martedì 14 aprile 2009

"Servizio in camera 24 ore su 24"


Avevo preparato questo post una decina di giorni fa e mai come adesso per noi e le popolazioni colpite dal sisma l'argomento è attuale: cambiamento delle case distrutte o lesionate, del luogo di lavoro che in alcuni casi non c'è più, dello stile di vita delle abitudini , dei luoghi. Buona lettura


Tratto da "Tutta un'altra vita" Lucia Giovannini

PAURA DEL CAMBIAMENTO?
Molte persone si sono talmente abituate al proprio carattere che sono convinte di non poterlo modificare. La maggior parte di noi cambia solo quando non ha altra scelta. Il problema, però, come sostiene il filosofo Ken Wilber, è che se il nostro potenziale è formato diciamo da 100 unità (rappresentate da energia vitale, tempo, pensieri, comportamenti) e noi ne utilizziamo 40 per soddisfare finti bisogni di vecchie parti della nostra personalità, disporremo di solo 60 unità per il nostro sviluppo e la nostra evoluzione. E' questo ciò che vogliamo? Perchè allora temiamo tanto il cambiamento?

SERVIZIO IN CAMERA 24 ORE SU 24
Per nove mesi viviamo nella pancia di nostra madre dove usufruiamo di un servizio in camera 24 ore su 24. Senza nemmeno bisogno di domandare, ciò di cui abbiamo bisogno ci viene servito direttamente: siamo al caldo, abbracciati dal liquido amniotico che ci culla e ci protegge e riceviamo tutto il nutrimento necessario. Poi improvvisamente arriva il momento di uscire. Spesso non siamo pronti a farlo e ci troviamo spinti in un canale stretto e disagevole: nessuno ci ha spiegato come, ma dobbiamo attraversarlo. Non è un momento facile.
Dopo aver superato questa prova snervante finiamo in un luogo che per noi è freddo, le luci ci feriscono gli occhi che sono abituati all'oscurità, l'aria che entra per la prima volta in gola brucia come fuoco, contatto fisico che abbiamo tanto amato non è più garantito. Non siamo certi di poter sopravvivere, riusciremo a procurarci cure e nutrimento?
Questo è il nostro primo grande cambiamento della nostra vita: si stava decisamente meglio prima! Frédérick Leboyer, esperto di parto naturale, sostiene che nascere è come sbarcare sulla luna senza nessuna preparazione. E ci siamo passati tutti. Non c'è da stupirsi se quando pensiamo al cambiamento proviamo una certa preoccupazione.
La convinzione che la maggior parte di noi si è creata è: "Il cambiamento fa male, è scomodo, doloroso". Non c'è dubbio che siamo spinti ad evitarlo. Nascendo ci separiamo fisicamente dal corpo materno, quindi il cambiamento incosciamente è spesso associato anche alla separazione, alla rottura.
Per questo la maggior parte delle persone piuttosto che provare la pena e l'incertezza del distacco preferisce restare aggrappata a situazioni conosciute anche se disfunzionali: un vecchio lavoro, una relazione, un'abitudine. Lanciarsi verso il nuovo significherebbe recidere il cordone ombellicale e sentire ancora quel dolore e quella forte paura.
Immaginate come sarebbe affrontare il cambiamento se la nostra credenza fosse: "il cambiamento è facile e divertente", "il cambiamento porta unione e completezza", "nel cambiamento sono completamente al sicuro", "ogni volta che cambio, cresco e mi miglioro". Sarebbe diverso?...

lunedì 13 aprile 2009

"La cosa importante..."


