venerdì 22 ottobre 2010

"L'albero dei mille anni"


Oggi voglio condividere con voi un libro molto particolare che mi ha insegnato molto e fatto "conoscere" (anche se ormai non c'è più) una persona che conoscevo solo attraverso i suoi articoli: Pietro Calabrese. Non è un libro di management o di organizzazione aziendale; è un libro che parla della vita, di una malattia (che solo parlarne incute timore), e di quanto alcune volte (spesso) diamo per scontato e che poi tanto scontato non è "il DONO della VITA". Ho scoperto in modo davvero casuale questo libro. Ero a casa una sera e il mio piccolo Lorenzo voleva vedere i suoi canali televisivi preferiti mentre io velevo vedere (una volta tanto) il telegiornale: cambio canale e proprio in quel momento (sarà un caso?) passa la notizia dell'uscita del libro e vengo a sapere della scomparsa di Pietro Calabrese. Mi piacciono i libri che parlano della vita delle persone poichè attraverso la loro vita possiamo arricchire la nostra; da quando è morta mia madre vedo le persone malate di "cancro" con una sensibilità diversa (non voglio dire che prima lo ero meno ma non ero stato toccato direttamente e non sapevo bene cosa era) ma ogni volta la ricordo, ogni cosa mi riporta ad un episodio particolare. Leggendo queste pagine ho avuto la possibilità di conoscere meglio la figura di Pietro Calabrese sotto l'aspetto della persona, ha raccontato con estrema chiarezza i suoi sentimenti, le cure, le paure, le speranze.
Ho conosciuto meglio questa brutta malattia che spesso vogliamo eviatare, per paura ed ignoranza, come se ignorandola vogliamo fingere che non esista. Ho rivissuto con mente più serena l'esperienza di mia madre capnedo solo ora lcuni messaggi che ci arrivavano ma che il nostro cercello (mio e di mia sorella) all'epoca non era in grado o voleva decifrare.
Consiglio questo libro a tutti quelli che amano la vita, che capiscono ed apprezzano questo dono speciale chiamato VITA. Grazie a Pietro Calabrese per questa bellissima testimonianza...

"L'ALBERO DEI MILLE ANNI" - di Pietro Calabrese (ed Rizzoli)Non ci pensiamo mai, ma la vita può deragliare improvvisamente. Bastano due parole. E' successo il 19 maggio 2009 a Pietro Calabrese, una carriera luminosa nel giornalismo e un'esistenza piena. Nel suo caso le due parole state "addensamento polmonare", pietoso eufemismo per significare che è entrato di diritto nella costellazione del cancro (quale acutezza nella battuta di Woody Allen: "Oggi le due parole che è più bello sentirsi dire non sono "ti amo" ma è "benigno"). In questo libro tanto lucido quanto toccante Calabrese racconta il suo cammino, giorno per giorno, dopo quel fulmine a ciel sereno. Un cammino che passa per l'altalena dello sconforto e della speranza, per le notti sotto l'assalto molesto dei pensieri e per il ricordo sognante di quando la notte -invece - si parlava d'amore, per il tempo che diventa sospeso e per il calore benefico delle persone care ("già, e adesso chi lo dice agli amici?"). Ed è un cammino che passa inevitabilmente per la brutalità delle cure e per un corpo devastato in cui non ti riconosci più. Eppure, a un certo punto, fa una svolta radicale e diventa un cammino di crescita e di consapevolezza nuova. Raggiunta durante una chiacchierata con un amico sotto un baobab africano, il monumentale albero dei mille anni. Da lì Pietro, scoprendo una verità semplice e rivoluzionaria ma nascosta, lancia a tutti un messaggio salvifico, scritto con la penna del grande giornalista ma pensato con il cuore dell'uomo.

PIETRO CALABRESE, nato nel 1944 a Roma da genitori siciliani e scomparso il 12 settembre 2010, a pochi giorni dall'uscita di questo libro, è stato una delle firme più note del giornalismo italiano. Ha diretto "Il Messaggero", "Capital", "La Gazzetta dello Sport" e "Panorama". Ha firmato alcune rubriche fisse su perodici fra cui "Moleskine" su "Sette". Proprio da questa rubrica, subito dopo che nel maggio 2009 gli era stato diagnosticato un tumore al polmone, ha cominciato a raccontare la sua storia attribuendola all'amico Gino. I lettori lo hanno sommerso di email e lettere comunicandogli una "vicinanza amorosa" che gli ha dato forza e conforto. Grazie, popolo di Gino!


