martedì 29 settembre 2009

I limiti secondo Michael Jordan


"I limiti, come le paure, sono soltanto illusioni da superare."

Michael Jordan


''Limits like fear are always an illusion'', Hall Of Fame 2009, MJ

La vita secondo Cronin



Tratto da "Chi ha spostato il mio formaggio?" di Spencer Johnson

"La vita non è un cammino
semplice e lineare
lungo il quale possiamo procedere
liberamente senza intoppi,
ma piuttosto un intricato labirinto,
attraverso il quale dobbiamo trovare
la nostra strada, spesso smarriti e confusi,
talvolta imprigionati in un vicolo cieco.

Ma sempre, se abbiamo fede,
si aprirà una porta:
forse non quella che ci saremmo aspettati,
ma certamente quella che alla fine
si rivelerà la migliore per noi".
(A.J. Cronin)


Chi è A.J Cronin?: http://it.wikipedia.org/wiki/Cronin

lunedì 28 settembre 2009

Sorridi...


"Sorridi sempre, anche se è un sorriso triste, perché più triste di un sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere".

(Jim Morrison)

domenica 27 settembre 2009

"Il vaso rotto..."


Un portatore d'acqua, in Cina, portava sempre due grandi vasi che pendevano alle due estremità della canna che portava sulle spalle.

Uno dei vasi aveva una crepa mentre l'altro vaso era perfetto e conteneva, fino al ritorno a casa dell'uomo, una porzione intera di acqua.

Alla fine della lunga camminata dal fiume alla casa, il vaso rotto arrivava con solo la metà dell'acqua con cui era stato riempito la mattina.

Per due anni interi questa storia andò avanti ogni giorno, con l'uomo che riportava a casa solo un vaso e mezzo di acqua.

Naturalmente il vaso perfetto era orgoglioso di quello che riusciva a fare, mentre il povero vaso con la crepa si vergognava della sua imperfezione e si sentiva in colpa di poter compiere solo metà del compito per il quale era stato fatto.

Dopo due anni di quello che il vaso percepiva come un amaro fallimento, un giorno parlò al portatore di acqua, giù al fiume:
"Mi vergogno di mestesso: a causa di questa crepa l'acqua gocciola fuori per tutta la strada e prima di arrivare alla tua casa metà del mio contenuto è andato perso".

Il portatore d'acqua rispose al vaso:
"Hai notato che solo sul tuo lato delsentiero ci sono dei fiori e non ci sono invece sul lato dove sta l'altrovaso?

Questo perché ho sempre saputo del tuo difetto ed ho piantato semi di fiori lungo tutto il sentiero, sul tuo lato. Ogni giorno quando torniamo verso casa, tu li innaffi. Per due anni ho potuto raccogliere questi fiori per decorare la mia tavola.

Se tu non fossi esattamente cosìcome sei, non ci sarebbero questi bellissimi fiori a rendere accoglientela mia casa".

Morale: ognuno di noi ha dei difetti unici e particolari. Siamo tutti deivasi rotti. Ma sono le crepe e i difetti che rendono le nostre vite cosìvarie, interessanti e gratificanti. Bisogna solo prendere ogni personacosì com'è e cercarne il lato positivo. Dobbiamo iniziare a farlo con noistessi, accettando i nostri pregi e difetti.

lunedì 21 settembre 2009

Gandhi



"Non è la ricchezza che rende grande un uomo ma la sua umiltà"


Mahatma Gandhi

domenica 20 settembre 2009

"300"



"Il mondo saprà che degli Uomini Liberi si sono opposti a un tiranno, che pochi si sono opposti a molti e che persino un dio-re può sanguinare"

(Leonida)



300 (film)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
300 è un
film diretto da Zack Snyder, adattamento cinematografico del graphic novel 300 di Frank Miller, ispirata a sua volta a un altro film, The 300 Spartans, un racconto semi-storico della battaglia delle Termopili svoltasi nel 480 a.C.. Il film è stato diretto da Zack Snyder con il supporto di Frank Miller, ed è stato girato con la tecnica del chroma key per riprodurre le immagini dell'originale fumetto. È uscito nelle sale negli USA il 9 marzo 2007, mentre in Italia il 23 marzo 2007.



