Oggi voglio condividere con voi un libro molto particolare che mi ha insegnato molto e fatto "conoscere" (anche se ormai non c'è più) una persona che conoscevo solo attraverso i suoi articoli: Pietro Calabrese. Non è un libro di management o di organizzazione aziendale; è un libro che parla della vita, di una malattia (che solo parlarne incute timore), e di quanto alcune volte (spesso) diamo per scontato e che poi tanto scontato non è "il DONO della VITA". Ho scoperto in modo davvero casuale questo libro. Ero a casa una sera e il mio piccolo Lorenzo voleva vedere i suoi canali televisivi preferiti mentre io velevo vedere (una volta tanto) il telegiornale: cambio canale e proprio in quel momento (sarà un caso?) passa la notizia dell'uscita del libro e vengo a sapere della scomparsa di Pietro Calabrese. Mi piacciono i libri che parlano della vita delle persone poichè attraverso la loro vita possiamo arricchire la nostra; da quando è morta mia madre vedo le persone malate di "cancro" con una sensibilità diversa (non voglio dire che prima lo ero meno ma non ero stato toccato direttamente e non sapevo bene cosa era) ma ogni volta la ricordo, ogni cosa mi riporta ad un episodio particolare. Leggendo queste pagine ho avuto la possibilità di conoscere meglio la figura di Pietro Calabrese sotto l'aspetto della persona, ha raccontato con estrema chiarezza i suoi sentimenti, le cure, le paure, le speranze.
Ho conosciuto meglio questa brutta malattia che spesso vogliamo eviatare, per paura ed ignoranza, come se ignorandola vogliamo fingere che non esista. Ho rivissuto con mente più serena l'esperienza di mia madre capnedo solo ora lcuni messaggi che ci arrivavano ma che il nostro cercello (mio e di mia sorella) all'epoca non era in grado o voleva decifrare.
Consiglio questo libro a tutti quelli che amano la vita, che capiscono ed apprezzano questo dono speciale chiamato VITA. Grazie a Pietro Calabrese per questa bellissima testimonianza...
Ho conosciuto meglio questa brutta malattia che spesso vogliamo eviatare, per paura ed ignoranza, come se ignorandola vogliamo fingere che non esista. Ho rivissuto con mente più serena l'esperienza di mia madre capnedo solo ora lcuni messaggi che ci arrivavano ma che il nostro cercello (mio e di mia sorella) all'epoca non era in grado o voleva decifrare.
Consiglio questo libro a tutti quelli che amano la vita, che capiscono ed apprezzano questo dono speciale chiamato VITA. Grazie a Pietro Calabrese per questa bellissima testimonianza...
"L'ALBERO DEI MILLE ANNI" - di Pietro Calabrese (ed Rizzoli)Non ci pensiamo mai, ma la vita può deragliare improvvisamente. Bastano due parole. E' successo il 19 maggio 2009 a Pietro Calabrese, una carriera luminosa nel giornalismo e un'esistenza piena. Nel suo caso le due parole state "addensamento polmonare", pietoso eufemismo per significare che è entrato di diritto nella costellazione del cancro (quale acutezza nella battuta di Woody Allen: "Oggi le due parole che è più bello sentirsi dire non sono "ti amo" ma è "benigno"). In questo libro tanto lucido quanto toccante Calabrese racconta il suo cammino, giorno per giorno, dopo quel fulmine a ciel sereno. Un cammino che passa per l'altalena dello sconforto e della speranza, per le notti sotto l'assalto molesto dei pensieri e per il ricordo sognante di quando la notte -invece - si parlava d'amore, per il tempo che diventa sospeso e per il calore benefico delle persone care ("già, e adesso chi lo dice agli amici?"). Ed è un cammino che passa inevitabilmente per la brutalità delle cure e per un corpo devastato in cui non ti riconosci più. Eppure, a un certo punto, fa una svolta radicale e diventa un cammino di crescita e di consapevolezza nuova. Raggiunta durante una chiacchierata con un amico sotto un baobab africano, il monumentale albero dei mille anni. Da lì Pietro, scoprendo una verità semplice e rivoluzionaria ma nascosta, lancia a tutti un messaggio salvifico, scritto con la penna del grande giornalista ma pensato con il cuore dell'uomo.
PIETRO CALABRESE, nato nel 1944 a Roma da genitori siciliani e scomparso il 12 settembre 2010, a pochi giorni dall'uscita di questo libro, è stato una delle firme più note del giornalismo italiano. Ha diretto "Il Messaggero", "Capital", "La Gazzetta dello Sport" e "Panorama". Ha firmato alcune rubriche fisse su perodici fra cui "Moleskine" su "Sette". Proprio da questa rubrica, subito dopo che nel maggio 2009 gli era stato diagnosticato un tumore al polmone, ha cominciato a raccontare la sua storia attribuendola all'amico Gino. I lettori lo hanno sommerso di email e lettere comunicandogli una "vicinanza amorosa" che gli ha dato forza e conforto. Grazie, popolo di Gino!
Per saperne di più:http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Calabrese
"...Mi era arrivato addosso all'improvviso quel treno in corsa del cancro assassino. Mi aveva fatto stramazzare perchè io mi fermassi. Perchè io riflettessi. Perchè io capissi. Perchè riprendessi il filo quasi spezzato della mia vita e ritrovassi lo scopo e il perchè dell'esistenza. Perchè ripensassi ai miei giorni marginali, che erano stati la maggioranza di quelli vissuti, e non li rivivessi mai più, pochi o molti che fossero quelli che mi restavano. Perchè finalmente realizzassi che il valore della vita non è nella vita stessa - magari ce ne saranno altre di vite in altri mondi -, il valore supremo è dentro le piccole cose che compongono il quotidiano, il qui e ora, alle quali non diamo mai importanza, o ne diamo troppo poca. Perchè sprechiamo il valore delle cose che contano veramente. Perchè ci arrabbiamo e ci perdiamo dietro inutili discussioni, fangose polemiche, patibolari decisioni. Perchè pensiamo che il bello e il buono sono sempre altrove, lontano da noi. Invece sono qui, davanti a noi, ai nostri piedi, e non ce ne accorgiamo finenedo con il calpestarli e ucciderli. Perchè il buono delle cose nonè mai così nascosto da no riuscire a scorgerlo, a vederlo, ad assaporarlo. Perchè è bella la vita, bello il sole e il freddo dell'inverno, bellissima una giornata di primavera e dolcemente bello il venticello leggero che l'accompagna. Ma chi si ferma mai a riflettere su queste banalità quotidiane? A cosa pensate veramente in una qualunque delle vostre giornate?...Ma quando uno sta bene e ritiene di essere immortale, o di avere le stesse prerogative dei dei pagani, su queste piccole cose non si sofferma mai..."