sabato 29 dicembre 2012

RIBELLE - The Brave

"Alcuni dicono che al destino non si comanda, che il destino non è una cosa nostra. Ma io so che non è così, il nostro destino vive in noi, bisogna soltanto avere il coraggio di vederlo!"


Scheda del film (tratto da mymovies.it) - La principessa Merida è tutta suo padre e poco sua madre. Coraggiosa, audace e insofferente alle regole di corte preferisce cavalcare e tirare con l'arco piuttosto che sedere a tavola composta o curare i suoi immensi capelli rossi. Costretta a sposare uno tra i pretendenti che si scontrano per la sua mano decide di sovvertire le regole e rinnegare la tradizione, subendo la conseguente ira materna.
Fuggita nei boschi per la disperazione incontra una vecchia strega che le offre un rimedio magico ai suoi problemi. Invece che acquietare i contrasti con la madre, il rimedio trasformerà quest'ultima in un orso, l'animale più odiato dal battagliero padre, quello che anni prima gli staccò una gamba.Tutto ciò che Ribelle ha da dire di originale e affascinante sui suoi personaggi, lo afferma nei primissimi minuti, in quel segmento che anticipa la comparsa improvvisa del titolo e che, come ogni prologo che si rispetti, oltre a narrare un antefatto fondamentale mette anche in scena un livello di lettura più profondo della trama. Si tratta di quell'idea allargata di coraggio intesa come l'unione di forza, ardore e sentimentalismo che esprime il titolo originale (Brave) e che in italiano dovrebbe diventare sinonimo, non si sa bene perchè, di ribellione.Quello del prologo è un luogo comune del cinema e delle favole che la Pixar ama riproporre dilatandolo, modificandolo, tradendolo e deformandolo. L'ha esteso a quasi mezz'ora in Wall-E, l'ha reso muto e dilaniante in Up ma in Ribelle (come era accaduto per Alla ricerca di Nemo) torna a una versione classica, come classico sarà tutto il resto del film.Contrariamente al resto della produzione Pixar infatti Ribelle è una favola molto canonica, che sfrutta il passaggio di età di una principessa per orchestrare un racconto di responsabilizzazione e risoluzione dei contrasti generazionali attraverso un'avventura fantastica. Se poco più di un anno fa la Disney conRapunzel aveva raccontato di una principessa che capisce di dover conquistare l'indipendenza dalla sua figura materna attraverso un atto di ribellione, ora la Pixar propone il rovescio della medaglia: una ribelle che per realizzarsi comprende di dover venire a patti con i genitori e quindi con la tradizione.Non è allora sul versante del racconto che questa volta lo studio di Lasseter riesce a stupire, quanto su quello visivo e attoriale. Merida è probabilmente il personaggio dal look più interessante degli ultimi 20 anni, dotata di una chioma rossa che da sola ne illustra la forza combattiva, la dolcezza e le asperità di carattere. Inoltre, portando avanti uno studio e una sperimentazione sull'espressività dei volti in computer grafica (rigorosamente senza uso di motion capture), Ribelle compie un ulteriore passo in avanti verso un'idea di vera e propria recitazione da parte di personaggi animati. Proprio la struttura estremamente canonica e priva di sorprese della trama mostra come nelle scene madri la qualità e la gestione dell'emotività espressa dal film passino soprattutto attraverso volti e sguardi. In un tipo di cinema (l'animazione) che non ha mai potuto puntare sulla recitazione per la veicolazione dei propri significati la Pixar, da Toy story 3 in poi, sempre di più introduce una propria visione della recitazione di personaggi disegnati al computer.Per tutti questi motivi alla fine Ribelle è un film che, analizzato al microscopio ha molte di quelle straordinarie caratteristiche tipiche del cinema perfetto della Pixar.











manca totalmente di fascino epidermico e di stratificazione narrativa se visto nel complesso.

domenica 23 dicembre 2012

tratto da "Il guardiano del faro"

"Ammiraglio ho bisogno di chiederle una cosa".
"Dimmi".
"E' cambiato molto negli anni?"
Si versò un bicchiere di Bourbon e ne bevve un sorso. "Non direi", rispose. "Non nelle cose che io ricordi. Sono più vecchio, d'accordo, con più esperienza alle spalle, ma sento di avere ancora la stessa luce di un tempo nei miei occhi. Leggo ancora poesie e mi lascio andare ai sogni. Credo ancora che la vita sia un meraviglioso gioiello che dovremmo apprezzare ogni giorno che siamo al mondo"

tratto da "Il Guardiano del Faro" - Sergio Bambarén

UBUNTU...io sono perchè noi siamo

Un antropologo propose un gioco ad alcuni bambini di una tribù africana. Mise un cesto di frutta vicino ad un albero e disse ai bambini che chi sarebbe arrivato prima avrebbe vinto tutta la frutta.
Quando gli fu dato il segnale per partire, tutti i bambini si presero per mano e si misero a correre insime, dopodiche, una volta preso il cesto, si sedettero e si godettero insieme il premio.
Quando fu chiesto ai bambini perchè avessero voluto correre insieme, visto che uno solo avrebbe potuto prendersi tutta la frutta, risposero "UBUNTU", come potrebbe uno essere felice se tutti gli altri sono tristi?"
UBUNTU nella cultura africana sub-sahariana vuol dire: "Io sono perchè noi siamo"
Abbiamo cosi tanto da imparare nella nostra "cultura occidentale civilizzata"...vero?  