Trama
Un gruppo di messaggeri persiani si presenta a
Sparta e chiede al re Leonida la sottomissione di Sparta per conto del Grande Re Serse. Gli spartani offesi dal comportamento dei messaggeri, per ordine del loro re, li uccidono gettandoli in un pozzo con la prima mossa fatta da Leonida (che qui pronuncia la frase-cult "Questa è Sparta") che si rende conto della guerra che incombe e quindi si reca dall'oracolo per spiegare agli efori il suo piano per contrastare i persiani e per chiederne l'approvazione. Il re spartano porta anche l'offerta rituale in oro come richiesto dalla tradizione. In realtà gli efori sono stati corrotti dai persiani e quindi interpretano le profezie in modo da fermare Leonida. L'oracolo ordina quindi al re di attendere la fine della festività della Carneia prima di iniziare la guerra.
Nonostante gli avvertimenti
Leonida raggruppa 300 dei migliori guerrieri spartani e si avvia a combattere contro i Persiani; formalmente i 300 sono la sua guardia personale e quindi il re non viola le richieste dell'oracolo. Durante il viaggio un gruppo di Arcadi si unisce alla spedizione. Arrivati alle Termopili, gli spartani costruiscono un muro con i cadaveri degli esploratori persiani che costringe l'esercito nemico a infilarsi in una stretta gola. La battaglia da affrontare sarà durissima: i persiani infatti possiedono un esercito enorme. Alle Termopili Leonida incontra Efialte, uno spartano deforme salvato da una morte certa in tenera età: la società di Sparta infatti, è molto rigida: solo i bambini sani possono vivere, quelli deformi sono gettati in un dirupo. Efialte informa il re dell'esistenza di un sentiero segreto tramite il quale è possibile aggirare le Termopili, quindi gli chiede di poter combattere con i 300 spartani per riscattare l'onore del padre. Leonida non può che rifiutare poiché gli impedimenti fisici di Efialte avrebbero creato un seppur minimo punto debole nell'impenetrabile muro di scudi della Falange spartana.
Mentre i due eserciti nemici sono uno di fronte all'altro per iniziare la lunga battaglia contro i nemici molto più numerosi di loro, un messaggero persiano ordina a Leonida di gettare le armi ed arrendersi; per tutta risposta Leonida uccide l'ambasciatore e risponde "Venite a prenderle!". Così dà inizio al combattimento, e si scontra contro i nemici protetto dai suoi guerrieri che, serrati a muro contro gli attaccanti, vincono la battaglia provocando perdite enormi tra i Persiani, compiendo un massacro dei soldati di
Serse; i Persiani tentano di attraversare le Termopili con una compatta massa di fanteria pesante ma vano è il loro tentativo quando si ritrovano tutti giù dalla scogliera, mentre Leonida ed i suoi vincono la cavalleria persiana che veniva all'attacco in quel momento; i Persiani lanciano contro Leonida ed i suoi un turbine di frecce che si conficca negli scudi nemici nè riescono a colpire alcun soldato per via della protezione di Leonida e dei suoi guerrieri.
Serse, impressionato dalla tenacia dei soldati di
Leonida, si reca a parlare personalmente con il re Spartano e gli offre, in cambio della resa, il titolo di governatore della Grecia. Leonida rifiuta l'offerta deridendo il re persiano che, offeso dalle parole del re spartano, invia le sue truppe da combattimento migliori: i soldati d'èlite Immortali, mostruosi e pericolosi guerrieri che si vestono di nero e indossano maschere spaventose che danno molto filo da torcere nell'esercito di Leonida; il re spartano però, avendo aggirato i nemici con uno stratagemma, riesce a vincere i Persiani provocando altrettante perdite; un gigantesco guerriero di Serse, allora, aizzato furiosamente contro i guerrieri di Leonida, si getta contro gli spartani facendone strage; a quella vista il capo spartano si getta ad affrontarlo e riesce a colpirlo, dopo numerosi tentativi, al braccio facendo sgorgare sangue. Il guerriero, però, dopo aver estratto la spada del nemico dal suo braccio, gli ringhia ancora contro e cerca di annientarlo, una volta finito a terra, e sta per ucciderlo quando il re spartano, con un formidabile scarto improvviso, evita il colpo mortale, poi conficca nell'occhio del nemico la spada, il quale ancora riesce a reagire efficacemente; infine, per essere sicuro di averlo ucciso con un colpo di spada gli recide la testa che cade a terra, tra il monte di cadaveri alleati.
Serse scaglia contro i soldati la fanteria persiana oltre a un enorme rinoceronte da guerra. Uno spartano però, come San Giorgio, abbatte il gran bestione con un colpo preciso di lancia. Serse allora invia prima i genieri dotati di esplosivi e gli elefanti da guerra. Entrambi gli attacchi falliscono.
I Persiani, ad insaputa di Leonida e dei suoi, decapitano il figlio di uno dei soldati spartani ed il padre, per vendicarlo, furente, si getta contro i nemici in arrivo falciandone molti; poi si lancia sul figlio morto ed urla talmente tanto sul suo corpo che Leonida ed i suoi sono costretti a portarlo via ed a stenderlo per terra per cercare di farlo calmare; ha termine così la dura e lunghissima battaglia di Leonida e dell'esercito di Serse.
Efialte intanto si reca nel campo dei persiani e in cambio di una posizione di prestigio all'interno dell'esercito di Serse rivela il percorso segreto per attraversare le Termopili.
Nello stesso tempo a
Sparta la regina Gorgo su suggerimento di un consigliere cerca di convincere Terone ad aiutarla a convincere il consiglio spartano a inviare l'intero esercito in guerra. Terone accetta di aiutare Leonida ma chiede in cambio favori sessuali alla regina che, per il bene del marito, acconsente. Intanto i greci vengono a sapere del tradimento di Efialte e sono sorpresi alle spalle dall'esercito di Serse. Gli Arcadi decidono di ritirarsi in modo da evitare morte certa. Leonida e gli spartani invece rimangono al loro posto, come ordina la legge spartana, ma il re ordina al suo commilitone Delios, di tornare a Sparta e di raccontare la storia dei trecento in modo da convincere il consiglio spartano a inviare in guerra l'intero esercito della città. Delios esegue l'ordine di Leonida e abbandona il campo con gli Arcadi. Intanto a Sparta la regina Gorgo si presenta davanti al consiglio per chiedere l'intervento dell'esercito. Terone non sostiene la regina ma anzi l'accusa di adulterio davanti all'intero consiglio. La regina furente per gli insulti subiti brandisce una spada e uccide Terone. Questi cade a terra morto e alcune sue monete rotolano per la sala del consiglio, monete persiane con il volto di Serse che rendono palese il suo tradimento.
Alle
Termopili i persiani circondano i 300 da tutti i lati e i messaggeri di Serse chiedono la resa di Leonida. Il Grande Re offre nuovamente il governo della Grecia a Leonida in cambio della sua sottomissione. Leonida si spoglia della propria armatura e con un movimento a sorpresa utilizza la propria lancia colpendo e ferendo Serse al labbro compiendo così la promessa fatta al Re dei Re prima della battaglia ("Prima che questa guerra sarà finita, si saprà che anche un Dio Re può sanguinare"). Serse ordina all'esercito di uccidere Leonida e gli arcieri persiani bersagliano da tutti i lati i 300 uccidendoli tutti, compreso Leonida che morirà per ultimo, crivellato di frecce.
Delios torna a
Sparta e riferisce al consiglio delle gesta dei 300. Un anno dopo Delios termina il racconto delle gesta dei 300 davanti all'esercito dei greci al completo che stanno per affrontare l'esercito persiano. Egli ricorda che quell'esercito che riuscì con estrema difficoltà a vincere 300 spartani ora dovrà tremare davanti a 10.000 spartani e a 30.000 greci provenienti dalle altre città stato. Ha così inizio la battaglia di Platea, che vedrà vittoriosa la Grecia e segnerà la fine dell'invasione.

