martedì 26 agosto 2008

"La meta, la mappa e la bussola"


"La visione nasce da un viaggio mentale
che aiuta a passare dal noto all'ignoto.
Aiuta ad inventarsi il futuro
partendo da una ricomposizione creativa
di fatti, speranze, sogni, rischi e opportunità"
Hickman e Silvia


Tratto da "Il valore dell'equipaggio" di Franco D'Egidio

Cosa esiste di più fragile e delicato di una farfalla? Siamo abituati a pensare a questi gentili insetti come specie delicate, pacifiche, che svolazzano di fiore in fiore nei campi estivi. Ma esistono alcune specie di farfalle come la Monarca, che sono grandi migratrici. Capaci di percorrere 4000-5000 km dal Canada alle foreste tropicali dell'America centrale, per poter garantire la sopravvivenza alla propria specie. Nessuno sa ancora oggi come queste farfalle riescano a decidere quando è ora di partire e che direzione seguire. Nè come facciano a combattere il vento, il freddo e le intemperie nel loro volo. Eppure compiono questa migrazione ogni anno.
Come queste piccole farfalle, ogni organizzazione che abbia una visione chiara, forte, definita e condivisa riuscirà a superare qualsiasi ostacolo per raggiungere la propria destinazione e coronare il proprio sogno.
La costruzione della visione e dell'intento strategico è un passo fondamentale per la sopravvivenza di ogni organizzazione. La visione, nella nostra metafora, rappresenta la meta, l'obiettivo che accomuna ogni membro dell'equipaggio e che è in grado di orientare nella stessa direzione tutte le energie. Infatti un'organizzazione senza visione è priva di lungimiranza e soprattutto non possiede l'energia necessaria per affrontare qualsiasi ostacolo. Ma la visione come pure la missione e i valori organizzativi, non può essere il risultato di un imposizione dall'alto. La visione, deve trovare riscontro continuo in ogni azione, politica e obiettivo dell'organizzazione, grazie ad un attento dispiegamento della stessa attraverso tutte le componenti aziendali.

Solo chi ha uno scopo, una missione e dei valori, oltre che una propensione all'apprendimento ed alla crescita culturale ama affrontare le nuove sfide. Queste ultime del resto, ci aiutano a mettersi alla prova e, una volta vinte, rafforzano l'autostima. E' sempre illuminante in proposito la parabola citata da Saint Exupéry del viandante che trova sul suo cammino una cava di pietre.
"Il viandante curioso entrò e vide uno spaccapietre che, madido di sudore, con mille imprecazioni stava tentando di squadrare, peraltro con risultati deludenti, un'enorme pietra di granito. Il viandante, curioso, gli chiese cosa in realtà stesse facendo. lo spaccapietre rispose: "Non vede, devo cercare di squadrare questa maledetta pietra!". "E domani cosa farà?" chiese ancora il viandante, e lo spaccapietre rispose: "Ogni maledetto giorno devo squadrare pietre in questa maledettissima cava!". Il viandante lasciò lo spaccapietre e, proseguendo il suo cammino all'interno della cava, si imbattè in un altro spaccapietre. Anche lui madido di sudore, stava squadrando con ottimi risultati un'enorme pietra. Ma l'energia che esprimeva era completamente diversa da quella del primo spaccapietre. Il viandande domandò cosa stesse facendo e lo spaccapietre, sollevando la testa, lo guardò con occhi ricolmi di luce in un viso radioso e rispose: "Sto dando il mio miglior contributo per la costruzione di una splendida cattedrale". Il secondo scalpellino, avendo interiorizzato l'immagine della cattedrale, la visione, si sentiva un protagonista di questo processo di costruzione e ciò conferiva uno scopo alla sua vita.

