di governo dei comuni, salvaguardandone il paesaggio, il territorio, la tradizione, rispettando le persone che vi abitano, insomma valorizzandolo. Questo paragrafo è stato letto all'apertura del Forum Aree interne organizzato dal ministro della Coesione sociale Fabrizio Barca (Rieti 11-12 marzo 2013)
Un autore Franco Arminio, che fino a qualche giorno fa era a me sconosciuto, ma che oggi grazie al Premio Città di Penne ho avuto il piacere e la fortuna di conoscere e "presentare" a voi dalle pagine di questo mio "diario virtuale"
L'autore sarà presente al Premio Città di Penne mercoledì 27 novembre 2013
Concludo riportando questa frase che mi ha molto colpito:
"In fondo vivere su un pianeta che si può estinguere, ce lo rende più vicino, in fondo ha la nostra stessa sorte"
GEOGRAFIA COMMOSSA DELL'ITALIA INTERNA (Bruno Mondadori editore) -Orlo, bordo, confine, selve, monti, mare, alberi, zolla, cane, vigna, nuvole, vacca, panchina, sole, alba, tramonto, e vento, neve, pioggia, e altro vento, e altra neve, e aprile, e il verde di maggio, e il nero di settembre, silenzio senza opinioni, luce senza commenti, voglio solo che la vita sfili, se ne vada da dove è venuta, non la trattengo, non voglio trattenere niente, camminare, guardaregli alberi, non dire e non fare nient'altro che il giro dei confini, andare sempre più dentro a certi confini, non superarli, non mirare al centro, non mirare alle passioni di tutti, disertare, prendere confidenza col cielo, ma farlo senza vantarsene, non sputare parole sul mondo e sugli altri, camminare, uscire perché è uscito il sole, uscire, prendere un paese, passarci dentro, non dire nulla del giorno, non accostare niente alla solitudine, lasciarla intatta, lasciare che la solitudine faccia la sua vita, svolga la sua storia e così pure la tristezza e la stanchezza, essere stanchi tristi e soli è comunque una fortuna, i buoni sentimenti rigano il mondo come quelli cattivi, come le parole…
FRANCO ARMINIO - è nato e vive a Bisaccia, centro dell'Irpinia orientale in provincia di Avellino. Collabora con "il manifesto", e Il fatto quotidiano ed è animatore del blog "Comunità Provvisorie"[1].
È documentarista e animatore di battaglie civili, battendosi, ad esempio, contro l'installazione delle discariche in Alta Irpinia e contro la chiusura dell'ospedale di Bisaccia.
Nel 2009, con Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia ha vinto il premio Napoli.
Roberto Saviano ha definito Franco Arminio «uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato»,[2] citando un suo passo: «Venticinque anni dopo il terremoto dei morti sarà rimasto poco. Dei vivi ancora meno».[3] Il 29 novembre 2010 sempre Roberto Saviano legge una poesia di Arminio in prima serata su Rai 3 nella quarta e ultima puntata di Vieni via con me, nel corso di un monologo sul terremoto dell'Aquila del 2009.[4]
Nel luglio 2011, con Cartoline dai morti ha vinto il Premio Stephen Dedalus per la sezione "Altre scritture".
Con Terracarne edito da Mondadori, ha vinto il premio Carlo Levi e il premio Volponi
Nel 2013 è uscito il suo ultimo libro di prosa: Geografia commossa dell'Italia interna (bruno mondadori editore
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