"...nel concetto che oggi comunemente ne abbiamo, la montagna diventa sempre più un attrezzo sportivo. Siamo allergici ai rischi e drogati dai record. Come posso concepire la paura come l'altra metà del coraggio se i pericoli non ci sono? Il coraggio non esiste senza la paura. L'immagine dell'eroe impavido è ingannevole: è un prodotto della fantasia. Un eroe che non ha paura non ha bisogno di coraggio. L'arrampicatore che vuole solo arrampicare più velocemente o più acrobaticamente si fa predisporre ed assicurare la strada verso il record. Che spazio rimane per il dubbio, e per l'esperienza?... Quando pratico l'alpinismo, il mio problema non è quello di conquistare la vetta. Per chi poi? Quelle che a me importano sono le Esperienze. Dentro di me c'è un corrispettivo spirituale dell'ambiente incontaminato, delle alte e inospitali montagne, dei lontani deserti. E quanto più è alto il monte che ho davanti, tanto maggiori sono i dubbi e la paura dentro di me. Non solo sulle montagne immense: anche dentro di noi ci sono abissi immensi in cui potremmo precipitare... La motivazione cresce con l'entusiasmo. Se vivo con entusiasmo quello che sto facendo, se corrisponde alla mia natura, allora sono forte. Quanto più a lungo mi sono confrontato con l'obiettivo (anche dubitando di arrivarci), quanto maggiore è l'energia che ho accumulato prima di fare il primo passo, tanto maggiore sarà in seguito la motivazione".
Nessun commento:
Posta un commento