sabato 19 settembre 2009

"Yesman"



YES/SI, una parola semplice che impariamo a pronunciare fin dai primi mesi di vita. SI è una parola “aperta”, che accetta una proposta, è di risposta ad una domanda; una risposta data con “spirito propositivo” e “spirito di avventura”. La parola NO, invece, è una parola chiusa che appunto chiude il dialogo, frena, ci fa “ristagnare nel nostro presente”, nella nostra quotidianità. Prendo spunto dal film “YESMAN”, dove il protagonista Jim Carrey, inizialmente apatico risponde sempre con il “NO” a tutte le domande e proposte conducendo una vita anonima e piatta, fino a quando decide di cambiare atteggiamento e rispondere “SEMPRE SI” a tutte le proposte. La sua vita cambierà radicalmente sia dal punto di vista professionale che personale. Alcune volte, rispondere sempre SI, apparentemente non sarà la risposta giusta ma… queste sono le “regole del gioco”.

…E se nella nostra vita quotidiana facessimo come il protagonista del film (che ricordo tratto da una storia vera)??? Proviamo un periodo a rispondere SEMPRE “SI” ad ogni proposta e vediamo cosa succede…Proviamo?...

Yes Man (film)
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera). Yes Man è un
film commedia del 2008, diretto da Peyton Reed e con principale interprete Jim Carrey. Il film è basato su una storia vera nonché biografia dell'umorista inglese Danny Wallace. Il rilascio cinematografico negli Stati Uniti d'America è avvenuto il 19 dicembre 2008, in Italia il film è stato distribuito a partire dal 9 gennaio 2009.

Trama
Lasciato dalla moglie da tre anni, dopo un
matrimonio di soli sei mesi, Carl Allen è caduto in una profonda depressione, dalla quale non riesce ad uscire. Sul lavoro vivacchia, salvato da un capo un po' strambo, e agli amici dà continui bidoni (al punto di non partecipare alla festa di fidanzamento del suo migliore amico), nonostante le loro tenaci dimostrazioni di affetto. Incontra per caso un vecchio amico, che non vedeva da tempo, che lo spinge a partecipare a un convegno sull'autostima, la cui chiave di volta sta nel dire sempre un incondizionato “sì” ad ogni cosa la vita proponga. Per esempio, appena terminata questa assemblea, un barbone chiede gentilmente a Carl un passaggio in macchina, l'uso del suo cellulare e tutti i soldi che ha in quel momento nel portafoglio e Carl accetta. Ma è proprio grazie a questi “sì”, e alle disavventure che momentaneamente causano, che Carl riesce a cambiare il suo atteggiamento, trova una donna che lo ama, riacquista la fiducia in se stesso e la stima degli amici e viene promosso sul lavoro. I problemi veri vengono quando, dopo aver risposto affermativamente anche alla proposta di convivenza avanzata dalla donna, questa scopre il retroscena e dubita delle reali intenzioni dell'uomo e del perché abbia detto sì alla convivenza.