"...Mi era arrivato addosso all'improvviso quel treno in corsa del cancro assassino. Mi aveva fatto stramazzare perchè io mi fermassi. Perchè io riflettessi. Perchè io capissi. Perchè riprendessi il filo quasi spezzato della mia vita e ritrovassi lo scopo e il perchè dell'esistenza. Perchè ripensassi ai miei giorni marginali, che erano stati la maggioranza di quelli vissuti, e non li rivivessi mai più, pochi o molti che fossero quelli che mi restavano. Perchè finalmente realizzassi che il valore della vita non è nella vita stessa - magari ce ne saranno altre di vite in altri mondi -, il valore supremo è dentro le piccole cose che compongono il quotidiano, il qui e ora, alle quali non diamo mai importanza, o ne diamo troppo poca. Perchè sprechiamo il valore delle cose che contano veramente. Perchè ci arrabbiamo e ci perdiamo dietro inutili discussioni, fangose polemiche, patibolari decisioni. Perchè pensiamo che il bello e il buono sono sempre altrove, lontano da noi. Invece sono qui, davanti a noi, ai nostri piedi, e non ce ne accorgiamo finenedo con il calpestarli e ucciderli. Perchè il buono delle cose nonè mai così nascosto da no riuscire a scorgerlo, a vederlo, ad assaporarlo. Perchè è bella la vita, bello il sole e il freddo dell'inverno, bellissima una giornata di primavera e dolcemente bello il venticello leggero che l'accompagna. Ma chi si ferma mai a riflettere su queste banalità quotidiane? A cosa pensate veramente in una qualunque delle vostre giornate?...Ma quando uno sta bene e ritiene di essere immortale, o di avere le stesse prerogative dei dei pagani, su queste piccole cose non si sofferma mai..."

giovedì 21 ottobre 2010

Eleanor Roosevelt




"Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni"
(Eleanor Roosevelt)

sabato 16 ottobre 2010

"L'esperienza secondo Bohr"


Un ringraziamento particolare a Giannicola per aver condiviso con noi questa interessantissima citazione durante il primo incontro del MED: http://momentieducativi.blogspot.com/

"Un esperto è un uomo che ha fatto tutti gli errori che è possibile compiere in un campo molto ristretto".
Niels Bohr - premio Nobel per la Fisica 1922


lunedì 11 ottobre 2010

"Robin Hood"




"Ribellarsi e ribellarsi ancora.....finchè gli agnelli diventeranno leoni."
(Robin Hood)



Nell’Inghilterra del XIII secolo, Robert Longstride è un abile arciere dell’esercito di Riccardo I, impavido sovrano in guerra coi francesi. Una freccia uccide il monarca e convince Robert e i suoi amici a congedarsi dall’armata e a fare ritorno a casa, ma nel tragitto soccorrono Sir Loxley, incaricato di annunciare l’avvenuta morte di Riccardo e di consegnare la sua corona. Sul punto di morte il nobile uomo strappa all’arciere una promessa, dovrà restituire la sua spada al vecchio padre nella contea di Nottingham. Uomo di parola, Robert si recherà nella tenuta di Loxley, dove per volere del vecchio Walter assumerà l’identità del figlio defunto e i diritti sulla bella consorte, Marion. Superba e riottosa, la donna non vuole saperne di quell’impostore che si rivela però gentiluomo. Scoperto di essere figlio dell’uomo che scrisse la Carta della Foresta, sventato un complotto francese ai danni dell’Inghilterra e deciso a reagire ai soprusi di Giovanni Senzaterra e senza cuore, Robert impugnerà arco e frecce e cavalcherà coi suoi uomini per la vittoria. Restituita la gloria alla sua terra, l’arciere viene dichiarato fuorilegge. Rifugiatosi nella foresta di Sherwood con una Marion ormai innamorata diventerà Robin Hood e leggenda.Dopo il generale Massimo Decimo Meridio, divenuto poi stella dell’arena, Ridley Scott mette in scena un altro eroe guerriero di impeccabile fattura, interpretato dal volto e dalla fisicità gladiatoria di Russell Crowe. Meno epico e rutilante del Gladiatore, Robin Hood, storia di un esperto arciere a un passo da Sherwood e dalla leggenda, esaudisce comunque l’evasione nel passato e l’identificazione con un personaggio verticalmente positivo. Spade sferraglianti, fendenti metallici, lame nella carne, frecce di fuoco nel cielo, sangue a fiotti, corpi fatti a pezzi, la contea di Nottingham mutua il Colosseo e diventa una formidabile macchina teatrale piena di trucchi e sorprese, meraviglie e attrazioni, rivelando al suo centro un fuorilegge impenitente, fedele a un codice antico e alla “bucolica” Marion di Cate Blanchett...