Ma che cos'è una visione, perchè è importante, a cosa serve?
La visione è una caratteristica della learning organization, in quanto ne è la "struttura strutturante". E' attorno alla visione che si coagulano le energie dell'organizzazione che si dispone verso il raggiungimento del risultato. La visione deve innanziatutto garantire la sopravvivenza dell'impresa all'interno di tutti gli scenari plausibili, in quanto deve permettere di prosperare e di "aver fortuna" in ogni possibile futuro, anche quello eventualmente meno atteso e più sfidante.

L'INTENTO STRATEGICO
Ma come si costruisce una visione capace di divenire il punto di riferimento costante per tutta l'organizzazione? Innanzi tutto dobbiamo chiederci cosa sia una visione o meglio, che cosa sia l'intento strategico di un'organizzazione. Se, infatti, la visione è sicuramente l'aspetto più ricco di energia, in quanto rappresenta il SOGNO dell'organizzazione, non dobbiamo dimenticare gli altri aspetti che costituiscono il dettato strategico dell'organizzazione.
Sono 6 le componenti fondamentali del dettato strategico che qui di seguito vengono riportate:
1) la visione è lo stato desiderato futuro dell'impresa. Risponde alla domanda chiave: che cosa stiamo costruendo insieme? E' il progetto d'impresa da tutti condiviso per la sua forte capacità attrattiva, e ha la finalità di aiutare l'allineamento di tutta l'organizzazione determinandone il carattere distintivo.
2) la missione è la ragion d'essere dell'impresa e ne esprime la vocazione oltre che l'offerta. Risponde alla domanda chiave: perchè esistiamo? Congiuntamente alla forza guida dell'impresa e al suo business concept, conferisce senso di scopo all'agire quotidiano.
3) la forza guida è il motore della strategia dell'organizzazione e ne determina le scelte in termini di prodotti, clienti e mercati. La forza guida evita la "schizofrenia strategica" di molte organizzazioni che proseguono nel futuro zigzagando senza un preciso senso di direzione.
4) il business concept fornisce una direzione all'organizzazione, consentendole di prendere decisionisoprattutto circa l'allocazione delle risorse e la scelta delle opportunità. E' connesso alla forza guida e aiuta ad individuare le aree di eccellenza che amplificano il vantaggio competitivo dell'organizzazione.
5) i principi sono le convinzioni più profonde dell'organizzazione che ne derminano il credo. Congiuntamente alla missione e ai valori caratterizzano la cultura aziendale, aiutando l'intero processo comunicativo.
6) i valori guida sono l'insieme di ideali e di qualità nell'ambito morale, intellettuale eprofessionale che determina il senso di appartenenza, l'immagine dell'impresa e la sua reputazione.

giovedì 21 agosto 2008

"Stelle..."


"Se esprimi un desiderio è perché vedi cadere una stella,

se vedi cadere una stella è perché stai guardando il cielo,

se guardi il cielo è perché credi ancora in qualcosa."

Bob Marley

domenica 17 agosto 2008

"Team"


"Mettersi insieme è un inizio,

rimanere insieme è un progresso,

lavorare insieme un successo".

Henry Ford

martedì 12 agosto 2008

"Il tempo..."


Ormai nella vita di tutti i giorni il tempo sembra sfuggirci, e la frase che si sente spesso è "non ho tempo", oppure "quando andrò in ferie avrò tempo per..." ebbene si per molti è tempo di vacanze e ferie, ma pare che quando si rientra un'altra frase tipica è "queste ferie sono volate", "non mi è bastato il tempo per...". E' troppo facile incolpare il TEMPO, ma in definitiva non siamo noi a gestirlo?
Cos'è il tempo? "...se nessuno me lo domanda, lo so; ma sedevo spiegarlo a qualcuno non ne sono più capace". Questa è l'idea di Sant'Agostino sul tempo.
Il tempo è un concetto fisico che viene utilizzato per stabilire la contemporaneità o l'ordine di una serie di eventi. Il tempo si misura con il calendario e con l'orologio: si misura in anni, mesi, settimane, giorni, ore, minuti e secondi. Per meglio approfondire l'argomento prendo spunto da un libro (letto) e da una convention (ascoltata) qualche anno fa proprio dagli autori: i coniugi Varvelli