Curiosità
- Per il ruolo da protagonista fu considerato anche
Jack Black.
-Il film è basato sulla biografia di un giornalista,
Danny Wallace, il quale passò 6 mesi della sua vita a dire sempre di sì a tutte le proposte.
- Danny Wallace appare in un breve
cameo nel film: nel finale, alla festa di fidanzamento, può essere visto al bar nel momento in cui l'amico di Carl si allontana con la ragazza coreana.
- La canzone cantata da Carl all'uomo suicida è "Jumper" dei
Third Eye Blind.
- Quando Jim Carrey è nel negozio Blockbuster per la seconda volta per noleggiare qualche film, prende anche
il rompiscatole (1996), dove lui stesso recita come attore protagonista.
- Nel film ci sono molti riferimenti ad
Harry Potter. David Heyman, uno dei produttori del film, lavora anche alla produzione della saga di Harry Potter.
- Mentre Carl è nel negozio di video, si può notare sullo sfondo un altro film di Jim Carrey,
Number 23 (2007).
- Dopo che Carl ha suonato la chitarra, salvando l'uomo che voleva suicidarsi, grida: "Ho le vesciche sulle dita". Questo è un riferimento alla canzone "Helter Skelter" dei
Beatles. Ringo Starr grida questa frase alla fine della canzone.
- Nel film c'è un altro riferimento ai
Beatles, infatti, quando è al teatro con Renee, Carl inizia a cantare la canzone Can't Buy Me Love dall'album A Hard Day's Night del 1964.
- In una scena cui si richiedeva del
Bungee jumping, Carrey ha fatto a meno dello stuntman ed è saltato di persona dall’Arroyo Seco Bridge a Pasadena;[2] La lavorazione si è svolta ai Los Angeles Studios durante l'ottobre 2007.
- Entrambi gli attori protagonisti sono nati il 17 gennaio (rispettivamente 1962 per Jim Carrey e 1980 per Zooey Deschanel)

domenica 13 settembre 2009

Sfida


"Ogni nuovo giorno è una nuova sfida. Per rimanere freschi e vivi nello spirito ci deve essere cambiamento. Scopri nuove tattiche, nuovi metodi e nuovi modi di operare che siano adeguati alla situazione di oggi; altrimenti rimarrai indietro e sarai inevitabilmente dimenticato"

(Anonimo)

venerdì 11 settembre 2009

"Non vi lascerò orfani" di Daria Bignardi


Ho sentito la presentazione di questo libro "Non vi lascerò orfani" scritto da Daria Bignardi, un pò di tempo fa alla radio durante la trasmissione "Deejay chiama Italia" e ne sono stato subito attratto (anche se prima ho dovuto smaltire un po di libri in arretrato) sia per la presentazione accattivante ma soprattutto dal tema trattato, essendo orfano di entrambi i genitori. L'autrice con questo libro sembra voler riscattare un qualcosa che la lega profondamente alla madre ed in qualche modo io sto facendo la stessa cosa con questo piccolo commento, voglio rivolgere un pensiero alla mia di mamma. Nel libro si sente un forte attaccamento alla famiglia e non importa se quello della scrittrice è un racconto autobiografico, si viene rapiti (almeno cosi è successo a me) dai racconti, dai particolari, dai sentimenti, insomma ci si sente parte di un qualcosa di speciale. Un libro che mi sento di consigliare a chi come me ha perso la mamma o una nonna speciale e presente, ma soprattutto a chi ha ancora la fortuna di viverci accanto a gustare giorno dopo giorno questo enorme DONO. buona lettura.

"NON VI LASCERO' ORFANI" - Questo libro, pur raccontando una morte, parla della vita. E ci dice che è sempre meglio dare che non dare, anche quando si sbaglia. Perchè in una famiglia l'unica cosa che fa davvero male è l'assenza, è il non dare, mentre il caos e il calore delle esperienze condivise rafforzano le nostre radici e la nostra identità. Attraverso il lessico famigliare, quel codice privato di parole e modi di dire che rende ogni famiglia unica. "Non vi lascerò orfani" racconta come può essere intensa una vita anche quando è segnata dall'ansia e dall'insicurezza. La morte è quella di Giannarosa, la madre irruente ed apprensiva: è lei l'insuperabile latinista che nel 1944, sotto i bombardamenti, incontra il giovane Ludovico. Tra loro è subito furentismo, un entusiasmo amoroso travolgente. Vico è del 1914: un uomo d'altri tempi che ama andare a caccia e fare il galante con le signore. Ed è innamorato delle due figlie femmine: la più piccola, Daria, e la maggiore Donatella, complici e sempre alleate. Poi c'è Micione, il fratello-gatto, che dorme sul televisore e sul più bello lascia cadere la coda davanti allo schermo, suscitando cori e proteste da parte della famiglia: "Micione, la coda!". Daria Bignardi scava nella memoria, dove nulla va perduto e si rivelano legami inattesi: i nonni repubblicani, i parenti fascisti, lo zio santo, la casa di Castel San Pietro senza acqua calda, e ancora Ferrara, Bologna, Cingoli. Tutto - persone e luoghi - ha lasciato qualcosa. La nebbia della pianura padana, Jesus Christ Superstar, Contadin Fortunato, lo scheletro del soldato tedesco in cantina, il gatto Alonzo, i fantasmi che alzano i materassi, l'occupazione della scuola. Tutto è storia individuale, di una famiglia, di un'epoca: tutto ha lasciato un segnoe ci ha resi ciò che siamo. Ma ogni cosa gira intorno al rapporto complicato tra madre e figlia, e che - come spesso accade - è fatto di trasporto e identificazione ma anche di bisogno di separarsi, di quella necessità di scrivere il proprio destino che spesso sta alla base dei conflitti. Con appassionata nostalgia, in equilibrio, tra commozione e divertimento, Daria Bignardi racconta una vicenda dolce e ironica, affascinante come una foto in bianco e nero, viva come un abbraccio: una storia proiettata all'improvviso sullo schermo della memoria quando la protagonista scompare. La storia di un amore più forte dell'assenza, un racconto in cui sarà inevitabile per chiunque, pur nell'assoluta singolarità della voce narrante, riconoscersi.

Pillole del libro che mi hanno colpito:

"...E' bello stare accanto a chi muore. Quella notte mi era sembrato di partorirlo io mio padre, mentre se ne andava dolosamente: per niente sereno, per niente forte, umano come Cristo in croce. Lei l'ho mancata per mezz'ora, dopo che per tutta la vita non l'avevo lasciata mai, anche se non vivevamo più insieme da tanto tempo. Sono figlia di genitori anziani, da bambina mia madre lo ripeteva sempre. Significava che avrei dovuto presto mantenermi da sola, e così ho fatto..."

"...Questo è la morte, oltre alla mancanza di chi non c'è più: è la vita, con tutti i suoi ricordi. E' amore. Tutto l'amore che chi se ne va ci ha dato, buono o cattivo che sia stato. Per quello che soffriamo quando ci muoiono i genitori: sappiamo bene che nessuno ci amerà mai più di cosi. Ci piangiamo addosso, meschini. Se muoiono di malattia è un'agonia. Se muoiono improvvisamente una sciabolata nel cuore. Ti manca un pezzo e non ci puoi credere che potrai vivere senza il loro sguardo addosso. Senza la possibilità di far felice qualcuno solo perchè hai telefonato, hai sorriso, ti sei ricordato, hai fatto un gesto piccolo che non ti è costato niente, solo perchè sei contenta. Solo perchè esisti. Capisci che l'unica cosa che conta nella vita è l'amore che puoi dare a chi te lo chiede, che siano figli, i nonni o la prima persona che incontri per strada. Che essere gentili e pazienti conviene, perchè quello che non abbiamo dato pesa più di qualunque cosa possiamo aver perso: tempo, divertimento, riposo. Ti illudi che ora che l'hai capito passerai il resto della vita ad amare gli altri. Forse lo farai. Forse no..."

Lionel Messi: "Giocarsi tutto" di Roberto Saviano




Fino a qualche giorno fa, non essendo un fan del mondo del calcio, avevo sentito superficialmente parlare di questo giocatore e ripensandoci avevo visto una sua partita con la nazionale argentina. Devo dire “grazie” a Roberto Saviano che nel suo ultimo libro “LA BELLEZZA E L’INFERNO” (pag 71) racconta la vita di Persone Speciali e tra queste (non ho ancora terminato il libro) spicca la figura di questo giocatore che sfidando ogni pronostico ha realizzato il suo sogno ma soprattutto a salvato la sua vita. Nel capitolo di Saviano si mette in evidenza l’aspetto Umano, la voglia di superare le difficoltà, la disperazione della famiglia che non poteva permettersi le cure mediche e lo spirito avventuriero e l’intuito di Rexach, che lo fa curare, formare e giocare…il resto è il PRESENTE… buona lettura (PS ora ho un motivo in più per seguire il calcio e chissà un giorno vederlo giocare a Barcellona)

Leo Messi Biopic (tratto dal sito http://www.lionelmessi.it/)
La leggenda di Lionel Andrés Messi, la Pulce Atomica, nasce a Rosario, in Argentina, il 24 di giugno del 1987. Quello che oggi, a soli 21 anni di età è già considerato il più forte giocatore di calcio del mondo, designato come suo erede dallo stesso Diego Armando Maradona, gioca come trequartista atipico, numero 10, nel mitico team di Barcellona e nella grande Selecciòn della Nazionale Argentina, due volte Campione del Mondo.