Sogni... by Ligabue


sabato 22 dicembre 2012

Un Sogno VERO...


Attraverso questo blog mi piace raccontare storie di Persone. Ogni Persona ha qualcosa di speciale. Non necessariamente persone "note", ma persone che operano spesso lontano dai riflettori, persone umili, che spesso chiedono alla vita l'occasione per il riscatto. La storia che vi propongo oggi viene dal mondo del calcio e riguarda un giocatore del Pescara, Eugenio Togni (a molti questo nome non dirà molto) che ha realizzato un goal contro il Catania venerdi scorso allo scadere della partita. Un goal non solo importante ai fini del risultato, ma un goal che ha il sapore del "riscatto". Dopo questo goal il "calciatore" lascia lo spazio all'uomo che non si vergogna di manifestare la sua gioia, le sue emozioni attraverso il pianto liberatorio.... Perchè? Leggete qui di seguito... Un grazie a Marco Piccirilli per questo bellissimo racconto che sintetizza la grandezza di questo Uomo che ho avuto il piacere di conoscere.

"Un ragazzo spaurito, dallo sguardo timido e la testa bassa, in mezzo al campo, osserva la porta. Questo ragazzo, che ormai ragazzo non è neanche più, si chiama Romulo Eugenio Togni e di professione fa il calciatore. Siamo all'ultimo minuto della sfida decisiva contro il Catania, e lui sta per caricarsi sulle spalle il peso di un tiro che può forse valere mezza salvezza.
Arrivato a Pescara un giorno d'estate di un anno fa, in serie B, si è trovato a dover subire la spietata concorrenza di un altro signore di nome Marco Verratti. Sono altre le stelle che brillano nella stagione della splendida promozione in serie A, i giovani talenti di Zeman come Verratti, Insigne, Immobile; e Romulo si trova a dover convivere con lo scomodo sedile della panchina più e più volte. E' difficile farsi trovare pronto ogni volta che viene chiamato in causa e spesso gli piovono addosso critiche forse immeritate. 
Passa l'estate e lui è sempre più ai margini della squadra con Stroppa, non viene più convocato, viene messo fuori rosa e qualche volta finisce a doversi allenare da solo... Ma nonostante ciò e nonostante i tanti problemi personali è sempre stato zitto, in un angolo, mai una parola di troppo, mai un lamento, mai un problema, lavorando duramente. 
Il nuovo mister Bergodi, complici gli infortuni di Blasi, Colucci e Cascione, gli dà fiducia. E lui, all'esordio in serie A, a 30 anni, ripaga come meglio non potrebbe, dando l'anima, lottando e giocando cinque splendide partite, senza sfigurare neppure contro il Milan...Il Milan... Lui che neanche 3 anni fa giocava contro squadre del calibro del Celano e della Real Marcianise, è come un sogno...Un Sogno VERO.
E poi la liberazione, il riscatto; quel tiro che si insacca all'angolino nell'ultimo soffio della partita, e il pianto liberatorio. Un pianto a dirotto, prolungato e l'abbraccio collettivo di tutti i compagni. 
Si hai fatto goal, Romulo. Il tuo primo goal in serie A. Un goal che ha un significato particolare, dimostrando, con il tuo primo centro in serie A, a 30 anni, che il calcio non è fatto solo di mercenari, ma anche di gente come te. E Pescara ama chi mette l'anima per la propria causa...Pescara d'ora in avanti è anche un pò tua... (M.Piccirilli)

domenica 9 dicembre 2012

traguardo...

"L'errore peggiore che possiamo fare nella vita è lasciar perdere quando sappiamo tutti di avere ancora una missione da compiere. E l'obiettivo più grande è continuare a cercare finchè non abbiamo raggiunto il nostro TRAGUARDO" (Sergio Bambarén)

tratto da "Il guardiano del faro"

La Casa del cuore...

"Chiunque a un certo punto della vita mette su casa. La parte difficile è costruire una "CASA DEL CUORE". Un posto non soltanto per dormire, ma anche per sognare... Un posto dove crescere  una famiglia con amore, un posto non per trovare riparo dal freddo, ma un angolino tutto nostro da cui ammirare il cambiamento delle stagioni; un posto non semplicemente dove far passare il tempo, ma dove provare gioia per il resto della vita" (Sergio Bambarén)

tratto da "Il guardiano del faro"

ogni giorno...

"Ogni giorno è un'avventura per coloro che hanno il desiderio di viverla" (Sergio Bambarén)

tratto da "Il guardiano del faro"