venerdì 8 ottobre 2010

"Parli sempre di corsa" - Linus


Da quattro anni a questa parte mi sono appassionato al mondo della corsa, o almeno cosi mi piace pensare. Chi mi conosce bene sa che qualche tempo fa mi dilettavo al mattino presto a fare una bella sgambata prima di andare al lavoro, rigenerandomi e caricandomi per la giornata. Non sono sicuramente un corridore "amatoriale", non ho mai partecipato ad una maratona, mezza maratona, o competizione di qualunque genere (per ora). Non che non ne abbia voglia, anzi, sicuramente non sono preparato fisicamente ma al momento non ho ancora una compagnia che me lo permette (si usa sempre questa scusa...). Amo correre (quando posso) sul lungomare della mia città, al mattino, rigorosamente accompagnato dalla musica del mio iPod, che mi aiuta, mi stimola e mi fa compagnia. Mentre leggevo il libro che vi sto segnalando ripensavo a come mi sono avvicinato a questo mondo e soprattutto cosa pensavo della corsa quando ero più giovane (una decina o quindicina d'anni fa): "sicuramente era più divertente correre giocando a basket o calcetto rispetto a correre per strada...".Come cambiano le cose! Come cambiano le persone! Come cambiano le passioni!
Ho inizato acorrere durante un periodo di dieta ferrea (pesavo 86kg!) con l'obiettivo di perdere peso, con l'abbigliamento e le scarpe sicuramente poco idonee e che mi procuravano un dolore alle articolazioni del ginocchio. Una sofferenza ad ogni uscita, l'affaticamento fisico ed il freddo del mattino non rendevano la cosa facile, ma ho tenuto duro! Con il tempo il peso scendeva(71kg), l'andatura era più fluida ed anche l'abbigliamento era sempre più idoneo, il divertimento e l'appagamento ed il senso di benessere crescevano sempre più. Nel mio piccolo riuscivo a percorrere ogni uscita 13/14 km senza tener conto tanto del tempo che impiegavo, non dovevo confrontarmi con nessuno se non con me stesso.
La vita della famiglia è un po cambiata e con essa l'organizzazione della famiglia (che grazie a Dio è cresciuta) e del lavoro, le uscite si sono sempre più ridotte fino a sparire, ogni tanto ci riprovo ma in questa disciplina come in tutte la cosa più importante è la "costanza". Questa premessa in realtà l'ho scritta più per me, anche se so che qualche amico si ritroverà, affinchè possa trovare il giusto tempo da dedicare a questa disciplina che mi appassiona tanto ma che ha bisogno di molta dedizione, come tutte del resto.
Leggendo tutto d'un fiato questo libro è come se in me si fosse risvegliato qualcosa o olmeno mi piace pensarlo...
Buona lettura e buona corsa...

LINUS - "Parli sempre di corsa" edito da Mondadori
"Quando corri la testa si libera come per magia. Lo stress e la stanchezza della giornata scompaiono per lasciare il posto a pensieri ed emozioni. E dopo la doccia tutto il corpo è invaso di una bellissima sensazione di benessere. "Parli sempre di corsa" non è semplicemente un libro sulla corsa. E' un libro molto intimo e molto autobiografico, in cui Linus racconta cosa gli succede nella mente, nel cuore e nell'anima quando smette i panni del deejay ed esce a fare una bella sgambata. Le tabelle, i carboidrati, le scarpe nuove ci sono eccome, sia ben chiaro. C'è la Maratona di New York, con i suoi riti, il marketing estremo e i 4000 italiani che il giorno prima si riscaldano a Central Park. C'è l'ossessione per i chilometri misurati con la perizia di un geometra svizzero. Ci sono il cardiofrequenzimetro, la playlist sull'iPod, quel senso di eroica fratellanza con una marea di sconosciuti che faticano al suo fianco. E poi c'è il Kenia, la terra degli uomini-antilope, dove correre veloce significa sopravvivere e oggi, grazie agli sponsor, può significare vivere da signori. Ma tutti questi luoghi comuni del corridore amatoriale sono come un tappeto musicale su cui Linus fa scorrere la sua voce per raccontare un universo di sentimenti, persone e aneddoti che raggiunto perchè si è messo a corrergli dietro. Un universo personalissimo e molto avvincente, che l'ha cambiato nel profondo. Oggi Linus è un cinquantenne in piena forma. Corre tre-quattro volte a settimana, cascasse il mondo con il suo gruppo di amici, e si cimenta in due maratone all'anno. Queste pagine intense raccontano la nascita di una passione che gli ha sconvolto la vita, migliorandola radicalmente, tanto da non poterne più fare a meno.