Leo Messi, soprannominato la Pulga (la Pulce) a causa della bassa statura, muove i primi calci al pallone all'età di cinque anni nel Grandoli, squadra allenata dal papà Jorge, oggi suo procuratore e a 7 anni, nel 1995, passa già ai Newell's Old Boys. All'età di 11 anni deve però affrontare un problema che cambierà in ogni caso per sempre la sua vita: gli viene diagnosticata una deficienza dell'ormone della crescita, è affetto da una rara forma di nanismo, e in Argentina, nonostante l'interessamento del River Plate, non ci sono abbastanza soldi per assicurargli le cure necessarie.In quegli anni il Paese è sull'orlo di una crisi finanziaria terribile, e nessun club può affrontare il costo di iniezioni da più di cinquecento euro l'una, da farsi tutti i giorni. E' un bambino così piccolo e per quanto se ne possa già intravedere fin da subito il grande talento calcistico, data la situazione economica, nessuna squadra è disponibile a un simile investimento. Nè tanto meno la famiglia, una famiglia semplice come ce ne sono tante, può farsi carico della cosa.Lionel Messi però è un predestinato. Dio non può permettere che il mondo non veda quello spettacolo del gioco del football, che tra piedi di Leo diventa arte sublime, perchè, come ha detto il grande scrittore Roberto Saviano "a guardarlo giocare è come se si sentisse una musica, come se in un mosaico scollato ogni tassello tornasse apposto".Allora la Provvidenza si manifesta nelle vesti di Carles Rexach, direttore sportivo del Barcellona, che allertato sulla presenza del nuovo messia del pallone, là nelle Pampas argentine, attraversa l'oceano e ... dopo averlo visto giocare una sola volta, se lo porta nella città catalana, con tutta la famiglia.Molti osservatori sentendo parlare di Leo storcevano il naso, pensavano che comunque, anche fosse un po' cresciuto, così piccolo avrebbe avuto ben poche chances nel calcio moderno dei superatleti, in cui la forza fisica e la potenza sono praticamente tutto.Pensavano forse gli stolti, che il talento incommensurabile della Pulce potesse essere schiacciato dalle arcigne difese avversarie e non immaginavano che al piccolo bimbo delle pampas, che stentava a crescere, gli dei avessero già tracciato il destino, affinchè lui di quelle difese ne divenisse proprio il terrore.

Da quel mondiale nasce così l'idea di celebrare e promuovere la Pulga con il sito italiano, studiato e testato per il posizionamento con una ricerca di marketing, accuratissima sotto ogni aspetto, per un anno intero e che vede nascere lionelmessi.it il 28 giugno del 2007.Anche questa iniziativa, indirettamente, finisce per essere un altro primato di Leo Messi: tuttora siamo primi, nelle SERP di Google, su circa 5.660.000 pagine a lui dedicate!Poi arrivano altri titoli e tante vittorie e goal meravigliosi, sempre spettacolari, uno più bello dell'altro.L'anno scorso, a Pechino 2008, arriva anche l'alloro della Medaglia d'Oro Olimpica, in un torneo illuminato dalla sua immensa classe e dai suoi incontenibili lampi di genio a velocità supersonica.Del 2009 è la caccia al "Triplete", vincendo tutto...già, quasi tutto con il suo grande Barça...manca ancora la Champions League, la Coppa dei Campioni dalle grandi orecchie da vincere mercoledi sera.Ne parleremo dal giorno dopo, in questa lunga biografia.Qui siamo solo all'introduzione, ovviamente... perchè la leggenda continua...

"Il fiume di cristallo" di Sergio Bambaren


Oggi voglio condividere con voi un libro singolare scritto da uno dei miei autori preferiti: Sergio Bambaren. Singolare perchè narra la storia dei lamantini (mammiferi speciali dei quali io stesso ignoravo l'esistenza). Una storia che narra di minoranze e mette in risalto una problematica non trattata dai media. Un libro che parla di natura, un libro che sicuramente rimarrà nei vostri cuori cosi come è rimasto nel mio...buona lettura


TRAMA DEL LIBRO:

Un gruppo di lamantini, http://it.wikipedia.org/wiki/Trichechus) enormi e mansuete creature marine, si rifugia nelle tiepide acque del Crystal River, in Florida, per trascorrere l'inverno. In quel piccolo angolo di paradiso hanno trovato il loro habitat ideale: possono nutrirsi in abbondanza nei rigogliosi pascoli sommersi, riposare indisturbati e, di tanto in tanto, divertirsi a nuotare con qualche turista curioso. Finché un giorno per una mamma e il suo cucciolo l'idillio si infrange: lo scontro con l'elica di una barca a motore spezza la vita della gigantessa gentile e lascia il piccolo gravemente ferito. Abbandonato a se stesso, il lamantino galleggia sulla superficie, destinato a morire. Ma un ragazzino che sta solcando il fiume con la sua canoa lo vede. Non sa che cosa fare, ha paura, però la voce del suo cuore gli dice che deve soccorrerlo. Così, porta a riva il cucciolo e, con l'aiuto del nonno, che gli ha trasmesso l'amore per la Natura, si prende cura di lui, fino a restituirlo sano e salvo al fiume di cristallo, la grande distesa trasparente dove ci si specchia per conoscere più a fondo la propria anima. Da quel giorno il lamantino sfortunato e il ragazzino coraggioso saranno uniti da un legame indissolubile, che saprà resistere a ogni cosa, anche al trascorrere del tempo.Dopo Il delfino - bestseller che ha venduto oltre un milione di copie in tutto il mondo - Sergio Bambarén torna con una storia lieve ma profonda, per mostrarci come tutte le creature - uomo compreso - possano convivere in armonia con l'ambiente naturale e apprendere reciprocamente preziose lezioni di vita.


"Fate tesoro di ogni alba,
di ogni goccia di pioggia
che vi sfiora la pelle,
della sensazione della sabbia
tra le dita dei piedi...
Concedetevi sempre il tempo
per rimanere in contatto con la Natura,
perchè la Natura non è governata
da leggi o tradizioni,
la Natura è, e basta...
(Sergio Bambaren)


Sergio Bambarén è un autore australiano, nato in Perù e vissuto molti anni negli Stati Uniti. Esperto surfista, sensibile alle battaglie ecologiste per la salvaguardia dei mari, ha scritto libri di grande successo, che evocano promontori sconosciuti, brezze d'oceano e cieli d'un azzurro assoluto. E' stato in Portogallo, in una meravigliosa spiaggia circondata da foreste di pini chiamata Guincho, che Sergio Bambarén ha scoperto il significato profondo dell'esistenza e ha trovato un amico davvero speciale: un delfino solitario che gli ha ispirato il primo romanzo, "Il Delfino", pubblicato a sue spese nel 1996.Improvvisamente ogni cosa è cambiata nella sua vita: in Australia Il Delfino ha venduto più di 60.000 copie. Attualmente è stato tradotto in più di 25 lingue comprese il russo, il cantonese e lo slovacco. La conoscenza dell'ambiente marino e la volontà di salvaguardare i cetacei, hanno reso Sergio Bambarén vice-presidente dell'Organizzazione Ecologica Mundo Azul (Blue World), e lo hanno spinto a viaggiare continuamente, nello sforzo costante di preservare gli oceani e le creature che li abitano. http://www.sergiobambaren.com/bambaren.htm

11 settembre 2001 - Per non dimenticare...


(Tratto da wikipedia) - Gli attentati dell'11 settembre 2001 sono stati quattro attacchi suicidi da parte di terroristi di al-Qa'ida contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d'America. La mattina dell'11 settembre 2001, 19 affiliati all'organizzazione terroristica di matrice islamica al-Qa'ida dirottarono quattro voli civili commerciali.[1][2] I dirottatori fecero intenzionalmente schiantare due degli aerei sulle torri 1 e 2 del World Trade Center di New York, causando poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli e conseguenti gravi danni agli edifici vicini. Il terzo aereo di linea fu fatto schiantare dai dirottatori contro il Pentagono. Il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington,[3] si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che i passeggeri e i membri dell'equipaggio ebbero tentato di riprendere il controllo del velivolo. Oltre ai 19 dirottatori, vi furono 2974 vittime come conseguenza immediata degli attacchi, mentre i dispersi furono 24. La gran parte delle vittime erano civili, appartenenti a 90 diverse nazionalità. Gli attacchi ebbero grandi conseguenze a livello mondiale: gli Stati Uniti d'America risposero dichiarando la "Guerra al terrorismo" e lanciando una invasione nell'Afghanistan controllato dai Talebani, accusati di aver volontariamente ospitato i terroristi. Il parlamento statunitense fece passare lo USA PATRIOT Act mentre altre nazioni rafforzarono la loro legislazione anti-terroristica, incrementando i poteri di polizia. Le borse rimasero chiuse per quasi una settimana, registrando enormi perdite subito dopo la riapertura, con quelle maggiori fatte registrare dalle compagnie aeree e di assicurazioni. L'economia della Lower Manhattan si fermò per via della distruzione di uffici del valore di miliardi di dollari. I danni subiti dal Pentagono furono riparati dopo un anno, e un piccolo monumento commemorativo fu costruito sul luogo. La ricostruzione del World Trade Center è invece stata più problematica, a seguito di controversie sorte riguardo i possibili progetti e sui tempi necessari al loro completamento. La scelta della Freedom Tower per la ricostruzione del sito ha subito ampie critiche, conducendo all'abbandono di alcune parti del progetto originario.

LE VITTIME
Le vittime degli attentati furono 2974, esclusi i diciannove dirottatori: 246 su quattro aeroplani (88 sul volo American Airlines 11,[23] 59 sul volo United Airlines 175[24], 59 sull'American Airlines 77[25] e 40 sul volo United 73[26]; non ci fu alcun superstite), 2603 a New York e 125 al Pentagono.[27][28] Altre 24 persone sono ancora elencate tra i dispersi.[29] Tutte le vittime erano civili a parte 55 militari uccisi al Pentagono.[30] Furono più di 90 i paesi che persero cittadini negli attacchi al World Trade Center.[31]
Il NIST ha stimato che circa 17.400 civili erano presenti nel complesso del World Trade Center al momento degli attacchi, mentre i dati sui turisti elaborati dalla Port Authority of New York and New Jersey (l'"Autorità portuale di New York e del New Jersey") suggeriscono una presenza media di 14.154 persone sulle Torri Gemelle alle 8:45 del mattino.[32][33] La gran parte delle persone al di sotto delle zone di impatto evacuarono in sicurezza gli edifici, come pure 18 persone che si trovavano nella zona di impatto della torre meridionale;[34] Al contrario, 1366 delle vittime si trovavano nella zona di impatto o nei piani superiori della torre settentrionale;[35] secondo il Rapporto della Commissione, centinaia furono le vittime causate dall'impatto, mentre le restanti rimasero intrappolate e morirono a seguito del collasso della torre.[36] Quasi 600 persone furono invece uccise dall'impatto o morirono intrappolate ai piani superiori nella torre meridionale.[35] Almeno 200 persone saltarono dalle torri in fiamme e morirono, come raffigurato nella emblematica foto The Falling Man ("L'uomo che cade"), precipitando su strade e tetti degli edifici vicini a centinaia di metri più in basso.[37] Alcune persone che si trovavano nelle torri al di sopra dei punti di impatto salirono fino ai tetti degli edifici sperando di essere salvati dagli elicotteri, ma le porte di accesso ai tetti erano chiuse; inoltre, non vi era alcun piano di salvataggio con elicotteri e, quella mattina dell'11 settembre, il fumo denso e l'elevato calore degli incendi avrebbe impedito agli elicotteri di effettuare manovre di soccorso.[38] Le vittime tra i soccorritori furono 411. Il New York City Fire Department (i vigili del fuoco di New York) perse 341 vigili del fuoco e 2 paramedici;[39] il New York City Police Department (la polizia di New York) perse 23 agenti,[40] il Port Authority Police Department (la polizia portuale) 37.[41] I servizi di emergenza medica privata persero altri 8 tecnici e paramedici.[42][43]
La Cantor Fitzgerald L.P., una banca di investimenti i cui uffici si trovavano ai piani 101–105 del WTC 1, perse 658 impiegati, più di qualunque altra azienda.[44] La Marsh Inc., i cui uffici si trovavano immediatamente sotto quelli della Cantor Fitzgerald ai piani 93–101 (dove avvenne l'impatto del volo 11), perse 295 impiegati, mentre 175 furono le vittime tra i dipendenti della Aon Corporation.[45] Dopo New York, lo stato che ebbe più vittime fu il New Jersey, con la città di Hoboken a registrare il maggior numero di morti.[46]
È stato possibile identificare i resti di sole 1600 delle vittime del World Trade Center; gli uffici medici raccolsero anche «circa 10.000 frammenti di ossa e tessuti non identificati, che non possono essere collegati alla lista dei decessi».[47] Altri resti di ossa furono trovati ancora nel 2006, mentre gli operai approntavano il Deutsche Bank Building per la demolizione.
La morte per malattie ai polmoni di alcune altre persone è stata fatta risalire alla respirazione delle polveri contenenti centinaia di composti tossici (quali amianto, mercurio, piombo, ecc.) causate dal collasso del World Trade Center. La gravità dell'inquinamento ambientale derivante da tali polveri - che investirono tutta la punta sud dell'isola di Manhattan - fu resa nota al grande pubblico solo a distanza di circa quattro anni dall'evento: sino ad allora le agenzie governative statunitensi avevano sottovalutato o nascosto il rischio ambientale, forse allo scopo di non causare ulteriore panico e di rendere più spediti i soccorsi, lo sgombero delle macerie, il ripristino delle normali attività della città così gravemente ferita
[48][49][50].