Questa mattina di Lunedi di Pasqua alle prime ore del mattino, in un clima decisamente invernale, mi sono recato a messa nel convento dei frati cappuccini di Penne. Durante l'omelia il celebrante, Frate Fabrizio, si è soffermato sul terremoto che ha colpito l'abruzzo e sul dolore che ha visto nelle persone colpite da questa tragedia: c'è chi aveva perso la casa, chi parte della famiglia, chi una persona cara. Però mi ha colpito e fatto riflettere una cosa (proverò a riportarla senza fare confusione): nella vita tutto può sgretolarsi, una casa, una città, l'economia, e con esso il modo superficiale di vivere la vita alla ricerca dell'apparire e strafare, ma quello che conta veramente sono gli affetti, la famiglia e le persone a noi care, dalla nostra famiglia ai nostri amici; perchè quando tutto finisce e si sgretola come castelli di carta quello che resta e che riscopriamo è l'amore delle persone care.

A questo proposito voglio condividere con voi questo brano tratto dal libro di Sergio Bambaren "Il delfino e le onde della vita", per chi nella vita ha incontrato (o deve incontrare) l'anima gemella o un'amicizia fraterna.

"A volte incontri qualcuno per una ragione.
Altre volte, per una stagione.
Ma in certi casi,
incontri qualcuno per la vita.
Se accade per una ragione,
è perchè devi aiutare,
o ricevere aiuto.
Se dura una stagione,
hai qualcosa da insegnare,
o da imparare.
Ma se è per la vita,
allora riceverai il dono più prezioso che esista!"

(Sergio Bambaren)

domenica 12 aprile 2009

"Serena Pasqua"


Dopo una settimana passata tra incredulità, paura per le continue scosse sismiche che hanno colpito la nostra regione (e non solo), sofferenza per le persone scomprase e strappate dalle loro case e dai loro paesi, sono tornato a scrivere proprio oggi nel giorno di Pasqua. Una festa un po surreale per il clima che si respira ed il dolore ancora fresco dentro di noi.
Ma la Pasqua per noi cristiani vuol dire resurrezione, rinascita. Ed è proprio con questo spirito che dobbiamo vivere questa giornata: nascendo nuovamente nell'animo, ringraziando per quello che abbiamo e per il fatto di essere ancora vivi per ricostruire quello che è andato distrutto (non solo gli edifici).
Auguri a tutti per una serena Pasqua

Pasqua: lo sapevi che?
Il nome Pasqua deriva dall'ebraico Pèsach (passaggio), parola accolta poi dai latino con il termine Pascha.
Perché la data di Pasqua è "mobile"?

Agli albori dei Cristianesimo, la risurrezione era ricordata ogni domenica. Successivamente, la Chiesa cristiana decise di celebrarla soltanto una volta l'anno, ma parecchie correnti religiose dibatterono tra di loro per stabilire la data dell'evento. Le controversie ebbero termine con il concilio di Nicea dei 325 d.C., voluto dall'imperatore Costantino, che pubblicò la "Regola di Pasqua" che stabiliva che Pasqua venisse celebrata la prima domenica seguente la prima luna piena e dopo l'equinozio di primavera (21 Marzo). La prima domenica seguente la luna piena è Pasqua.
L'uovo: tradizione ed arte.
La tradizione dell'uovo pasquale ha origini antichissime. Ed è proprio con il significato di vita che l'uovo entrò a far parte della tradizione cristiana, richiamando alla risurrezione di Cristo ed alla vita eterna.
L'uovo era un importante simbolo nelle mitologie di molte civiltà primitive, incluse quelle dell'India e dell'Egitto. Si credeva che l'universo si fosse sviluppato da un grande uovo e che le due metà del suo guscio corrispondessero al Cielo e alla Terra. L'uovo era anche associato con i riti della fertilità del periodo primaverile di molte popolazioni pre-cristiane e Indo-europee e sia gli Egiziani che i Persiani praticavano in primavera l'arte delle uova dipinte. Lo scambio delle uova durante la primavera è un'usanza antica risalente a secoli fa, quando la Pasqua era celebrata dai primi cristiani. Dopo quel periodo l'uovo divenne un simbolo di rinascita in molte culture. Le uova erano spesso avvolte in foglie d'oro dai nobili o colorate facendole bollire con foglie o petali di certi fiori dai contadini, che erano anche soliti sotterrare nei campi un uovo dipinto di rosso, simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto.