Oggi voglio condividere con voi il testo di una canzone ed una riflessione. La canzone è quella di Roberto Vecchioni (seppur suo simpatizzante non la conoscevo!) intitolata "Storia e leggenda del lanciatore di coltelli, la riflessione invece è sul "valore aggiunto". Entrambe mi (ci) sono state donate dal Prof Luciano Ziarelli durante un workshop aziendale. Buona lettura
Cos'è il "valore aggiunto" per il Prof Ziarelli? (tratto da: http://www.smilemanager.it/cms-01.00/articolo.asp?IDcms=109&s=12&l=)
" La definizione, un po' antica, di valore aggiunto ci riporta ad altri tempi quando le tecniche e le tecnologie erano per lo più proprietarie e mettere assieme materie prime e intelligenze creava prodotti che si distinguevano gli uni dagli altri. Non è più così.
I prodotti e i servizi si assomigliano tutti, perché tutti i competitori sanno ˝aggiungere valore˝ allo stesso modo, disponendo di materie e intelligenze assolutamente comparabili. ˝E' il mercato globale, bellezza, e tu non puoi farci niente˝, direbbe il buon vecchi Bogart di Casablanca!
Forse, invece, possiamo farci qualcosa.
Il problema non è, infatti, aggiungere valore: tutti devono sapere fare la loro parte, si tratta in fondo di competenza professionale, che ormai non distingue più prodotti e servizi proposti al mercato da imprese diverse: tutti sappiamo fare cose uguali a quelle degli altri nostri competitori, e viceversa. Il vero problema è che, invece, questo valore aggiunto ciascuno lo comunica a modo suo. Spesso non riuscendo a farlo percepire agli altri (clienti o colleghi che siano) unicamente per difetto di comunicazione o per poca consapevolezza del singoli dell'importanza del contributo che ciascuno può e deve dare al successo dell'impresa.
Insomma, la Ragione ci aiuta a creare valore e ad aggiungerlo alle cose, ai prodotti, ai servizi, ma è il Sentimento che rende efficace il nostro modo di comunicare e far percepire questa ˝aggiunta˝ determinante a differenziarci dagli altri in una vita e in un mercato altrimenti omologanti."
I prodotti e i servizi si assomigliano tutti, perché tutti i competitori sanno ˝aggiungere valore˝ allo stesso modo, disponendo di materie e intelligenze assolutamente comparabili. ˝E' il mercato globale, bellezza, e tu non puoi farci niente˝, direbbe il buon vecchi Bogart di Casablanca!
Forse, invece, possiamo farci qualcosa.
Il problema non è, infatti, aggiungere valore: tutti devono sapere fare la loro parte, si tratta in fondo di competenza professionale, che ormai non distingue più prodotti e servizi proposti al mercato da imprese diverse: tutti sappiamo fare cose uguali a quelle degli altri nostri competitori, e viceversa. Il vero problema è che, invece, questo valore aggiunto ciascuno lo comunica a modo suo. Spesso non riuscendo a farlo percepire agli altri (clienti o colleghi che siano) unicamente per difetto di comunicazione o per poca consapevolezza del singoli dell'importanza del contributo che ciascuno può e deve dare al successo dell'impresa.
Insomma, la Ragione ci aiuta a creare valore e ad aggiungerlo alle cose, ai prodotti, ai servizi, ma è il Sentimento che rende efficace il nostro modo di comunicare e far percepire questa ˝aggiunta˝ determinante a differenziarci dagli altri in una vita e in un mercato altrimenti omologanti."
"Storia e leggenda del lanciatore di coltelli" - Roberto Vecchioni (2002)
Mio nonno li lanciava sempre spalle al bersaglio,
senza voltarsi mai, senza il minimo sbaglio:
e io stavo a guardarlo innamorato perso sulla riva del fiume,
seguendo i suoi coltelli volare leggeri come piume...
E mio padre m'insegnò a lanciarli ad occhi chiusi,
perché si mira con il cuore,
perché un vero lanciatore di coltelli ricama la vita,
non tira mica per colpire;
e mio padre m'insegnò che i venti cambiano
sempre e ti imbrogliano le dita e non c'è memoria
dei tiri precedenti perché ogni volta è una scommessa infinita.
E volavano su nel cielo lungo invisibili fili d'oro
i coltelli di mio padre e di mio nonno,
ogni tiro era un capolavoro,
ogni lama prendeva una stella, ogni stella si sparpagliava nel cielo,
e potevi finalmente vederla la vita vederla, vederla davvero...
E così imparai a lanciarli senza essere bravo,
forse per imitarli, o forse perché amavo...
E volavano su nel cielo lungo invisibili fili d'oro:
ma questi erano i "miei" coltelli e lo vedevo che assomigliavo a loro;
e ogni volta ero senza fiato, e ogni volta mi guardavo la mano,
"ma come ho fatto? Ma com'è che è stato? Com'è che vanno così lontano?"
E volavano su nel cielo come ricordi, come paure,
queste piccole cose di uomo che sono ritorni,
che sono avventure e anch'io ogni tanto prendevo una stella,
e illuminavo uno sputo di cielo e potevo finalmente
vederla la vita vederla, vederla davvero!
All'alba raccoglievo i coltelli di mio padre e di mio nonno;
e loro non mi dissero mai che viaggiavano dentro un sogno;
che finito il momento magico del suo coltello in volo,
il lanciatore è solo.
Guarda il video ed ascolta la canzone: