Alcune volte il mondo cinematografico ci da la possibilità di conoscere storie di personaggi "minori" che però sono stati fondamentali nel progresso umano. E' quello che è successo vedendo il film "Il diritto di contare". Un film sconvolgente e sorprendente sotto tanti punti di vista. Nella corsa allo spazio degli anni 60 mai avrei pensato che i calcoli delle traiettorie venissero fatti a mano, da un team di donne (di colore) che lavoravano per la NASA. Perchè è importante sottolineare "donne di colore"? Perchè fino a pochi decenni fa (oggi sembra un tempo remoto in realtà parliamo di circa 50 anni) nell'America della Libertà, nello Stato della Virginia vigeva la segregazione razziale, con tutte le differenze del caso tra persone bianche e persone di colore. La forza di questo film e di queste donne che sono vissute realmente è proprio questa: affermarsi sia come professioniste e sia come Persone. Durante il film ci sono tante scene che fanno riflettere, una però mi ha particolarmente colpito; ad abbattere la barriera della "diversità" non è stato un evento particolare, ma attraverso la competenza, il lavoro ed i risultati ottenuti da queste "donne di colore", l'uomo bianco ha capito che se voleva guardare oltre le stelle, doveva abbattere prima di tutto le barriere culturali ed i pregiudizi che vigevano. Buona visione.
IL FILM - Recensione di Marzia Gandolfi - Nella Virginia segregazionista degli anni Sessanta, la legge non permette ai neri di vivere insieme ai bianchi. Uffici, toilette, mense, sale d'attesa, bus sono rigorosamente separati. Da una parte ci sono i bianchi, dall'altra ci sono i neri. La NASA, a Langley, non fa eccezione. I neri hanno i loro bagni, relegati in un'aerea dell'edificio lontano da tutto, bevono il loro caffè, sono considerati una forza lavoro flessibile di cui disporre a piacimento e sono disprezzati più o meno sottilmente. Reclutate dalla prestigiosa istituzione, Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson sono la brillante variabile che permette alla NASA di inviare un uomo in orbita e poi sulla Luna. Matematica, supervisore (senza esserlo ufficialmente) di un team di 'calcolatrici' afroamericane e aspirante ingegnere, si battono contro le discriminazioni (sono donne e sono nere), imponendosi poco a poco sull'arroganza di colleghi e superiori. Confinate nell'ala ovest dell'edificio, finiscono per abbattere le barriere razziali con grazia e competenza.
La qualità più grande del film di Theodore Melfi è quella di sfogliare una pagina sconosciuta della NASA. Pagina 'bianca' coniugata fino ad oggi al maschile. Se la storia, il contributo delle scienziate afroamericane alla conquista dello spazio, è una novità, la maniera di raccontarla è convenzionale ma non per questo meno appassionante.
Il diritto di contare mette in scena efficacemente il razzismo e il sessismo ordinario dei bianchi, concentrandosi sui drammi silenziosi che muovono la Storia in avanti. Suscettibile di incontrare il favore di un largo pubblico, Melfi sa bene quando spingere l'emotività dislocando lo sguardo sul romance di Katherine e James, Il diritto di contare segue la storia dell'esplorazione spaziale americana attraverso lo sguardo di tre eroine intelligenti e ostinate che hanno cambiato alla loro maniera il mondo. Hanno doppiato la 'linea del colore', inviato John Glenn in orbita e Neil Armstrong sulla Luna...continua la lettura su www.mymovies.it
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