Gli amori, le passioni che ci colpiscono in età adulta ci colgono molto spesso impreparati. Vanno a riempire un vuoto motivazionale legato alle frustrazioni del lavoro, della famiglia, del tempo che passa, dell'immagine che lo specchio ci rimanda, e sono talmente totalizzanti da farci perdere il lume della ragione".

martedì 5 ottobre 2010

"UP" - L'uomo dei palloncini può ancora farci sognare


Qualche giorno fa sono riuscito a vedere, finalmente, in DVD questo cartone animato tanto atteso che aveva suscitato in me una grande curiosità. Dico "finalmente" perchè con due bimbi per casa anche la cosa più semplice, vedere un film a casa sul divano alcune volte può trasformarsi in una bella avventura, e chi è genitore magari può capirmi! ma questa è un'altra storia: Torniamo al film d'animazione UP. Precedentemente ne avevo sentito parlare come di un cartone animato triste non adatto ai bambini...Come sapete però per certe cose come film e libri sono un po come San Tommaso " se non tocco e provo non posso dare un mio giudizio" e cosi ho fatto. Il film si è rivelato bellissimo avvincente ed avventuroso, è vero (come poi leggerete anche nella recensione qui di seguito) l'inizio è poco avvincente ed un bimbo difficilmente lo segue con interesse, ma per un pubblico più adulto è ricco di sentimenti e molto commovente. Di tutto il film ho tratto due massime: la prima è "che non bisogna aspettare troppo tempo per inseguire i propri sogni e vivere la propria avventura" e la seconda è "che spesso la vita stessa è l'avventura più bella". Voi lo avete visto? Cosa ne pensate? Che dire ancora: buona lettura e buona visione!!


TRAMA - In una sala cinematografica si proietta un cinegiornale su un esploratore, Charles Muntz, che è tornato dall'America del Sud con lo scheletro di un uccello che la scienza ufficiale qualifica come falso. Muntz riparte per dimostrare la sua onestà. Un bambino occhialuto, Carl, è in sala. Muntz è il suo eroe. Incontrerà una bambina, Ellie, che ha la sua stessa passione. I due cresceranno insieme e si sposeranno. Un giorno però Carl si ritrova vedovo con la sua villetta circondata da un cantiere e con il sogno che i contrattempi della vita non hanno mai permesso a lui ed Ellie di realizzare: una casa in prossimità delle cascate citate da Muntz come luogo della sua scoperta. Un giorno un Giovane Esploratore bussa alla sua porta. Sarà con lui che Carl, senza volerlo, comincerà a realizzare il sogno.Un film di animazione (targato Disney) ha aperto per la prima volta il Festival di Cannes. Si è trattato di un segnale molto preciso se si considera che la Major americana era assente da 5 anni dalla Croisette (l'ultima volta aveva presentato Ladykillers) e proponeva un film in 3D. La tridimensionalità viene utilizzata in questo film senza le esagerazioni effettistiche che, come sempre,, accompagnano le fasi nodali della storia della settima arte a partire dall'invenzione del sonoro.Il rischio che la sceneggiatura si mettesse al servizio della tecnologia c'era ma è stato brillantemente evitato. Semmai sussiste la possibilità che Up piaccia più agli adulti che ai bambini i quali dovranno attendere l'arrivo del solerte e tondeggiante Giovane Esploratore per avviare il necessario processo di identificazione nell'avventura. Fino ad allora ci viene narrata la tenera e delicata storia di un venditore di palloncini con la passione per l'avventura condivisa da un'amica e poi compagna per la vita.La sequenza in cui si narra il percorso di Carl ed Ellie partendo dall'infanzia sino ad arrivare alla morte di lei è di quelle che si fanno ricordare per la divertita sensibilità con cui è costruita. Le citazioni cinematografiche non mancano (a partire dalla somiglianza del protagonista anziano con Spencer Tracy per finire con il vecchio Muntz che ricorda Vincent Price passando per echi spielberghhiani) ma non hanno la pesante insistenza che si può rinvenire in altri film di animazione. Perché questo è un film leggero. Leggero su temi ponderosi come quello dell'invecchiare da soli, dei sogni non realizzati, della memoria viva di chi ci ha lasciati, del rapporto giovani/anziani. Un film leggero come quei palloni che portano magrittianamente nei cieli un'intera casa liberandola da un mondo incapace di comprendere i sogni.

domenica 3 ottobre 2010

i sogni di Walt Disney


“Tutti i nostri sogni possono diventare delle belle realtà se abbiamo il coraggio di perseguirli”
(Walt Disney)