Tratto da: "Saper gestire il tempo" di Laura Varvelli e Luca Varvelli

"Un tale che passeggiava tra gli alberi incontrò un boscaiolo intento a segare un tronco con grande fatica. Curioso di scoprire come mai fare a pezzi una pianta caduta costassee tanto sudore, il tale si avvivinò, stette un pò ad osservare e poi disse: "potrò sbagliare, ma mi sembra che la tua sega tagli poco. Che ne diresti di appuntirle i denti?" Il boscaiolo tra un respiro affannoso e l'altro rispose brusco: "non ho tempo, devo segare". Così narra un racconto canadese.
Ognuno ritiene di fare buon uso del proprio tempo, semplicemente occupandolo. Pochi si soffermano sul reale utilizzo che ne fanno perchè è scarsa l'abitudine all'autoanalisi; molti si soffermano sull'utilizzo che gli altri fanno del loro tempo, criticando il modo in cui lavorano o "passano" il tempo. Alcuni, infine, decidono, di punto in bianco, di darsi regole e metodi e stilano decaloghi di comportamento che iniziano con "...da domani mi impegnerò a..." e proseguono con dieci punti che verranno disattesi. Dall'indomani.
Per migliorare qualunque cosa - un comportamento, una procedura, un'abitudine - si deve, innanzitutto, conoscere il punto di partenza, poi fare un passo indietro per cercare di trovare soluzioni e risposte coerenti, sarebbe un errore passare subito all'azione. La sequenza corretta è: misura e conoscenza della situazione; e infine scelta delle azioni da intraprendere per migliorare la situazione.

RIAPPROPRIARSI DEL PROPRIO TEMPO - Tutto ciò che è prezioso, o scarso, costa. Anzi, proprio perchè scarso (oro, platino, diamanti) costa. Anche il tempo costa. E' un costo gestirlo, prevederlo, programmarlo. Se pensiamo che questi costi siano inevitabili, li somatizziamo in modo negativo, ci adattiamo a vivere in modo passivo - da prigionieri - sminuendo la nostra personalità. Consumiamo più energia del dovuto e scarichiamo le nostre batterie. E, nella peggiore delle ipotesi, facciamo pagare ad altri questa nostra difficoltà. Se, invece, impariamo a conoscere i costi del tempo, a ri-conoscerli e controllarli con metodo e disciplina; se riusciamo a soffrire con equilibrio, a ricostruire il nostro capitale energetico, potremo diventare i veri padroni del nostro tempo. Saremo noi a gestire il tempo e non saranno gli eventi a gestirci.

"Trova il tempo di lavorare: è il prezzo del successo;
trova il tempo di riflettere: è la fonte della forza;
trova il tempo di giocare: è il segreto della giovinezza;
trova il tempo di leggere: è la base del sapere;
trova il tempo di essere cortese: è la strada della felicità;
trova il tempo di sognare: è il sentiero che porta alle stelle.
Trova il tempo di essere contento è la musica dell'anima".
(detto Irlandese)

lunedì 4 agosto 2008

"Il valore dell'equipaggio"


"Se vuoi costruire una nave,
non far raccogliere
ai tuoi uomini pezzi di legno,
ma trasmetti loro la nostalgia del mare infinito"
(Antonie de Saint-Exupéry)

Tratto dal libro "IL VALORE DELL'EQUIPAGGIO" di Franco D'Egidio
Le grandi scoperte del passato sono state il frutto della capacità di sognare di grandi uomini, che sulle loro navi solcavano i mari alla scoperta dell'ignoto.
Non tutti tornarono, certo, ma molti si conquistarono grande fama. Nessuno però attribuirebbe oggi i loro successi esclusivamente alle loro navi. Colombo sarebbe riuscito nella sua impresa probabilmente anche con altre navi. In ogni caso la tecnologia per costruire quelle navi e le capacità tecniche dei progettisti e dei carpentieri erano certo importanti, ma come supporto per la realizzazione del sogno di questi grandi esploratori.
E' altresì vero che Colombo non sarebbe mai arrivato in America senza il contributo determinante dei suoi equipaggi, quel lavoro silenzioso che sta dietro ogni importante traguardo raggiunto dall'uomo. Le navi solcavano il mare con le stesse difficoltà con cui le aziende affrontano oggi il mercato, turbolento, mutevole, difficile. Purtroppo con una grande differenza. La maggior parte delle organizzazioni odierne e in particolare dei loro equipaggi è inadeguata e impreparata ad affrontare il mare. Solo un profondo cambiamento e l'interiorizzazione profonda da parte dei manager di quantò affermò Saint-Exupéry sarà possibile vincere le sfide del futuro e sopravvivere alla tempesta continua del cambiamento.

L'Equipaggio al centro del viaggio: il valore delle persone

Nei tempi avventurosi dei viaggi via mare, i capitani avevano particolare cura non solo nella scelta della nave, nell'esaminare il suo stato, ma anche nella scelta degli uomini che sarebbero dovuti salirvi a bordo. Dal diario del capitano McCowan, ufficiale della marina inglese del XVII secolo, possiamo leggere:
"Questa nave è perfetta. Il legname con cui è stata costruita è di prim'ordine. Un vero miracolo dell'ingegneria dei cantieri di Sua Maestà [...]. Per vincere i venti che sfideranno le robuste vele di questo naviglio il legno e la tela non basteranno. Occorrono uomini veri, abituati al lavoro, capaci di affrontare le privazioni che il mare ci pone innanzi [...] uomini che condividano il grande sogno di raggiungere il porto, e che con la loro volontà, è l'aiuto della grazia di Dio, spingano questa nave verso il nostro lido [...] perchè laddove il mare è in bonaccia, oppure è in tempesta, può più la volontà dei migliori uomini, che la resistenza del miglior legno contro le forze della natura!"

Il grande intuito del capitano è fondamentale. Una grande nave può essere costruita nel modo migliore, può incorporare i migliori e più avanzati ritrovati della tecnologia, ma senza le persone giuste non andrà molto lontano. L'equipaggio è l'elemento vitale. Così è l'impresa, l'organizzazione, la nave su cui ci apprestiamo a compiere il viaggio che assicura la prosperità del nostro futuro. I capitani che consideravano gli uomini solo alla stregua di schiavi cui imporre i ritmi del lavoro di mare, spesso di fronte alle difficoltà, alle lunghe bonacce o alle terribili tempeste, hanno dovuto affrontare l'estrema rivolta dell'equipaggio, l'ammutinamento. Viceversa i capitani dotati di vera leadership, capaci di trasferire il loro sogno all'equipaggio, hanno sempre raggiunto la meta prefissata.
Così nelle aziende un management capace e dotato di leadership riconosce subito l'importanza delle persone e riesce a trasferire loro il sogno da raggiungere. Dopotutto, l'etimologia stessa del termine "impresa" sottolinea il rischio, l'attività quasi avventurosa per il raggiungimento di un obiettivo di elevato valore.
Investire nelle persone significa applicare alla lettera l'insegnamento del grande sociologo ed economista italiano Wilfredo Pareto: "le persone, in un'azienda, sono il 20% che ottiene l'80% dei risultati. Invece troppo spesso le aziende investono unicamente in sistemi, processi, strutture, organizzazione: l'80% che porta solo al 20% del risultato".Da qui l'esigenza di focalizzarsi sull'equipaggio, sulle persone che consentono di fatto il successo del viaggio che ci accingiamo a compiere.